Tag: populismo

Populismo: sintomo o causa?

Nell’intero mondo occidentale, le liberaldemocrazie stanno fronteggiando l’ascesa apparentemente inesorabile dei partiti politici anti-establishment. Genericamente classificate con l’etichetta di “populisti”, queste nuove organizzazioni politiche sperano di intaccare le radici stesse delle consolidate democrazie occidentali, nel tentativo rivoluzionario di stravolgere quelle che vengono percepite come società profondamente diseguali. 

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Nè elitismo nè populismo: l’emergenza che abbiamo davanti.

Lo scontro in atto fra istituzioni europee e governo giallo verde italiano è solo il riflesso di quello più ampio che, quantomeno in Europa ed Usa, sta contrapponendo la rivolta populista alle èlites e che sta schiacciando la sinistra democratica (ovviamente non è del Pd che parlo) in un referendum che, come che vada, la vede sconfitta in partenza.

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Scacco matto agli stregoni della notizia. La parola a Marcello Foa.

Il mondo contemporaneo è caratterizzato da un dibattito acceso sul ruolo e il futuro dell’informazione: informazione vista sempre come una componente strumentale della modernità, dato che diatribe come quella accesasi sulle cosiddette fake news erano essenzialmente incentrate sulle loro conseguenze a fini elettorali. L’informazione è, in ogni caso, un campo di battaglia dove ogni contendente è interessato a mettere in gioco le sue strategie più raffinate; un ruolo molto spesso sottaciuto è quello giocato, in questo contesto, dagli spin doctor, gli esperti di comunicazione legati al potere politico che, muovendosi nella linea d’ombra tra la comunicazione istituzionale e quella personale dei leader, esercitano un peso determinante nell’orientamento dell’opinione pubblica.

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Il Movimento 5 stelle è un movimento populista?

Spesso si accusa il M5s di populismo (con evidente segno negativo dell’espressione e cioè come sinonimo di demagogia, rozzezza culturale, ribellismo inconcludente) e il movimento, per parte sua, ha reagito facendo sua quella definizione ma con segno politico (se democrazia è “governo del popolo”, il populismo è movimento di popolo, dunque è sinonimo di democrazia). Come stanno le cose?

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Le origini dell’ondata populista in Italia.

Questo articolo è tratto da un mio intervento ad un convegno del marzo 2013 presso l’Università Guglielmo Marconi sul populismo. Buona lettura.

Il recente successo della lista del Movimento 5 stelle è stato variamente interpretato, ma, nel complesso, si è registrata una vasta convergenza nella sua definizione come movimento populista, il che, peraltro ha un fondamento, dato che lo stesso movimento ha fatto sua questa definizione, un po’ riconoscendosi in essa, un po’ per ritorsione polemica.
Ovviamente si tratterebbe di un “populismo sui generis”, che meriterebbe un’analisi particolareggiata, che, a sua volta, richiederebbe una soddisfacente definizione della categoria “populismo”.

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Il voto ai “populisti”: c’è molta confusione in proposito.

C’è stato un successo delle liste definite, di volta in volta “populiste”, “di destra”, “euroscettiche”, “anti Euro”, di protesta”, “nazionaliste” o semplicemente “fasciste”, al punto che si parla correntemente di “ondata nera”. Ovviamente, alcune di queste caratteristiche sono cumulabili, per cui un determinato gruppo può essere nazionalista, anti euro, di protesta e fascista, mentre un altro sarà nazionalista, anti euro, di protesta ma non fascista ed un terzo sarà anti euro ma non necessariamente nazionalista e per nulla “populista” di protesta. Si tratta di movimenti molto diversi fra loro, accomunati da una rivolta contro l’attuale assetto europeo, ma per motivi diversi ed a volte opposti fra loro. La tendenza, per ora, è alla frammentazione della domanda politica e di conseguenza dello spettro della rappresentanza. Qui proveremo ad esaminare questa area su una serie di discriminanti.

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La crisi della socialdemocrazia europea.

Per capire il senso politico generale delle elezioni europee e delle tendenze che si profilano, è importante analizzare gli spostamenti delle varie forze politiche, tanto dal punto di vista del loro peso elettorale, quanto da quello della loro allocazione nella mappa politica europea. Lo faremo un po’ per tutte le principali aggregazioni (sinistra radicale, popolari, liberali, euroscettici vari, verdi) cominciando dalla socialdemocrazia. Il primo dato evidente è che, salvo che per Germania, Portogallo ed Italia, ai partiti del gruppo socialista è andata proprio male: in Francia i socialisti sono precipitati al 14%, in Inghilterra al 24,7%, in Spagna al 23%, in Polonia raggranellano un magrissimo 9,7%come in Olanda dove sono al 9,4%, in Grecia l’8%. Anche nelle tradizionali roccaforti scandinave sono un pallido ricordo del passato, come in Svezia dove i socialdemocratici sono al 24,5%.

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Il berlusconismo nella storia d’Italia

Lunedì 4 novembre 2013, alle ore 18, presso la Libreria Rizzoli, in Galleria Vittorio Emanuele II 7 a Milano, si terrà la presentazione del libro di di Giovanni Orsina “Il berlusconismo nella storia d’Italia”. Ve ne propongo la mia recensione, invitando i lettori interessati a partecipare alla presentazione, dove, con l’autore, interverranno Piero Ostellino e Michele Salvati.

“Il berlusconismo nella storia d’Italia”
di Giovanni Orsina.

Ora che (auspicabilmente) il Cavaliere si avvia ad uscire di scena, è di fondamentale importanza storicizzare il senso di questa stagione di vita repubblicana. Una lettura sbagliata della vicenda della Prima Repubblica, negli utili anni ottanta, preparò il disastro della seconda Repubblica, assai peggiore della Prima, spianando la strada proprio al Cavaliere.

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La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata

Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?

Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.

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Come al solito è difficile parlare del M5s

Grillo e la sua creatura politica suscitano simpatie ed antipatie feroci ed è sempre difficile mantenere un atteggiamento pacato. Tuttavia non rinuncio a tentare un confronto razionale fuori dal tifo calcistico.

1- Elezioni: La recente sconfitta elettorale è stata variamente commentata dallo stesso Grillo: prima “è colpa degli italiani”, dopo: “Ma veramente abbiamo vinto: passiamo da 400 ad 800 consiglieri”. Se la logica non è un’opinione, dunque, gli italiani hanno la colpa di aver fatto vincere il M5s. Oppure ho capito male? La prima reazione è una sciocchezza, la seconda un pietoso tentativo di consolarsi.

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