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Rauti fascista di sinistra? Una messa a punto

Diversi intervenuti sia sul blog che sul mio profilo Fb ritengono ingiustificato quello che ho detto a proposito di Rauti “fascista di sinistra”. C’è chi, usando come pseudonimo quello che Rauti (con Giannettini) usò quando era al servizio del generale Aloja (Flavio Messalla) mi invita a documentarmi e leggere Rauti: l’ho fatto per oltre 25 anni e mi pare di aver scritto qualcosa in proposito, che è possibile trovare ancora in libreria; in compenso io noi so chi si celi dietro all’infausto pseudonimo di Messalla. Anche Ugo Maria Tassinari, che di storia della destra ne sa, mi dice che Rauti era un fascista di sinistra, antioccidentale, antiamericano ecc. Allora qualche precisazione si impone:

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Sulla morte di Pino Rauti

E’ uso rammaricarsi della morte di un avversario politico riconoscendone cavallerescamente i meriti e le virtù. Non è questo il caso. Non scriviamo della morte di Rauti per ricordare la grande mente politica di cui alcuni parlano (e di cui noi non riusciamo a trovare traccia) o per dire che ci mancherà… Non ci mancherà affatto. Piuttosto ci sembra il caso di scriverne per registrare il grande difetto di memoria di questo paese e lo scarso professionismo di tanti giornalisti. Una rapida rassegna di alcune delle principali sciocchezze che è possibile leggere in questi giorni. Addio a Rauti segretario “storico” del Msi: in realtà Rauti fu segretario del Msi per meno di due anni, fra il 1990 ed il 1991. I segretari “storici” del partito furono Arturo Michelini e Giorgio Almirante.
Addio a Rauti “Fascista di sinistra” : quando mai? La “sinistra” del partito erano gli almirantiani, al contrario il gruppo di Rauti si collocò sempre all’estrema destra del partito, mostrando spiccate simpatie per le teorie aristocratiche di Evola e del Nuovo Ordine nazista. Questa sciocchezza è presa pari pari da Wikipedia.

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“Il segreto di Piazza Fontana” di P. Cucchiarelli: analisi del testo

Il libro di Cucchiarelli, è il risultato di oltre dieci ani di lavoro. Il libro è diviso in tre parti narrative: la prima sostanzialmente dedicata ad un attento scandaglio di perizie, verbali, rapporti di polizia giudiziaria e stampa d’epoca; la seconda in cui l’autore avanza una sua ipotesi di come sia andata la vicenda della strage; la terza, nella quale si rileggono i casi Feltrinelli e Calabresi alla luce delle risultanze precedenti.

La prima parte costituisce un lavoro assolutamente prezioso che fa riemergere tanti particolari passati ormai nel dimenticatoio dopo la lunga serie di inchieste giudiziarie e parlamentari che anno accumulato molte migliaia di documenti per oltre 1 milione di pagine. Diverse riflessioni sul tema dell’esplosivo aprono la strada a sviluppi investigativi di notevole rilievo che maturano in particolare nella terza parte, quella in cui si parla di Calabresi e Feltrinelli. La parte più debole, lo diciamo subito, ci pare la seconda che propone una spiegazione della vicenda che qui di seguito riassumiamo in breve.

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