Tag: riforma elettorale

Ma davvero il M5s è eterodiretto? E Casaleggio?

Far cadere un governo, determinare la scelta della legge elettorale, bloccare lo sfregio della Costituzione, chiudere ogni via di ritirata al Cavaliere, far ballare il sistema politico schioccando le dita: quando mai il M5s avrà un’altra occasione così? Non ogni giorno è Natale. Ed allora, perché butta via il biglietto vincente della lotteria? Diversi intervenuti in questo blog hanno avanzato ipotesi che vanno dal tipo di cultura politica del Movimento –che precluderebbe la strada a qualsiasi tipo di accordo- a valutazioni di ordine antropologico (il disprezzo per gli altri) o al dubbio che Grillo sia ricattato da Berlusconi o, magari, eterodiretto da soggetti stranieri per il tramite di Casaleggio ed altro ancora, mentre una parte minoritaria dei commentatori si è dichiarata d’accordo con la scelta di “chiudere” a qualsiasi intesa. Allora cerchiamo di capire le ragioni politiche di questa scelta per ora prevalente nel M5s.

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Lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: non dovete allearvi con il Pd, ma fare solo un accordo limitato e a termine

Ho inviato questa lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, apparsa a pagina 18 de “Il fatto quotidiano” di oggi, 6 agosto 2013, che ringrazio per l’ospitalità.

Caro Grillo, caro Casaleggio,

mi sembra che la situazione stia avendo evoluzioni molto interessanti ed il M5s abbia a portata di mano la possibilità di ottenere tre risultati mica da poco: porre fine all’osceno governo delle larghe intese (in particolare, rimuovendo Alfano dal Ministero dell’Interno),  bloccare la riforma del 138 e togliere di mezzo il Porcellum. E’ il caso di dirlo: un terno secco! Come fare? Allearsi con il Pd? No, non è quello che penso.

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Dilettanti allo sbaraglio sulle leggi elettorali

Le leggi elettorali sono un mio vecchio pallino: nel 1974 furono l’argomento del mio esame di diritto pubblico, sostenuto con il prof. Carlo Alberto De Bellis (allora assistente, mi fa piacere ricordarlo qui a 10 anni dalla sua prematura scomparsa) che mi concesse la lode. Dopo ho sempre continuato a studiarle comparando l’Italia con gli altri paesi. Sono sempre stato un intransigente proporzionalista (uno dei principali motivi di contrapposizione con il Psi craxiano prima e con il Pds-Pd dopo). Ho scritto diversi articoli e saggi in merito e quello che mi dette più soddisfazioni fu l’opuscolo che scrissi per “Avvenimenti” in occasione dello sciagurato referendum del 1993, di cui si vendettero 240.000 copie (quando il direttore, Claudio Fracassi, mi annunciò i risultati delle vendite, prima che potessi fiatare, concluse: “Grazie, è stata una bella sottoscrizione per il giornale!”. E non mi rimborsò neanche le spese di spedizione via fax: va bene, fa niente). Forse per questa mia vecchia passione, provo un’ irritazione invincibile nel seguire il dibattito sulla legge elettorale che periodicamente si accende, dimostrando ogni volta quale penoso livello di analfabetismo affligga la nostra classe politica.Non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere: facciamo un sistema mezzo spagnolo e mezzo tedesco, no, meglio un doppio turno alla francese con primarie all’americana e quota di proporzionale con clausola di sbarramento alla tedesca, e c’è anche qualche scienziato del Pd che ha proposto in tutta serietà un mix fra il sistema australiano e quello belga! Tanto vale, adottare le regole del tressette a perdere abbinato alla lotteria di capodanno con ordalia finale a doppio turno!

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Riforma elettorale: si sono incartati

Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, che dava per fatto l’accordo fra partiti sulla legge elettorale, nuova battuta d’arresto e le probabilità di una riforma prima del voto sono ridotte al lumicino. Per la verità, l’ottimismo dei giorni scorsi era del tutto immotivato: l’accordo sembrava fatto, salvo che per qualche dissenso su dettagli come l’entità del premio di maggioranza, se attribuirlo al singolo partito o alla coalizione, il voto di preferenza e i collegi uninominali. In pratica, tutto, esattamente come prima dell’estate. E così sono restate le cose. Non ci metteremo il lutto per questa mancata “riforma” che si prospetta più indecente del “Porcellum” e va detto che le proposte del Pd erano ancora più oscene –da un punto di vista democratico- di quelle del Pdl e dell’Udc. Il Pd ha ereditato solo le cose peggiori del Pci, come, ad esempio la totale mancanza di laicità e la sostanziale incomprensione della democrazia pluralista: una cosa (come il premio di maggioranza o il maggioritario secco) è cattiva se serve agli altri, ma diventa improvvisamente buona se serve a sé stesso. La legge truffa era infinitamente più democratica e rispettosa del principio di rappresentatività, ma all’epoca il Pci condusse una battaglia memorabile in difesa della proporzionale (in silenzioso accordo con Msi e Pdium, va detto, ma la cosa non ci scandalizza affatto). 

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Riforma elettorale: ho una proposta per mettere tutti d’accordo!

di Algido Lunnai

Approfitto dell’ospitalità cortesemente offertami per intervenire nel dibattito sulla legge elettorale che sembra essersi impantanato senza speranze.  Non si può che concordare con le venerabili parole del Capo dello Stato: Non si può votare con la legge elettorale vigente. E’ una questione di democrazia. Ma i partiti non trovano un accordo, il tempo stringe ed i mercati sono in attesa trepidante: “Ci sarà il premio di maggioranza? Ci saranno le preferenze? Ma, soprattutto:  chi vincerà le elezioni?”. E questa perigliosa incertezza spinge lo spread sempre più in alto. Bisogna far qualcosa. E presto. Anzi: snell!

Però, a ben vedere, quando avremo fatto la legge elettorale, ci toccherà comunque aspettare quattro o cinque mesi per votare, tempo durante il quale le ansie del mercato non si placherebbero. E poi, vai a mettere d’accordo un Parlamento così rissoso! Per fare cosa, poi? Una legge elettorale “usa e getta” come la precedente? Non va! Non è così che ne usciamo.
Io una proposta la avrei. Non so a voi, ma a me piace!

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