Vedo che il dibattito sugli incidenti di sabato si è acceso, come è giusto che sia, e prosegue. A distanza di tre giorni le cose si fanno un po’ più chiare, anche se moltissimi aspetti sono ancora tutt’altro che chiari.
Forse è utile fare qualche puntualizzazione, usando, volutamente, un linguaggio che chi mi legge sa che non uso mai, ma che in questo caso è necessario per togliere di mezzo ogni possibile equivoco:
1- qui non serve alcun discorso di natura etica sulla violenza iniqua dei governanti e quella giusta dei governati che insorgono. Sappiamo perfettamente quale è la natura di questo potere, sappiamo altrettanto bene dello sfruttamento cui le multinazionali ed il capitale finanziario sottopongono le masse ecc ecc. E’ un discorso che non ci è estraneo, mi pare. Qui il discorso è di natura politica, cioè se è politicamente utile o dannoso ricorrere a certe forme di lotta in un determinato momento. Punto e basta. Solo un freddo, arido calcolo politico. C’è chi pensa che la violenza si possa usare sempre e senza alcuna gradazione di intensità. Io credo, invece, che dipende da circostanze e momenti. Ad esempio, se è giusto ricorrere alla lotta armata contro un regime totalitario che non riconosce alcuna agibilità politica alle opposizioni, è invece assolutamente sbagliato farlo in un regime democratico che, con tutti suoi limiti, le sue deformazioni e prese in giro (lo sappiamo, Davide, che anche in democrazia le classi dominanti usano i peggiori trucchi per falsare la partita…), però riconosce libertà di stampa, di propaganda, di manifestazione, di sciopero ecc ecc.
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