Tag: ordine nuovo

Il ’68 visto da destra

Insieme a Elia Rosati, conoscitore del mondo della Destra Radicale, vi aspetto domenica 11 marzo a Tempo di Libri per ripercorre la storia di Ordine Nuovo, una delle organizzazioni extraparlamentari di estrema destra più importanti del dopoguerra, alternando cronache ufficiali e documenti inediti. Modera Peter Gomez (“Il Fatto Quotidiano”).

11.3.2018, ore 19, Caffè Letterario
Tempo di Libri, Fiera Milano City

Il mio nuovo libro: “Storia di Ordine Nuovo”

Cari amici,

nei mesi scorsi, prima del mio recente ricovero, avevo dato alle stampe un nuovo libro, curato insieme al mio collaboratore Elia Rosati. Il libro, “Storia di Ordine Nuovo” è in libreria da alcuni giorni e ripercorre la storia di una delle organizzazioni extraparlamentari di estrema destra più importanti del dopo guerra unendo la mia esperienza decennale nelle diverse commissioni parlamentari d’inchiesta di cui ho fatto parte e la conoscenza approfondita di Elia della destra radicale, acquisita in tanti anni di studio e monitoraggio. Come sempre, spero che gradirete il nostro lavoro, vi chiedo di far circolare il libro e farlo conoscere ai possibili interessati e di scriverci sul sito o sui social per opinioni, suggerimenti e consigli. Buona lettura! A.G.

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A proposito di Delle Chiaie

Mi sento chiamato in causa sulla questione Delle Chiaie, per cui sono indotto ad una messa a punto. Come è noto, il leader di Avanguardia Nazionale ed il suo gruppo vennero indicati come responsabili della strage di piazza Fontana dal libro “La strage di Stato”. Prima di quell’evento, il gruppo era stato nell’occhio del ciclone per le sue numerose imprese squadristiche, soprattutto a Roma, dove godeva di un occhio di riguardo da parte della Questura. Ricordiamo l’irruzione all’università di Roma durante una lezione di Ferruccio Parri e la partecipazione agli scontri durante i quali morì lo studente socialista Paolo Rossi. Esso fu anche coinvolto nella morte, mai chiarita, di Antonino Aleotti, un ex militante del Pci entrato in An e trovato morto in un’auto zeppa di armi, parcheggiata non lontano dalla Questura.

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Rauti fascista di sinistra? Una messa a punto

Diversi intervenuti sia sul blog che sul mio profilo Fb ritengono ingiustificato quello che ho detto a proposito di Rauti “fascista di sinistra”. C’è chi, usando come pseudonimo quello che Rauti (con Giannettini) usò quando era al servizio del generale Aloja (Flavio Messalla) mi invita a documentarmi e leggere Rauti: l’ho fatto per oltre 25 anni e mi pare di aver scritto qualcosa in proposito, che è possibile trovare ancora in libreria; in compenso io noi so chi si celi dietro all’infausto pseudonimo di Messalla. Anche Ugo Maria Tassinari, che di storia della destra ne sa, mi dice che Rauti era un fascista di sinistra, antioccidentale, antiamericano ecc. Allora qualche precisazione si impone:

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Sulla morte di Pino Rauti

E’ uso rammaricarsi della morte di un avversario politico riconoscendone cavallerescamente i meriti e le virtù. Non è questo il caso. Non scriviamo della morte di Rauti per ricordare la grande mente politica di cui alcuni parlano (e di cui noi non riusciamo a trovare traccia) o per dire che ci mancherà… Non ci mancherà affatto. Piuttosto ci sembra il caso di scriverne per registrare il grande difetto di memoria di questo paese e lo scarso professionismo di tanti giornalisti. Una rapida rassegna di alcune delle principali sciocchezze che è possibile leggere in questi giorni. Addio a Rauti segretario “storico” del Msi: in realtà Rauti fu segretario del Msi per meno di due anni, fra il 1990 ed il 1991. I segretari “storici” del partito furono Arturo Michelini e Giorgio Almirante.
Addio a Rauti “Fascista di sinistra” : quando mai? La “sinistra” del partito erano gli almirantiani, al contrario il gruppo di Rauti si collocò sempre all’estrema destra del partito, mostrando spiccate simpatie per le teorie aristocratiche di Evola e del Nuovo Ordine nazista. Questa sciocchezza è presa pari pari da Wikipedia.

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Sentenza di Brescia e giustizia in Italia: ne vogliamo parlare?

Ce lo aspettavamo: assoluzione per tutti. Leggeremo le motivazioni, ma già temiamo di sapere quel che leggeremo (anche se, in primo grado, il collegio giudicante ci riservò la sorpresa di un testo peggiore delle aspettative, già molto basse). Ma restiamo ugualmente in attesa non pregiudiziale.
Quando arriveranno le motivazioni, potremo capire perché, quello che a noi appariva come un convincente quadro indiziario grave, univoco e convergente (sufficiente a condannare a norma del cpp), non è apparso tale al collegio giudicante ed, eventualmente, formuleremo le nostre obiezioni oppure riconoscere le ragioni di chi ha assolto. Prima ancora che garantisti siamo laici ed, in quanto tali, riconosciamo che un giudizio corretto lo si può formulare solo dopo aver ascoltato senza pregiudizi le ragioni altrui, per cui, pur conoscendo bene il fascicolo processuale ed essendo convinti, per ora, di certe cose, attendiamo il ragionamento della corte per verificare le nostre convinzioni. Ma, quale che sia l’esito di questo specifico caso, resta un problema: come mai, sistematicamente, i processi per strage si concludono con sentenze assolutorie e non si riesce mai a trovare i colpevoli?

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Piazza Fontana, quel dannato 12 dicembre a fumetti…

Pubblichiamo ampi stralci dell’introduzione (apparsa alcuni giorni fa su L’Unità) che ho scritto al graphic novel «Piazza Fontana», di Francesco Barilli e Matteo Fenoglio, da pochi giorni in libreria e che consiglio vivamente a tutti i lettori!

Quello che avete fra le mani non è solo un fumetto. È qualcosa di diverso e di più: è un modo originale di raccontare la storia, e insieme un «appello» all’impegno civile in un’epoca di scarsa partecipazione politica. «Dov’eri il 12 dicembre 1969?» Con ogni probabilità, la grande maggioranza di chi sta leggendo queste righe non era ancora nata e ha una nozione molto approssimativa di quella vicenda. Io invece ricordo perfettamente quella lontana serata. Ricordo nitidamente quel periodo anche per ragioni personali (mio padre era morto meno di due mesi prima). Studente di prima liceo classico, ero a casa a studiare per l’interrogazione di matematica (la mia bestia nera). Lasciai perdere tutto per sentire cosa diceva il telegiornale.

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“Il segreto di Piazza Fontana” di P. Cucchiarelli: analisi del testo

Il libro di Cucchiarelli, è il risultato di oltre dieci ani di lavoro. Il libro è diviso in tre parti narrative: la prima sostanzialmente dedicata ad un attento scandaglio di perizie, verbali, rapporti di polizia giudiziaria e stampa d’epoca; la seconda in cui l’autore avanza una sua ipotesi di come sia andata la vicenda della strage; la terza, nella quale si rileggono i casi Feltrinelli e Calabresi alla luce delle risultanze precedenti.

La prima parte costituisce un lavoro assolutamente prezioso che fa riemergere tanti particolari passati ormai nel dimenticatoio dopo la lunga serie di inchieste giudiziarie e parlamentari che anno accumulato molte migliaia di documenti per oltre 1 milione di pagine. Diverse riflessioni sul tema dell’esplosivo aprono la strada a sviluppi investigativi di notevole rilievo che maturano in particolare nella terza parte, quella in cui si parla di Calabresi e Feltrinelli. La parte più debole, lo diciamo subito, ci pare la seconda che propone una spiegazione della vicenda che qui di seguito riassumiamo in breve.

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