Tag: prima repubblica

Perché dico che sta crollando la Seconda Repubblica?

Una serie di sintomi grandi e piccoli indicano come, ormai, il processo di sfaldamento della Seconda Repubblica sia in atto: il disfacimento del Pd, l’atonia del governo Gentiloni, il ritorno degli scandali che “puntano in alto” e che ormai coinvolgono non solo la politica ma anche il giornalismo (e si pensi al penosissimo caso del “Sole 24 ore” le cui azioni ormai valgono carta straccia), ancora una volta i magistrati vengono a far da becchini al sistema e i sondaggi segnalato la caduta rovinosa della fiducia dei cittadini in tutte le istituzioni. La macchina dello stato è in panne con ogni evidenza, e la politica è un motore fuso.

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Professionismo politico, classe dirigente, militanza: facciamo un po’ di chiarezza.

Uno dei miei articoli più recenti ha un po’ disorientato i lettori al punto che uno mi scrive:

Sono confuso..
prima malediciamo i professionisti della politica…causa principe dell’allontanamento dalla politica dai cittadini … gente che è stata in politica per decenni, produttrice di disastri, servi dei poteri forti e allergici alla democrazia….ora me ne si esce con la necessità di avere dei professionisti della politica, gente che conosce i meccanismi istituzionali ecc… Dunque: I politici di professione. No!  Allora cittadini impreparati ma onesti, No! Allora mettiamo dei Tecnici superspecializzati, No! sarebbe un altro Monti. Mi permetta una battuta di colore: Ma chi minchia ci dobbiamo mettere al Governo?
Vi ricordo che attualmente abbiamo Alfano …al ministero degli esteri …mi vorreste dire che un Di Battista o un Di Maio sarebbero peggio?? …. Mister Giannuli, questa volta mi ha proprio confuso le idee! Al che torniamo al punto di partenza…meglio un incompetente onesto alla Di battista che un incompetente ma “professionista della politica” come quel simpaticone di Alfano!

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Consigli di lettura #6: “I nemici della Repubblica”, una recensione critica

Data l’ampiezza della segnalazione, questa scheda  libraria prende in considerazione una sola opera. Dalla prossima settimana tornerò a segnalare  più libri. Buona lettura!

1.    V. SATTA “I nemici della  Repubblica. Storia degli anni di piombo” (Rizzoli, 2016)

Vladimiro Satta, autore di questo imponente volume di  867 pagine l’ho conosciuto come documentarista della commissione Stragi, fra il 1994 ed il 2001, dunque, ha potuto giovarsi della conoscenza di una massa ingentissima di documenti giudiziari. L’aspirazione, evidente sin dalla mole del libro, è quella di scrivere l’ “opera definitiva” sulla violenza politica negli anni settanta, un grande libro di storia che ponga termine alla serie dei “misteri d’Italia”.

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Dalla Prima alla Seconda Repubblica in Italia.

1- L’antefatto.

Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993, ma la frana iniziò almeno cinque anni prima, nel 1987. Lo scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’“ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. E tutti iniziarono a manovrare in vista di quella scadenza, perché il nuovo Presidente sarebbe stato scelto dal Parlamento eletto nel 1992.

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Il mito della governabilità.

A metà anni ottanta Bettino Craxi sollevò il problema della “governabilità”, prontamente soccorso dal prof. Giancarlo Miglio che, statistiche alla mano, dimostrò che l’Italia era un paese patologicamente instabile: la durata dei governi era fra le più basse d’Europa, il processo decisionale fra i più lenti, il Parlamento fra i meno produttivi quanto a  riforme di grande portata, mentre eccelleva per la produzione di interesse microsettoriale ecc.

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Il berlusconismo nella storia d’Italia

Lunedì 4 novembre 2013, alle ore 18, presso la Libreria Rizzoli, in Galleria Vittorio Emanuele II 7 a Milano, si terrà la presentazione del libro di di Giovanni Orsina “Il berlusconismo nella storia d’Italia”. Ve ne propongo la mia recensione, invitando i lettori interessati a partecipare alla presentazione, dove, con l’autore, interverranno Piero Ostellino e Michele Salvati.

“Il berlusconismo nella storia d’Italia”
di Giovanni Orsina.

Ora che (auspicabilmente) il Cavaliere si avvia ad uscire di scena, è di fondamentale importanza storicizzare il senso di questa stagione di vita repubblicana. Una lettura sbagliata della vicenda della Prima Repubblica, negli utili anni ottanta, preparò il disastro della seconda Repubblica, assai peggiore della Prima, spianando la strada proprio al Cavaliere.

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La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata

Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?

Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.

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La morte di Andreotti

Andreotti è stato il più longevo fra i maggiori esponenti della Prima Repubblica e non solo per la veneranda età raggiunta, ma soprattutto per lo straordinario periodo di “durata politica”: sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel 1945, era Presidente del Consiglio 47 anni dopo. Mezzo secolo di ininterrotta presenza in primo piano, un primato sfiorato (ma non raggiunto) dal solo Fanfani. Ed è anche il più controverso fra i nostri uomini politici, al punto da ispirare un film di successo sulla sua figura. E’ facile prevedere che gli storici dell’Italia repubblicana continueranno a lungo a chiedersi se il “divo Giulio” sia stato un lungimirante statista o l’”anima nera” della Repubblica, un grande artista della realpolitik o solo il “grande Vecchio” di ogni trama ed ogni scandalo. E non mancherà neppure chi sosterrà che si è trattato del “Grande perseguitato” di una macchinazione ordita da lontano, costretto ad una lunga e defatigante lotta per difendersi dall’immagine di “amico della Mafia”.

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