Il Pci: l’Arcipartito.
Nella tradizione del movimento operaio (lasciando da parte l’esperienza del movimento anarchico) esistevano due modelli principali di partito: quello socialdemocratico e quello leninista.
Nella tradizione del movimento operaio (lasciando da parte l’esperienza del movimento anarchico) esistevano due modelli principali di partito: quello socialdemocratico e quello leninista.
1- L’antefatto.
Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993, ma la frana iniziò almeno cinque anni prima, nel 1987. Lo scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’“ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. E tutti iniziarono a manovrare in vista di quella scadenza, perché il nuovo Presidente sarebbe stato scelto dal Parlamento eletto nel 1992.
A volte è nei piccoli particolari che si annidano i segni del tempo, nelle minuzie compare la spiegazione di cose tanto più grandi. E’ il caso dei distintivi di partito su cui vorrei intrattenervi brevemente.
Non esiste nessuna opera (che io sappia) specificamente dedicata alla corrente ingraiana del Pci e questo ha alimentato un immaginario non sempre corrispondente alla realtà storica. Ad esempio, si parla spesso dell’ingraismo come una sorta di superamento del togliattismo: lo scrive esplicitamente Alfredo Rechlin nello speciale del “Manifesto” dedicato ai 100 anni di Ingrao, sottolineando come Ingrao si distacchi da Togliatti per la diversa lettura del caso italiano (ci torneremo su). In realtà, l’ingraismo fu sempre una variabile interna del togliattismo.
Non sappiamo se il Presidente cederà alle pressioni di Renzi e resterà sino al 1° maggio o si dimetterà già a gennaio, quello che è certo è che si è aperta la grande partita del toto Presidente. Gli interessati, quasi tutti, a cominciare da Prodi, smentiscono di essere interessati, il che è la conferma più sicura che sono candidati.
Per capire il senso politico generale delle elezioni europee e delle tendenze che si profilano, è importante analizzare gli spostamenti delle varie forze politiche, tanto dal punto di vista del loro peso elettorale, quanto da quello della loro allocazione nella mappa politica europea. Lo faremo un po’ per tutte le principali aggregazioni (sinistra radicale, popolari, liberali, euroscettici vari, verdi) cominciando dalla socialdemocrazia. Il primo dato evidente è che, salvo che per Germania, Portogallo ed Italia, ai partiti del gruppo socialista è andata proprio male: in Francia i socialisti sono precipitati al 14%, in Inghilterra al 24,7%, in Spagna al 23%, in Polonia raggranellano un magrissimo 9,7%come in Olanda dove sono al 9,4%, in Grecia l’8%. Anche nelle tradizionali roccaforti scandinave sono un pallido ricordo del passato, come in Svezia dove i socialdemocratici sono al 24,5%.
Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?
Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.
Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993 ma le cose iniziarono prima, almeno cinque anni prima, nel 1987.
L’inopinato scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’ “ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. Per il dettato costituzionale questo significava che il nuovo Presidente sarebbe stato eletto dal Parlamento eletto nel 1992. Di conseguenza, chi avesse avuto rapporti di forza favorevoli in quello eletto nel 1987, avrebbe avuto interesse a spingere il Presidente in carica alle dimissioni.
Fine settanta-primissimi novanta. Sino alla metà degli anni settanta, i partiti conobbero una costante espansione occupando sempre nuovi spazi di vita sociale: gli enti di stato, i sindacali, le cooperative, l’associazionismo, i mass media, la pubblica amministrazione, l’università, gli ospedali, tutto venne assoggettato ad una brutale spartizione partitica prima e di corrente dopo (basti citare il mitico “manuale Cencelli”). Questa tendenza ad invadere la società civile e lo Stato, sino a quel punto, trovò un doppio argine. Da un lato i movimenti spontanei sorti dal lungo sessantotto italiano, che, per la prima volta, misero in discussione il monopolio di rappresentanza dei partiti e la profonda spaccatura del sistema attraversato dal solco che opponeva i partiti anticomunisti al Pci.
Terzo periodo: dalla fine anni sessanta alla metà settanta: corruzione generalizzata
Con l’affermarsi del centro sinistra, il Pci restava praticamente senza possibili alleati (salvo il piccolo Psiup) e condannato a crescere su sè stesso per guadagnare la prospettiva di possibile partito di governo. Ne conseguiva un deciso sforzo organizzativo affiancato dalla ricerca di alleanze a livello periferico (negli enti locali) o in ambiti settoriali (come il sindacato). Allo sforzo del Pci corrispose un tentativo dei partiti di governo di contrastarne la forte avanzata elettorale, ma con difficoltà accentuate dal progressivo calo dei tassi di militanza prima nella Dc e poi nel Psi (in particolare dopo la scissione psiuppina).