Ho visto molti interventi assai aspri nei confronti di Nichi Vendola: accuse di basso opportunismo, tradimento, interessi personali e così via. Ho dovuto anche censurare tre post che esageravano, sfociando in apprezzamenti, epiteti, volgarità ed accuse da codice penale, per cui erano impubblicabili. In tre anni di vita di questo blog l’ho fatto solo altre due volte e per due pezzi diversi. Personalmente non credo che il problema si ponga in termini di tradimenti o interessi personali, ma, più semplicemente, che Nichi stia facendo una scelta politica che io ritengo fortemente sbagliata, ma questo non impedisce che se ne possa discutere con toni pacati. Dopo di che è possibile che abbia ragione lui e torto io, staremo a vedere soprattutto quando si andrà alla definizione del programma, se tutto non si risolverà in una raccolta di chiacchiere prive di qualsiasi significato reale come sono sempre stati i “programmi” del centro sinistra in questi 18 anni. Ne riparleremo. Sia la lettera a Nichi che il pezzo precedente sulla riforma elettorale hanno suscitato qualche reazione irritata di alcuni militanti del Pd che hanno reagito difendendo il proprio partito, accusandomi di ingenerosità e di una certa astrattezza (si sa… gli estremisti sono brave persone, ma non sanno fare “politica”). Prima di rispondere a queste critiche –peraltro prevedibili e previste- voglio dire che ho un grande apprezzamento per la base del Pd, che sicuramente è ancora il pezzo più numeroso di quel “popolo di sinistra” di cui mi sento parte e da sempre. Un po’ diverso è il discorso sul gruppo dirigente.
Mercoledì mattina ci ha lasciati Saverio Nigretti: giovanissimo apprendista tornitore, partecipò alla cospirazione antifascista e fu poi nella Resistenza, partigiano combattente della 125° Brigata Squadre d’Arione Patriottica/Lagomarsino). Subito dopo aderì al Pci essendo eletto nel Comitato federale milanese. Nel 1961 Nigretti entrò nella Fiom e fu fra quanti diressero la memorabile lotta degli elettromeccanici del 1962, dove fece crescere un folto nucleo di giovani compagni e compagne che furono a lungo i dirigenti milanesi di quel sindacato. Passò poi alla Segreteria Generale dei Poligrafici. Nel 1977 fu alla Segreteria della Camera del Lavoro di Milano, e poi a Roma nella segreteria Nazionale dello Sindacato Pensionati.
Tornato a Milano, fu fra i promotori di Rifondazione Comunista in Lombardia e per un decennio Presidente del Prc milanese.
Attualmente Saverio era il Presidente del Centro Culturale “Concetto Marchesi”, dove ho avuto modo di conoscerlo.
Militante comunista “ortodosso” e senza incertezze, era una delle persone più aperte al dialogo che abbia mai conosciuto: la riflessione sui motivi del fallimento del socialismo dell’est e sulla fine del Pci lo trovava disponibilissimo a accettare critiche e fare autocritiche, pur nella persistente fede in una società diversa da quella capitalistica. Lo ricordo sostenitore entusiasta dell’Onda, era una delle persone più giovanili che ho conosciuto.
Per me non era solo un compagno con cui ho condiviso progetti ed idee per una stagione brevissima (tre anni) ma intensa, era diventato anche un carissimo amico: permettetemi di ricordarlo con emozione ed orgoglio.
Aldo Giannuli, 21 ottobre ’10