Tag: pil mondiale

Il Pil mondiale a breve, medio e lungo termine: proviamo a capirci qualcosa. Risposte.

Lamberto Aliberti, in un nuovo articolo, risponde ad alcuni lettori e prosegue nella sua analisi preziosa sugli scenari futuri dell’economia. Buona lettura! A.G.

Siamo al terzo capitolo sul tema della crisi mondiale prossima ventura. Il mio proposito è proseguire in un modo più serrato e organico, se il nostro gentile ospite me lo consentirà. Ma prima una risposta a chi cortesemente mi ha scritto:

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2012 in arrivo: facciamo due conti

Ogni tanto vale la pena di fare due conti facili facili, come la signora Maria di Voghera, quando, a fine giornata, fa i conti della spessa e vede quanto resta in cassa per il resto del mese.
Ed allora: nell’anno prossimo, fra titoli sovrani, obbligazioni di enti pubblici minori, corporate bond (debiti d’impresa), obbligazioni bancarie, scadono titoli per 11.000.000.000.000 (undicimila miliardi) di dollari. Faccio grazia degli spiccioli. Ve l’ho scritto con tutti i 12 zeri per farvi apprezzare la cifra in tutta la sua imponenza: si tratta di poco meno di un sesto del Pil mondiale e di circa l’11% dell’intero debito mondiale. Come dire che, se ogni anno avessimo scadenze di questa entità, in nove anni dovremmo rinnovare l’intero debito mondiale, compresi i titoli ultraventennali.  E, per di più, nei due anni seguenti, le scadenze saranno solo di poco inferiori.

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L’unica vera bolla è il feticismo neo liberista del denaro

Tre anni fa esplodeva la bolla finanziaria dei mutui, innescando la crisi da cui non siamo ancora usciti. Ma già pochi mesi dopo partiva la bolla dei future sulle commodities. Poi, in rapida successione, è iniziata la nuova bolla web (mentre, per il futuro, si profila una decisa bolla per l’oro ed alcune minori per argento e rame). E tutti hanno scambiato questa girandola per un segnale di ripresa dalla crisi, mentre il mercato delle materie prime ed il valutario sono caratterizzati da una volatilità senza precedenti che, ovviamente, non ha nulla a che fare con il rapporto fra domanda ed offerta, ma solo con i giochetti del frequent trade per cui la stessa partita di grano viene acquistata, venduta, ricomprata 6 volte in una giornata e, comunque, molto prima di essere prodotta. Ormai lo scambio prevalente non è quello denaro-merce-denaro –come era nella classica analisi del Capitale, ma denaro-denaro-denaro-denaro.

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