Tag: razzismo

Virus Ebola: sono gli immigrati gli untori?

Da circa un mese si è diffuso l’allarme per il manifestarsi si casi di ebola anche in paesi occidentali. Sinora si tratta di focolai molto circoscritti ma non è detto che i casi in incubazione siano altrettanto pochi, né che i dati diffusi non siano reticenti. In ogni caso, per ora la situazione sembra sotto controllo. Come è noto, per l’infezione da ebola non esiste ancora né vaccino né terapia, anche se si parla di una cura americana che avrebbe già registrato il primo caso ad esito felice. Come sempre accade per le malattie a carattere epidemico, si è subito scatenata la “caccia all’untore” che, tanto per cambiare, è stato trovato dai leghisti (ma non solo da loro) negli immigrati, responsabili di ogni infezione. Vale la pena di fare qualche considerazione in merito.

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Lettera aperta a Gianroberto Casaleggio sul reato di clandestinità

Gentile Gianroberto,

(e, tramite te mi indirizzo anche a Beppe Grillo), Ti scrivo a proposito della questione del reato di clandestinità e del dissenso apertosi in proposito con il gruppo M5s al Senato.
E’ in atto una tragedia immane (venerdì sono morte altre 50 persone) rispetto alla quale abbiamo il dovere di fare qualcosa e sono convinto della sensibilità umana tua e di Grillo in proposito. Capisco che occorra discutere sul da farsi, ma non c’è dubbio che qualcosa bisogna fare. E presto. Voi due sollevate una questione di metodo che precede il merito, per cui seguirò questa indicazione discutendo per primo il metodo per poi passare al merito.

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Sul femminicidio (rectius: Femicidio) e la violenza alle donne

Come è noto, sono in corso di approvazione norme specifiche sull’uccisione di donne e sulle violenze contro i gay. Posso dire che la cosa mi lascia molto perplesso? Capiamoci, il contrasto di comportamenti antisociali è giusto che avvenga anche con lo strumento penale (nulla quaestio in proposito), ma ridurre la politica criminale (nel senso si politica di contrasto al crimine) a mera politica penale è sempre un errore e per diversi motivi: in primo luogo perché la politica penale segna sempre una maggiore aggressività dello Stato verso la società civile e, pertanto, spinge verso soluzioni autoritarie. In secondo luogo, perché la pena punisce, ma non previene, mentre noi siamo interessati a che certi comportamenti non si verifichino affatto. Quindi ogni politica criminale che non sia il prodotto di un attacco isterico, deve contenere molta più prevenzione che pena.

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Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti?

Cappuccino, brioche e intelligence n°32

Quando, il 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik sparò sui giovani socialdemocratici, lo scrittore  norvegese Henning Mankell lo definì un “Don Chisciotte malato che si crede in guerra con il mondo” (Cds 29.7.11) e, dopo alcuni mesi, una squadra di psichiatri lo ha definito uno “schizofrenico paranoide”. Dunque, solo un caso patologico individuale, nel quale ha avuto un peso la campagna xenofoba delle destra che avrebbe scatenato la sua paranoia, ma destinato a restare un atto isolato.
E invece, ieri 13 dicembre 2011, un ragioniere fiorentino frequentatore di Casa Pound, tal Gianluca Casseri, va in piazza a sparare contro i  venditori ambulanti senegalesi. Nelle stesse ore, un saldatore residente a Liegi, tal Nordine Amrani, un naturalizzato di origini marocchine, prende un kalashnikov ed un po’ di granate e va a sparare sulla gente che era nella piazza centrale della città.

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