Tag: nazismo

Riflettendo su tre anniversari storici.

Questo anno sono caduti insieme due anniversari: il 70° della Liberazione e della fine della II Gm e il centenario dell’entrata dell’Italia nella I Gm. Quattro anni fa, cadde il centocinquantesimo anniversario dell’Unità italiana. Questi tre anniversari così vicini nel tempo mi suggeriscono alcune riflessioni più generali sulla funzione della storia nel nostro tempo.

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L’afasia degli intellettuali europei.

Nella vicenda dello scontro con gli islamisti si distingue con nettezza quel fenomeno che definiamo  “afasia degli intellettuali” e che cercheremo di spiegare proprio a partire dalla vicenda di  Charlie.

Ovviamente, rimane fermissima la condanna morale del massacro ed il rifiuto intransigente di ogni censura alla satira, ma, superata l’immediatezza del fatto, chiediamoci: “Le vignette di Charlie erano politicamente opportune? Quale è stata la loro oggettiva funzione politica?”.

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Il “genocidio palestinese”: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Il mio pezzo precedente, sulla questione del preteso genocidio palestinese, ha suscitato una serie di reazioni negative (alcune, in verità, da bar dello sport) tanto nei commenti sul blog, quanto in fb o in mail. Alcuni usano le parole a caso, per cui genocidio, massacro, pulizia etnica ecc, sono tutti la stessa cosa. Si tratta di piccoli confusionari irresponsabili, che non si rendono conto dei danni che fanno, perché che “le parole sono pietre”, soprattutto in situazioni terribili come quella attuale in Medio Oriente.

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Israele sta facendo un genocidio?

Fra quanti sostengono la causa palestinese è molto in voga l’idea che Israele stia compiendo  il genocidio del popolo palestinese: per piacere non diciamo fesserie. Un genocidio è cosa diversa da una strage, molto diversa prima di tutto sul piano dei numeri: un massacro conta centinaia, a volte migliaia di vittime, un genocidio milioni. Mi pare che faccia qualche differenza e che, su questo piano, i numeri abbiano una loro importanza.

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Priebke: dove seppellirlo?

Non c’è molto da dire su un personaggio come Priebke o sul suo complice Karl Haas, morto anche lui in tardissima età, nel 2004. A differenza del secondo, che collaborò con i servizi segreti americani e (anche se nessuno lo ricorda) con l’Ufficio Affari riservati del nostro Ministero dell’Interno, Priebke si limitò a collaborare con Odessa (l’organizzazione di solidarietà degli ex ufficiali delle Ss), ma non sembra che abbia mai offerto la sua opera a qualche servizio segreto. La Chiesa (che ha qualcosa da farsi perdonare in tema di salvataggio di criminali di guerra nazisti) ha giustamente rifiutato le esequie in uno dei suoi ambienti, trattandosi di persona che non ha mai espresso alcun pentimento per quel che ha fatto. Ora si pone il problema di dove seppellirlo.

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Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.

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