Quando si parla di questione morale, di voto di scambio, di compromissioni con le mafie, quelli del Pd possono aprire bocca solo per dire “mi vergogno”. Dopo mafia capitale, dopo gli scandali bancari toscani (ho usato il plurale), dopo le decine di casi di amministratori beccati con le mani nella marmellata, un partito dovrebbe avere il buon gusto di non partecipare a certe discussioni, ma siccome al Pd non è la faccia quello che manca, adesso dà lezioni di morale al M5s per la vicenda di Quarto.
Con vivo interesse e condivisione, pubblichiamo questo intervento di Bruno Casati.
PENATI, LE TANGENTI, IL CASO SESTO E IL PD
di Bruno Casati
Non si era ancora spento l’eco dell’entusiasmo per la vittoria di Giuliano Pisapia che su Milano, e oltre (ben oltre), si è abbattuto il tifone Filippo Penati. Devastante.
Le accuse che i PM della Procura di Monza rivolgono all’ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex Presidente della Provincia di Milano e poi coordinatore della Segreteria Nazionale del PD, sono pesantissime: corruzione, concussione, finanziamento illecito ai partiti. Muovono, queste accuse, dalle dichiarazioni rilasciate dal costruttore Giuseppe Pasini, già proprietario delle aree Falck di Sesto San Giovanni, e da Pietro Di Caterina, titolare di una ditta di trasporti e coinvolgono, ad oggi, una ventina di persone di cui due sono finite in carcere. Ad oggi. Ogni giorno però appaiono novità reali o presunte, estratti da intercettazioni, testimonianze, dichiarazioni. C’è, ad esempio, questo Di Caterina che, per la gioia dei media, esterna a raffica su tutto e su tutti. In ogni caso la sensazione è che si sia solo agli inizi, tant’è che gli stessi inquirenti pensano di ottenere un quadro più definito non prima di cinque o sei mesi.
Secondo periodo: dalla metà anni cinquanta alla metà sessanta: corruzione diffusa.
Intorno alla metà degli anni cinquanta, il sistema politico si consolidava ed i partiti si davano apparati autonomi e fortemente strutturati.
In particolare, con la segreteria Fanfani, la Dc si autonomizzava dalla rete organizzativa della Chiesa, dandosi sedi distinte, propri funzionari, ecc.
Ovviamente questo implicò un volume di spese maggiore del passato, per cui le precedenti sovvenzioni americane o confindustriali non furono più sufficienti da sole.
Se proprio vogliamo discutere di cosa fu il craxismo… (2)
Il modello di partito e la personalizzazione della politica.
Rispetto alla classica concezione del partito di massa radicata a sinistra, Craxi aggiunse una non irrilevante novità: “sdoganò” il principio personalista. Sino a quel punto, la sinistra aveva anche coltivato il culto della personalità di alcuni suoi dirigenti, soprattutto i segretari di partito, ma questo era sempre attenuato dalla proclamata superiorità dell’istanza collettiva e la personalità del singolo leader era sempre contrappesata da forti elementi di direzione collegiale. Il carisma era spesso un carisma situazionale e non personale: Togliatti godeva di un particolare ascendent, e in quanto segretario del partito, sostenuto da un consenso organizzato dall’apparato. Forse, ad esprimere un carisma personale fu il solo Peppino Di Vittorio, il leggendario capo della Cgil.
Una settimana fa, la Procura della Repubblica di Bari ha ordinato la perquisizione di tutte le sedi di quasi tutti i partiti della sinistra barese (Pd, Sinistra e Libertà, Prc, Socialisti autonomisti e Lista per Emiliano), alla ricerca di documenti relativi alla sanitopoli barese. Si parla di avvisi di garanzia per esponenti politici sia a livello regionale che nazionale, mentre sicuramente uno è stato recapitato alla ex presidente della Asl che si era molto distinta, un anno fa, nel sostegno alla mozione Vendola nel congresso di Rifondazione.
La Corte d’Assise di Arezzo ha condannato il poliziotto Luigi Spaccarotella a 6 anni di reclusione, per omicidio colposo nella persona di Gabriele Sandri. Una sentenza indecente.
Ai primi di luglio gli assassini di Federico Aldrovandi (anche se in divisa, la loro qualifica resta tale) sono stati condannati a 3 anni e sei mesi.
Il 13 novembre scorso la Corte genovese ha assolto tutti i poliziotti e funzionari del Ministero imputati per le violenze inflitte ai dimostranti nel luglio 2001.
Queste sono solo gli ultimi acquisti del medagliere del disonore della nostra corporazione giudiziaria sempre assai comprensiva verso la gemella corporazione di polizia.