Tag: proporzionale

Che facciamo per la legge elettorale?

Il Pd è un partito strano: crede che tutti gli altri siano imbecilli e cerca di infinocchiarli, poi, quando gli altri se ne accorgono e non ci stanno, si lamenta “Voi non volete le riforme”.  Prendiamo la questione delle leggi elettorali. Il Pd è tornato sul suo vecchio amore del maggioritario a doppio turno di cui sarebbe l’unico beneficiario ed il motivo è evidente.

Continua a leggere

Scusate amici, ma come ragionate? Cosa è questo, il bar dello Sport?

Per una volta mi sembra giusto tornare alla prassi di una risposta collettiva a più post, perché  evidentemente collegati fra loro, diversamente dovrei ripetermi in altrettante risposte individuali.

Una delle tante ragioni per cui il maggioritario va tolto di mezzo (turno singolo o doppio che sia) è la devastazione culturale e psicologica che ha prodotto, facendo regredire il dibattito politico a pura tifoseria da stadio. Non ci sono più simpatizzanti, elettori, militanti, ma solo ultras. Non c’è più discorso politico ma “fede nella vittoria”! L’importante non è più la linea politica ma la squadra, non è importante cosa farai al governo ma il fatto che tu vada o no al governo. Per fare cosa? Non fare domande inutili, dobbiamo vincere noi, altrimenti vincono quelli che sono brutti, sporchi e cattivi. E’ così che la politica di questo paese si è degradata al livello attuale, trascinando il paese nella decadenza senza fine in cui siamo immersi.

Continua a leggere

Dilettanti allo sbaraglio sulle leggi elettorali

Le leggi elettorali sono un mio vecchio pallino: nel 1974 furono l’argomento del mio esame di diritto pubblico, sostenuto con il prof. Carlo Alberto De Bellis (allora assistente, mi fa piacere ricordarlo qui a 10 anni dalla sua prematura scomparsa) che mi concesse la lode. Dopo ho sempre continuato a studiarle comparando l’Italia con gli altri paesi. Sono sempre stato un intransigente proporzionalista (uno dei principali motivi di contrapposizione con il Psi craxiano prima e con il Pds-Pd dopo). Ho scritto diversi articoli e saggi in merito e quello che mi dette più soddisfazioni fu l’opuscolo che scrissi per “Avvenimenti” in occasione dello sciagurato referendum del 1993, di cui si vendettero 240.000 copie (quando il direttore, Claudio Fracassi, mi annunciò i risultati delle vendite, prima che potessi fiatare, concluse: “Grazie, è stata una bella sottoscrizione per il giornale!”. E non mi rimborsò neanche le spese di spedizione via fax: va bene, fa niente). Forse per questa mia vecchia passione, provo un’ irritazione invincibile nel seguire il dibattito sulla legge elettorale che periodicamente si accende, dimostrando ogni volta quale penoso livello di analfabetismo affligga la nostra classe politica.Non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere: facciamo un sistema mezzo spagnolo e mezzo tedesco, no, meglio un doppio turno alla francese con primarie all’americana e quota di proporzionale con clausola di sbarramento alla tedesca, e c’è anche qualche scienziato del Pd che ha proposto in tutta serietà un mix fra il sistema australiano e quello belga! Tanto vale, adottare le regole del tressette a perdere abbinato alla lotteria di capodanno con ordalia finale a doppio turno!

Continua a leggere

Legge elettorale: il Pd la sta facendo veramente sporca

Bersani minaccia tuoni e fulmini se il Pdl, Casini e la Lega vanno ad un voto di maggioranza sulla legge elettorale, tagliandolo fuori. E avrebbe anche ragione, se non fosse per qualche precedente… In primo luogo, fu il Pci-Pds (con Segni) a scatenare l’attacco unilaterale alle leggi elettorali, con lo scellerato referendum del 1993 (quello che fu un vero colpo di Stato) e per farlo teorizzò (assecondato da una compiacente Corte Costituzionale) che le leggi elettorali non sono coperte da garanzia costituzionale, neanche implicita, per cui sono modificabili come leggi ordinarie, per via referendaria o a maggioranza semplice in Parlamento. Ora che vuole? Nel 2000, il centro sinistra votò da solo, a colpi di maggioranza, una riforma costituzionale, poi giustamente bocciata al referendum di ratifica successivo. Dopo di che si è aperta la strada alle riforme costituzionali di parte, rese ancor più facili dal meccanismo maggioritario di elezione del Parlamento. Dunque, all’origine dei nostri guai costituzionali c’è il Pds prima e più ancora che la destra.

Continua a leggere

Sulla riforma elettorale

Segnaliamo questo intervento di Franco Astengo sulla riforma del sistema elettorale, con il quale iniziamo una discussione sul tema.

Mi permetto di interloquire con alcuni degli esponenti della politica e della cultura, a livello locale, vicini alle posizioni della sinistra, al di là delle appartenenze dirette, e in particolare a coloro che hanno aderito o sono vicini a SeL.
Il motivo di questa iniziativa, riguarda la scelta relativa alle proposte di modifica del sistema elettorale poste in campo da due proposte referendarie messe in campo proprio in questi giorni: da una parte quella che fa capo al sen. Passigli e che punta a trasformare l’attuale sistema in un sistema effettivamente proporzionale con sbarramento (unico al 4% per quel che riguarda la Camera dei Deputati) abolendo il “monstrum” del premio di maggioranza; e dall’altra quella avanzata dai sen. Vassallo e Ceccanti mirante a ripristinare il sistema misto (proporzionale al 25% e maggioritario al 75%) meglio noto come “mattarellum” e già utilizzato tra il 1994 ed il 2001.

Continua a leggere

Una nuova Assemblea Costituente?

Una nuova Assemblea Costituente?

La repentina svolta seguita allo strano attentato a Berlusconi ha tirato fuori dalla naftalina l’idea di una riforma organica della Costituzione. Negli ultimi venticinque anni se ne è parlato a più riprese e sono state costituite anche diverse commissioni bicamerali (Bozzi, Iotti, D’Alema…) che, però non sono mai approdate a nulla ed il discorso era finito nel cassetto. C’erano state sporadiche e pasticciate riforme unilaterali in tema di federalismo (quella voluta dal centro sinistra nel 200-2001 e quella varata dal centro destra nel 2005 e poi bocciata dal referendum popolare del 2006), ce ne è stata una ancora più pasticciata bipartisan in materia di federalismo fiscale nell’ultimo anno. Ma una riforma organica era rimasta fuori dell’agenda politica. Con la crisi seguita al Lodo Alfano, il Cavaliere aveva dichiarato di voler procedere alla riforma della Costituzione –anche unilateralmente- per quanto attiene all’ordinamento giudiziario.

Continua a leggere

  • 1
  • 2