In teoria, il prossimo Presidente dovrebbe essere eletto nel 2022, allo scadere del mandato di Mattarella (a meno che egli non si dimetta prima, magari perché il referendum inaugura un nuovo sistema costituzionale e lui ritenga opportuno mettere a disposizione il suo mandato), troppo tempo per poter fare qualsiasi previsione, perché:
Devo chiedere scusa per due errori in cui sono incorso ieri, scrivendo che il partito di maggioranza riceve un premio, alla Camera, tale da raggiungere i 354 seggi. Inconsciamente ho confuso la percentuale del premio (appunto il 54% dei seggi) con la cifra assoluta che è di 340 seggi. In secondo luogo la maggioranza richiesta è dei 3/5 dell’assemblea cioè 438 voti quindi alla maggioranza be servono altri 98.
Il testo della riforma modifica sensibilmente la figura del Presidente della Repubblica per effetto del “combinato disposto” fra legge elettorale e riforma costituzionale.
La vicenda della legge elettorale sta andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale che ha gli stessi difetti di incostituzionalità.
Come era facile prevedere sin da ieri, Mattarella è stato eletto Presidente. Facciamo ora il bilancio di questa tornata presidenziale dando la “pagella” a ciascuno dei giocatori:
Renzi= è il vero vincitore, anche se non ha colto a pieno i suoi obiettivi, in primo luogo perché avrebbe voluto una conferma del Nazareno, che invece si incrina, in secondo luogo perché questo, per lui, è un candidato di compromesso e non quello che avrebbe preferito. Sicuramente Fioroni, Veltroni, Chiamparino, Pinotti, Franceschini, Fassino gli sarebbero stati più congeniali. E questo è il quinto di bicchiere vuoto. In compenso:
Non avevamo previso male, a dicembre, quando sostenemmo che lo scontro sul Quirinale si sarebbe incentrato sulla questione del Nazareno: da una parte l’alleanza strategica fra Renzi e Berlusconi (con l’umile codazzo centrista), dall’altro gli oppositori del Nazareno esterni ed interni a Pd e Fi.
Non si tratta solo dell’elezione del Presidente, ma anche degli sviluppi della politica italiana per i prossimi anni e, forse, per il prossimo decennio. In primo luogo l’elezione di un Presidente del Nazareno significa che la legislatura andrà avanti sino al 2018, salvo eccezionali incidenti di percorso.
Con l’elezione dei delegati regionali e con gli ultimi spostamenti di parlamentari di Pd e Fi da una corrente all’altra, la mappa dei grandi elettori risulta così aggiornata:
Man mano che ci avviciniamo ai nastri di partenza iniziano a profilarsi i nomi dei più probabili candidati al Colle. Come era facile prevedere, la prima fase è quella della ricerca di un candidato nell’area del “Nazareno”, un presidente di comune gradimento di Renzi e Berlusconi.