Tag: neoliberismo

Dalla Prima alla Seconda Repubblica in Italia.

1- L’antefatto.

Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993, ma la frana iniziò almeno cinque anni prima, nel 1987. Lo scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’“ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. E tutti iniziarono a manovrare in vista di quella scadenza, perché il nuovo Presidente sarebbe stato scelto dal Parlamento eletto nel 1992.

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La fine del riformismo e l’ordine neo liberista.

Ci fu un tempo in cui la sinistra si divise fra rivoluzionari (che volevano conquistare il potere con l’insurrezione armata e fondare, con un solo atto di volontà, un sistema sociale e politico totalmente diverso da quello esistente) e riformisti (quanti volevamo andare al potere con il voto per cambiare il sistema attraverso una politica, appunto, di riforme graduali).

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Dal Pci al Pd (Pd= Partito di De Luca)

C’è una parte della base (sia di iscritti che di elettori) del Pd che gli resta fedele, nella convinzione di stare sostenendo l’erede naturale del Pci. Una visione a metà fra il formalismo giuridico ed il pensiero magico-religioso: quel che non è dimostrabile per via di carta bollata è sorretto dalla fede in un qualche spirito che aleggia e vivifica le forme della materia. Un procedere a-logico per il quale potremmo dimostrare che Marcinkus è l’erede legittimo dei dodici apostoli e che Pisapia è l’erede di Ludovico il Moro.

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Ma siamo sicuri che non debba riprendere l’intervento Statale in economia?

Uno dei caspisaldi ideologici del neo liberismo (e forse il principale) è stato l’espulsione dello Stato dall’economia: le grandi holding statali (come le Partecipazioni Statali in Italia), dove c’erano, sono state smantellate e in gran parte privatizzate; alcune grandi aziende pubbliche, come quelle nel settore dell’energia e dei trasporti in alcuni paesi (come Francia e Italia) sono state trasformate in società per azioni  di cui lo Stato è l’unico azionista o comunque quello di riferimento, ma con la tacita intesa che, prima o poi si sarebbe privatizzato tutto.

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Tardo europeismo o europeismo tardo?

Mi è capitato recentemente di partecipare ad un dibattito nel quale avevo come interlocutore un fans particolarmente acceso dell’Europa Unita, nel senso di sostenitore della Ue. Ne è uscito un catalogo di tutti i luoghi comuni del “politicamente corretto” europeista:

a- Occorre proseguire sulla strada degli Stati Uniti d’Europa che sono la meta immancabile da perseguire

b- Lungo questo cammino, la Ue è solo una tappa che intanto non va rimessa in discussione se non per l’introduzione di correttivi democratici (referendum europeo, maggiori poteri al Parlamento ecc.)

c- l’unica forma concepibile di Europa è quella esistente, con la sua architettura di potere, la sua moneta unica, agli attuali partecipanti che, semmai, dovrebbero aumentare e non diminuire

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La crisi della socialdemocrazia europea.

Per capire il senso politico generale delle elezioni europee e delle tendenze che si profilano, è importante analizzare gli spostamenti delle varie forze politiche, tanto dal punto di vista del loro peso elettorale, quanto da quello della loro allocazione nella mappa politica europea. Lo faremo un po’ per tutte le principali aggregazioni (sinistra radicale, popolari, liberali, euroscettici vari, verdi) cominciando dalla socialdemocrazia. Il primo dato evidente è che, salvo che per Germania, Portogallo ed Italia, ai partiti del gruppo socialista è andata proprio male: in Francia i socialisti sono precipitati al 14%, in Inghilterra al 24,7%, in Spagna al 23%, in Polonia raggranellano un magrissimo 9,7%come in Olanda dove sono al 9,4%, in Grecia l’8%. Anche nelle tradizionali roccaforti scandinave sono un pallido ricordo del passato, come in Svezia dove i socialdemocratici sono al 24,5%.

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Scandalo Expo: che facciamo contro la corruzione sistemica?

Partiamo da una considerazione: questa volta non c’entra  la giustizia ad orologeria al solito invocata da Berlusconi (chiedo scusa con uno degli interventori per non aver compreso l’ironia della sua affermazione), con disegni di condizionamento del potere politico, come il non toccare gli stipendi dei magistrati. Da questo scandalo chi ha da guadagnare è il M5s e chi ha da perdere più degli altri è il Pd, che potrebbe vedere deluse le sue aspettative di trionfo. E voi credete che la procura milanese possa avere di questi disegni?

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