Tag: populismo

Le fragilità del M5s

Non c’è dubbio che il M5s abbia avuto un successo senza precedenti: anche Forza Italia, alla sua prima presentazione, con il favore delle televisioni berlusconiane e nel pieno della disfatta della prima repubblica, si fermò leggermente sotto (24%) l’attuale risultato del M5s (25%), che aveva incomparabilmente meno mezzi a disposizione. E’ uso italico salire sul carro del vincitore per cantarne l’elogio. Personalmente sono sempre stato di avviso diverso: essere molto aperto verso i movimenti nascenti, respingendone ogni criminalizzazione, ma diventare ben più critico nel momento in cui si affermano. Non faccio eccezione per il M5s, verso il quale ho mostrato interesse ed apertura fra la fine del 2011 e tutto il 2012 (come si potrà facilmente verificare scorrendo indietro le pagine) ma verso il quale sono assai più critico oggi, dopo il suo successo. Ho l’impressione che tanto i dirigenti quanto gli attivisti del movimento siano stati presi da una sorta di “ubriacatura da alta quota”, che sollecita infondate sensazioni di onnipotenza e non fa vedere i molti punti deboli del movimento. Lo dico sine ira et studio, come puro osservatore che riconosce al movimento molte potenzialità positive ma osserva anche le fragilità che lo insidiano.

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Berlusconi: cosa farà?

Ormai c’è aria di campagna elettorale, sia che si voti in ottobre, sia che si voti in primavera, la differenza sta solo nella durata della campagna. Berlusconi, che, come al solito, è il più tempestivo, lo sa ed ha iniziato. Non sappiamo ancora con che sistema elettorale si voterà, se con il Porcellum o uno nuovo, comunque è facile prevedere un qualche meccanismo premiale ad effetto maggioritario. Berlusconi, per quanto non abbia più il senso politico di un tempo, ha realizzato perfettamente che il Pdl è definitivamente finito e che la sua classe politica è impresentabile; così come sa che l’asse con la Lega è rotto forse irrimediabilmente. Vive versa, non ha realizzato ancora quanto sia diventata respingente la sua immagine. O forse lo sa ma non trova nulla di meglio (e la boutade su Renzi può anche far pensare ad un assaggio in quella direzione, poi andato male). Inoltre, probabilmente sopravvaluta la capacità di influenza delle sue Tv che, al tempo di internet, non è più quella di venti anni fa. L’uomo, però, ha fantasia e qualcosa sta preparando in cucina. Già si sente qualche odore: le liste civiche per cavalcare l’ondata anti-partiti, l’attacco all’euro per cavalcare il malcontento dei molti che vedono nella moneta unica il freno alle esportazioni, la ragione dell’aumento della pressione fiscale ecc. Dunque, prima mossa da mettere in conto: una possibile lista civica (o più liste civiche,  “No Euro”) composte da piccoli imprenditori, commercianti, gente di spettacolo, forse sportivi ecc. e nessun esponente politico, età media sotto i 40, pochissimi slogan chiari e diretti.

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Berlusconi propone di uscire dall’Euro: attenti a non cadere nella trappola

Era nell’aria: Berlusconi prepara la sua campagna elettorale sul tema dell’uscita dell’Italia dall’Euro e spera che l’euro affondi da solo già entro l’anno, in modo da potersi presentare come il primo che aveva proposto di prendere il largo dall’insicura moneta comune. Ma punta anche sull’attuale impopolarità della moneta comune, vista come la ragione della crisi italiana: “in altri tempi avremmo dato fiato alle esportazioni con una bella svalutazione”, “L’Euro è la causa delle tasse con cui Monti ci sta massacrando”, “Restare nell’Euro significa accettare la dittatura della Germania”. Sono discorsi che sentiamo tutti i giorni. Discorsi che hanno dentro molta verità, ma anche molto semplicismo e molta fede nei miracoli. Il punto è che una uscita improvvisa dall’Euro –o peggio ancora un suo crollo improvviso- determinerebbe molti più mali che benefici e rischieremmo di spezzarci la schiena. Detto questo, attenzione a non cadere nella trappola che il Cavaliere ci sta tendendo: presentare la sinistra come gli ultras dell’Euro, scaricandogli addosso tutta l’impopolarità che da questo deriva, soprattutto in caso di naufragio della moneta. Ed allora che si fa? Calma e gesso, ragioniamoci su.

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Movimento 5 stelle: cosa farà dopo la vittoria?

Il mio precedente intervento sul Movimento 5 Stelle ha scatenato subito un dibattito molto nutrito ed acceso nel blog. Nell’impossibilità di rispondere a ciascuno, farò delle considerazioni generali, per parlare poi del possibile futuro del movimento. Gli interventi sono stati di tono molto diverso, alcuni più intransigenti altri più pacati, ma nel complesso mi sembra che abbiano riflesso da un lato le speranze e gli entusiasmi di chi segue Grillo ed i suoi e, dall’altro quella antipatia di quasi tutta la sinistra. E le recriminazioni reciproche non sono mancate: da un lato c’è chi rimprovera ai grillini  il “culto della personalità” del “capo”, l’intolleranza verso chi avanza critiche (sottolineando tutti gli interventi più intemperanti; e ce ne sono stati anche in questa sede), i rapporti con la “Casaleggio” come sintomo quantomeno di una ambiguità e ne ricava la diagnosi della gestazione di un nuovo movimento di destra. Dall’altra sponda si sbandiera il successo per decretare superate ed anzi morte tutte le altre opzioni politiche, per definire il conflitto fra il “popolo” e la “casta” come l’unica linea di divisione importante e reagisce accusando gli altri di non comprendere la novità di questo movimento che (al solito) non è né di destra né di sinistra, ma una cosa che si colloca al di fuori delle tradizionali categorie politiche tradizionali. Poi qualcuno mi ha anche invitato a “scrivere qualcosa di più sensato la prossima volta”. Obrigado!

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Grillo ed il boom del Movimento 5 stelle

Come era nell’aria, Grillo ed il suo movimento hanno ottenuto uno strepitoso successo alle amministrative sfondando nelle città del Nord e sembra avviato ad un notevole successo nazionale che potrebbe anche superare il 10%. Va detto che nei centri minori il movimento esiste poco anche al nord e che nel sud (anche in una grande città come Palermo)  si attesta su percentuali assai inferiori. Va però considerato l’effetto “valanga” che può determinarsi con questo risultato e che la credibilità dei partiti ormai sta sprofondando nei numeri negativi. La crisi inizia a mordere e chiede atteggiamenti radicali, mentre l’esperimento di Monti sembra avviato ad un malinconico declino.  Questo sta creando una forte reazione da parte dei partiti (cosa del tutto comprensibile) che cercano di esorcizzare il fantasma con l’accusa di demagogia antipolitica ecc. Un numero di varietà già visto e fallito con la Lega 20 anni fa. Ma Grillo raccoglie antipatia anche da Sel, Rifondazione ed Idv (che ne temono la concorrenza) e dall’estrema sinistra dei centri sociali e del sindacalismo di base che non ne apprezzano le sortite di destra e l’esasperato legalismo.

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Il Movimento 5 stelle ed il “punto di confusione” – 1 parte

Ma il movimento di Grillo è di sinistra o di destra? Alzi la mano chi non si è fatto questa domanda. Prendiamo il discorso un po’ alla larga.
Quasi 30 anni fa, discutendo con il mio amico Franco Acanfora del nascente movimento ecologista, ci chiedevamo se e in che senso esso potesse essere considerato di sinistra. Infatti, anche se gran parte del suo personale politico proveniva dal Pci, da Dp o dai radicali, il movimento rifiutava qualsiasi etichettatura, auto collocandosi fuori dal  tradizionale continuum destra-sinistra.  In effetti, il fenomeno presentava caratteristiche piuttosto insolite: esprimeva forte diffidenza verso la tecnologia e lo sviluppo economico (posizione di destra per i parametri dell’epoca), ma esprimeva una generica ispirazione libertaria (non condivisa da tutti ma dalla maggioranza) che lo collocava a sinistra, mentre sui temi sociali esso  non esprimeva una posizione univoca, per cui non era classificabile. Ugualmente era poco chiaro quale fosse la posizione dei verdi in tema di laicità o di riforme dell’appartato statale. Socialmente si trattava di un’area di opinione molto eterogenea, salvo una prevalente caratterizzazione urbana. Le stesse considerazioni potevano essere fatte per i radicali decisamente laici e libertari, quel che li collocava a sinistra del Pci (e, infatti, molte campagne per i diritti civili furono fatte con Lotta Continua e Dp), ma che, in politica economica, pur dichiarandosi “socialisti autogestionari”, condividevano le posizioni di Ugo La Malfa che, al tempo, erano considerate di centro o di centro destra. Poi dagli anni novanta scomparve ogni riferimento al socialismo sostituito dal più oltranzistico neo liberismo. Quanto alle innovazioni tecnologiche, erano passati da una convinta battaglia a favore del nucleare, nei primi sessanta, alla testa del nascente movimento anti nucleare negli ultimi settanta.

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BERLUSCONISMO SPECCHIO DELL’ITALIA

di Annamaria Rivera, da zeroviolenzadonne.it

Per favore, non si chiami sultanato il regime berlusconiano. E non si parli di harem o di suq quando si cerca di definire le pratiche sessuo-mercantili dell’indegno capo del governo italiano. Gli stereotipi orientalisti, lasciamoli a Giovanni Sartori, l’illustre politologo (1). Il quale a tal punto è ossessionato dall’invasione dei saraceni da teorizzare, fin dal 2000 (2), la “radicale non integrabilità” degli “islamici” (si noti il linguaggio, davvero da fine studioso), suggerendo come rimedio l’immigration choisie di migranti di confessioni altre da quella musulmana: alla faccia del conclamato liberalismo.

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Devo esprimere la mia solidarietà a Marco Travaglio.

Devo esprimere la mia solidarietà a Marco Travaglio.

Come si sa,  Marco Travaglio ha indirizzato una lettera a Michele Santoro per lamentare l’andamento dell’ultima puntata di “Anno Zero”, nella quale è stato arrogantemente e volgarmente insultato dai suoi interlocutori berlusconiani in assenza di reazioni significative del conduttore.
Marco Travaglio non ha ragione: ha ragione da vendere! E devo esprimergli tutta la mia solidarietà.
Da circa venti anni si è affermato un modello di dibattito televisivo semplicemente ignobile il cui format base è il seguente:
Domanda: “e’ vero che lei ha compiuto atti irregolari nell’esercizio del suo potere?”
Risposta “Cosa faceva tua moglie ieri in quell’albergo equivoco con quel tal finanziere?”
D: “Non ritiene che la sua politica sanitaria abbia dato pessimi risultati?”
R: “Il fatto è che tu hai l’Aids perchè sei un culattone”.

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