Tag: presidente della repubblica

Dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano: si decide lo sviluppo delle nostre istituzioni.

Con le dimissioni di Giorgio Napolitano (che certo non rimpiangeremo) si apre una fase decisiva per lo sviluppo delle nostre istituzioni. Ciascuno dei Presidenti che si sono succeduti in questo settantennio ha interpretato il proprio ruolo in modi molto diversi: più “notarile” e super partes De Nicola, Einaudi, Leone, Ciampi, più “interventista”, con gradazioni diverse, Gronchi, Segni, Saragat, Pertini, Cossiga, Scalfaro. In particolare da Pertini in poi la tendenza ad un Presidente “interventista” è costantemente cresciuta, salvo la parentesi di Ciampi.

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Ma che fine ha fatto il quindicesimo giudice della Corte costituzionale?

Come si sa, in settembre sono scaduti due giudici della Corte Costituzionale di designazione parlamentare ed, a novembre, due di nomina presidenziale. I secondi sono stati prontamente rinnovati da Napolitano, invece per i due di competenza del Parlamento, dopo oltre venti votazioni andate a vuoto, è stata eletta Silvana Sciarra, grazie ai voti determinanti del M5s, mentre è stata bocciata la candidata di Fi, la Bariatti, cui quei voti erano mancati.

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Napolitano nel processo sulla trattativa: il tabù infranto.

Come si sa, la Corte d’Assise di Palermo ha deciso di ammettere la testimonianza del Presidente della Repubblica sulla questione della trattativa Stato-Mafia. La cosa sta passando come poco più di una notizia di cronaca un po’ piccante, ma qui la portata è ben altra ed investe proprio gli assetti costituzionali. Per capirci, vale la pena di fare un ragionamento un po’ articolato, che spero avrete la pazienza di seguire.

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Napolitano: the end

Si parla ormai correntemente delle prossime dimissioni di Napolitano, c’è chi le prevede per giugno (dopo le europee) chi per dicembre (dopo il semestre italiano alla Ue), ma nessuno scommette sul fatto che resista un anno. A preparare il terreno ha pensato il suo vecchio e sodale di corrente Emanuele Macaluso, che ha ripetutamente dichiarato che Napolitano non avrebbe completato il mandato, facendo pensare ad una decisione non lontana.

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Ma questo Parlamento può fare una nuova legge elettorale o no?

Recentemente ho rilasciato un’intervista a “La Repubblica” (6 gennaio 2014) che, a causa di qualche taglio, può aver ingenerato qualche equivoco che qui mi sembra il caso di dissipare. Il giornalista mi ha chiesto se ritenevo il Parlamento illegittimo e, pertanto, non in grado di occuparsi della riforma elettorale. Come in altre interviste (ad es. data a “La 7” il giorno 7 gennaio) ho precisato che la questione si pone su due piani diversi, che occorre non confondere: quello giuridico e quello politico.

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Il governo Letta deve durare sino al 2015. Perché?

In vista del dies irae del 30 luglio pv, il Presidente della Repubblica si è affrettato a “chiudere la finestra di ottobre”, per eventuali elezioni, e, stando ai resoconti giornalistici, ha aggiunto che le intese di aprile –quando accettò di essere rieletto- erano per un esecutivo che durasse sino al 2015. Implicitamente, il Presidente ci ha fatto sapere di un patto i cui termini sono ben diversi da quelli fatti trapelare nell’immediatezza dell’accordo: allora si parlò di un esecutivo di durata breve, con il compito di cambiare la legge elettorale, fronteggiare l’immediatezza della crisi e poi andare a votare. Poi, man mano, la riforma elettorale è andata scivolando in avanti e si è iniziato a dire che il governo “non ha scadenza” e che si sarebbero dovute fare anche altre riforme istituzionali mettendo mano alla Costituzione; donde la nomina del comitato dei “saggi” di cui abbiamo già detto. E qui spunta che una scadenza c’era, il 2015, dunque non tanto a breve.

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Marini.

Ed allora, alla fine, Marini non ce la ha fatta: sulla carta partiva da circa 800 voti, poi man mano, si sono sfilati prima Sel ed i renziani, poi i socialisti, poi Fratelli d’Italia (confesso che Crosetto mi è sempre stato simpatico e questo me lo rende ancora più simpatico), poi sono iniziate a fioccare le dissociazioni singole di grandi elettori Pd e Scelta Civica, mentre qualche mal di pancia serpeggiava anche nel Pdl e, su tutto, gravava l’incognita su quello che avrebbero fatti “i giovani turchi” di Fassina. Si sapeva che persino i parlamentari emiliani (patria di Bersani) stavano stilando un documento per chiedere al vecchio democristiano di fare un passo indietro figuriamoci!).

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Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello

Subito dopo le elezioni politiche (il 4 marzo), scrissi un pezzo sulle imminenti elezioni del Presidente della Repubblica, nel quale sostenevo la necessità di cercare un nome fuori dagli schieramenti, che desse solide garanzie di imparzialità, di fedeltà alla Costituzione e di competenza giuridica e concludevo ravvisando queste caratteristiche in Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino ed autore di inchieste importanti e coraggiose, da quella sullo spionaggio alla Fiat a quelle più recenti sui casi Thyssen ed Eternit. Credo di essere stato il primo a fare quel nome. Molti intervenuti nella discussione di questo blog mostrarono di condividere quella indicazione, spesso aggiungendone altre di pari alto profilo (Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida, per citarne solo alcuni), ma –a mio avviso- meno adatte o per ragioni di età, o per aver ricoperto incarichi politici e di partito che contravvenivano al criterio della persona estranea agli schieramenti.

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