Tag: referendum costituzionale

C’è qualcosa di peggio di Renzi? Si: la sinistra Pd.

Dopo la strage di Nizza e quello che sta succedendo in Turchia, ci si sente male a commentare quel che fa la folla di omuncoli che occupano il nostro palcoscenico politico: Verdini, Alfano, Renzi, Salvini, Speranza, Bersani… C’è una sproporzione inaudita fra le tragedie planetarie che si stanno consumando e che ne preannunciano di altre e più gravi e l’infinita piccolezza dei nostri cialtroncelli di regime.  

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Referendum: ora “ce lo chiedono” due Europe.

Con piacere e gratitudine, torno ad ospitare sul sito un contributo dell’amico Umberto Baldocchi. Buona lettura! A.G.

“CE LO CHIEDE L’ EUROPA”. Questo “mantra” usato strumentalmente e demagogicamente dai sostenitori delle più svariate politiche restrittive battezzate in Italia “riforme” ed anche della RIFORMA COSTITUZIONALE, oggi, dopo la BREXIT, forse non sarà più tale. Incredibilmente esso sta diventando vero, adeguato alla realtà che sta emergendo.

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Referendum: se Renzi perde deve andarsene? Si, con buona pace di Di Maio.

Che deve fare Renzi se perde il referendum? Deve andarsene, punto e basta. In primo luogo perché ha impegnato la sua parola in questo senso e non possiamo permettere che possa restare Presidente del Consiglio un Pulcinella del genere, poi per ragioni di ordine costituzionale che ho già spiegato. Per questo non ho per nulla apprezzato la recente uscita di Luigi Di Maio (“non chiederemo le sue dimissioni”). Uscita inopportuna ed anche assai incauta.

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Referendum: Confindustria si schiera per il Si, la Cgil che fa?

La Confindustria, per bocca del suo neo presidente Boccia si è apertamente schierata per il Si alla riforma della Costituzione, in particolare per quel che attiene l’eliminazione del bicameralismo perfetto causa della lentezza decisionale del Parlamento e supporto agli ostruzionismi di minoranza. Una presa di posizione perfetta che si allinea pienamente alla filosofia della riforma renziana e ne rende manifesta la natura di classe. Per il padronato, soprattutto in un momento di crisi, serve un centro decisionale perfettamente funzionale alle strategie del sistema economico internazionale e che non abbia l’intralcio della discussione democratica.

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Referendum: una battaglia persa in partenza?

Politicamente parlando, Renzi è un delinquente (come dimostra questa riforma della Costituzione e le mascalzonate che l’hanno preparata), però è abile in certe cose. Ad esempio è un vero illusionista nel far credere che le sue riforme stiano migliorando il paese (e, anche se sono sempre meno, c’è sempre chi ci crede) ed è un mago nell’ipnotizzare l’avversario, convincendolo che ha già perso. Così, sta creando la sensazione di un referendum già vinto, per cui non vale la pena di impegnarsi. E molti ci stanno abboccando, come dimostra l’incredibile uscita di Bersani, dei radicali e del gruppo parlamentare 5 stelle sullo “spacchettamento” del referendum, puerile espediente che vorrebbe limitare o addirittura vanificare l’effetto plebiscito.

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Renzi: le mance come metodo di governo

Renzi ha deciso di portare a 160 i bonus per le famiglie sotto reddito ed a 240 quelle che hanno ameno due figli. Chiunque capisce che si tratta di una manovra per riconquistare i consensi nel mondo cattolico-tradizionalista dopo il trauma per le unioni civili, a seguito del quale i gruppi del Family Day hanno minacciato il No al referendum di settembre. Un modo per dire “si ho votato le unioni civili, ma l’ho dovuto fare perché me lo ha chiesto l’Europa, poi avevo pressioni nel partito, però, guardate, sono l’unico governo che pensa alla famiglia e incoraggia a far figli”. Manca solo il “premio di prolificità”.

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Referendum: ma se Renzi perde deve andarsene?

Come si sa, Renzi ha annunciato che, nel caso di sconfitta al Referendum, si dimetterà ritirandosi dalla politica. Ora sembra ci stia ripensando perché nel ”Giglio magico” alcuni, preoccupati per le vicende giudiziarie, o per le amministrative che buttano male, o forse temendo che la promessa possa ingolosire troppo gli italiani, gli starebbero suggerendo di non insistere. Quindi, piano B, per il quale resterebbe al suo posto anche in caso di sconfitta ritenuta non più impossibile. Bene: ammettiamo che Renzi faccia finta di nulla o si faccia pregare di restare al suo posto e ci resti.  E’ accettabile? E che costi politici avrebbe?

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L’incredibile uscita di Legnini sui magistrati ed il referendum.

Non credo che nessuno possa accusarmi di giustizialismo e di essere un fans della magistratura, che critico molto spesso. Ed in particolare, più di una volta ho sostenuto che i magistrati dovrebbero essere politicamente più riservati, evitando di interferire nel dibattito politico, ma la Costituzione è un argomento nel quale i magistrati hanno pieno diritto di parola. Anzi, direi che hanno il dovere di far sentire la propria voce.

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E’ possibile fare un referendum che non sia un plebiscito?

Un tema che va molto fra i sostenitori del no, in questa fase è: “non dobbiamo cadere nella trappola di Renzi e fare uno scontro sul governo. Dobbiamo parlare solo di Costituzione e non di governo”. Questo perché ci si illude, in questo modo, di conquistare voti al No fra i sostenitori del governo. Spesso accade che i meno realisti di tutti siano proprio i più moderati e questo è uno di quei casi.

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Il Piano di Matteo Renzi.

La vittoria al referendum è stata solo il primo passo del progetto di regime che Renzi ha in mente. I passaggi successivi del progetto sono questi:
a.    vittoria alle amministrative prossime
b.    resa dei conti in Direzione del Pd
c.    vittoria al referendum istituzionale di ottobre
d.    congresso straordinario di scioglimento del partito e fondazione del Partito della Nazione di cui Renzi sarebbe acclamato leader
e.    scioglimento anticipato del Parlamento e nuove elezioni nella primavera 2017 con vittoria plebiscitaria del Pd.
Ed ogni passo prepara il successivo.

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