Tag: repressione

Università Statale: una scivolata che si poteva evitare

Venerdì 16 e sabato 17 gennaio avrebbe dovuto tenersi presso l’Università Statale, dove insegno, una iniziativa della rete no Expo di Milano, composta da un programma dal profilo culturale ed artistico per la serata di venerdì e da alcuni seminari ed una assemblea pubblica aperta alla cittadinanza per sabato. Nella mattina di venerdì 16 gennaio, l’Università si è presentata agli studenti, ai docenti ed al personale chiusa in tutta la sua area didattica, con aule e servizi interrotti per chiudere l’Università preventivamente ed impedire dunque lo svolgimento dell’iniziativa.

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Gli abusi delle forze di polizia e la “civilizzazione della guerra”

Con grande piacere, interesse e gratitudine, vi propongo oggi l’articolo di Salvatore Palidda, Professore associato di Sociologia presso l’Università di Genova, in risposta al mio di alcuni giorni fa dedicato agli abusi delle forze di polizia. Buona lettura!

Caro Aldo
Permettimi di commentare il tuo testo “Ma perché la polizia non riesce a comportarsi in modo civile?” che condivido negli intenti ma non in toto nell’analisi per punti che proponi.

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Ma perché la polizia non riesce a comportarsi in modo civile?

Ci risiamo: cariche indiscriminate della polizia, violenze sui manifestanti, episodi disgustosi ripresi da videocamere e telefonini, come nel caso della ragazza calpestata sabato scorso, a Roma, nel corso degli incidenti durante la manifestazione per il diritto alla casa. Lasciamo da parte come sono iniziati gli scontri o altre questioni e concentriamoci su un punto: ma che senso ha il gesto del poliziotto che calpesta una ragazza già a terra? Lui si è difeso dicendo che si è trattato di un errore, avendola scambiata per uno zaino. Difficile da credere, anche se, nella concitazione della carica, magari può anche essere vero, ma lui ha precedenti documentati di violenze analoghe: altri scambi? Comunque non è il singolo caso che ci interessa, ma un tipo comportamento che emerge abbastanza regolarmente durante le manifestazioni: le violenze gratuite della polizia.

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Venezuela: alcune osservazioni sullo scritto di aldo, e sugli ultimi sviluppi

Come sempre con grande piacere ed interesse, pubblico il contributo di Angelo Zaccaria in risposta al mio di alcuni giorni fa, con nuovi aggiornamenti dal Venezuela.

Sin dal 2005, quando iniziai ad occuparmi di Venezuela, non ho condiviso l’impostazione acritica e propagandistica di una parte significativa delle realtà che in Italia appoggiano il “processo bolivariano”, le quali ritengono che per difendere meglio il Venezuela chavista dai non pochi detrattori, occorra descriverlo come una sorta di “paradiso socialista” del secolo XXI.

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Manifestazione di Roma: è andata bene!

Confesso di essere stato molto preoccupato per la manifestazione di sabato scorso a Roma: mi aspettavo scontri come quelli di due anni fa e carrettate di giovani antagonisti in galera e mi sarebbe molto dispiaciuto (come si sa, sto dalla loro parte). Tutto si è risolto con incidenti abbastanza marginali ed una quindicina di fermati. Non ci speravo! E per di più la partecipazione è stata molto più numerosa delle più rosee previsioni. Molto bene. Però, cerchiamo di ricavarne tutte le lezioni che ne derivano.

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Spagna: verso un’altra primavera calda (ma non abbastanza)

Con grande piacere ed interesse, ospito questo nuovo contributo di Steven Forti da Barcellona, che ci permette uno sguardo approfondito sulla Spagna, di cui davvero troppo poco si sa in Italia.

Qualche mese fa scrivendo sulla situazione spagnola mi domandavo se era corretto parlare di un nuovo autunno caldo. (1) Scioperi, manifestazioni e proteste erano effettivamente all’ordine del giorno, però sembrava mancare qualcosa che permettesse un “salto di qualità”, dopo quell’iniziale tsunami dell’occupazione delle piazze del maggio del 2011. (2) La situazione è di continuo attivismo – si pensi che nella sola Madrid vi sono state una media di dieci manifestazioni al giorno nel 2012, il 74% in più rispetto all’anno precedente –, ma anche di una certa impasse, per quanto le condizioni – si sarebbe detto un tempo – erano propizie a uno sbocco “rivoluzionario” o a qualcosa di simile, adatto al tempo storico in cui stiamo vivendo. L’autunno (caldo, ma non troppo) è terminato. E l’inverno quasi. A che punto siamo arrivati e cosa ci aspetta per i prossimi mesi?

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