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La morte di Osama Bin Laden: le pentole, i coperchi e la nebbia di guerra.

Cappuccino, brioche e intelligence n°26

Le stravaganze della versione ufficiale sulla morte di BinLaden sono tali e tante da far dubitare che il morto sia effettivamente lui, ma anche che la Cia non sia più in grado di fare un’operazione decente (se l’aggettivo si può usare in un contesto di questo tipo).
Va bene: il delitto perfetto non esiste e il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ma qui si esagera: possibile che non fosse possibile ricomporre il cadavere e fare una foto presentabile? E perchè tanta fretta di ucciderlo e disperdere il corpo in mare?  E poi tutte quelle versioni aggiustate, pasticciate, smentite, rabberciate!
Troppi errori in una volta sola.
A meno che il morto non sia lui e questa non sia una sceneggiata.

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La morte di Osama Bin Laden: buio pesto, in una notte di eclisse di luna, dentro una miniera di carbone.

Cappuccino, brioche e intelligence n°25.

Più passa il tempo e meno ci si capisce nella storia di Bin Laden, degna conclusione di una guerra decennale nella quale nulla è mai stato come sembrava. E neanche siamo sicuri che sia la conclusione.
Tirando le fila:
a- non si capisce come è andata perchè abbiamo almeno una mezza dozzina di versioni diverse
b- non si capisce perchè ci sia stata tanta fretta ad uccidere Osama
c- non si capisce cosa ci sia di così raccapricciante nelle foto del cadavere di Osama (mentre quelle degli altri non sarebbero raccapriccianti… perchè?) da non poter essere mostrata, e peraltro si poteva anche ricomporre la salma prima di fotografarla
d- non si capisce il perchè sia stato necessario buttarlo in mare “secondo il rito islamico” (che, in realtà, è contrario all’inumazione in mare)
e- non si capisce da quando e come sia stato identificato il suo covo
f- non si capisce come mai il capo di Al Quaeda fosse così debolmente protetto.

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Cappuccino, brioche e intelligence n°24. La morte di Osama Bin Laden: posso dire che non mi convince per niente?

Mai come questa volta il titolo della rubrica è quello giusto: questa  mattina ero proprio al bar davanti al cappuccino, però senza giornali (non usciti per la festa del 1 maggio), quando una delle persone che incontro abitualmente e con la quale commento le notizie del giorno (un simpaticissimo signore piuttosto anziano, ma curioso di tutto come un quindicenne) mi ha portato la notizia della morte di Bin Laden. La morte di uno stragista non può certo addolorare uno come me che ha speso 20 anni della sua vita per studiare le stragi italiane, per cui non ne sono stato affatto addolorato, ma via via che il mio amico mi dava  i particolari appresi dalla Tv, iniziava a farsi strada una crescente incredulità. Troppe cose non quadravano e poi, se c’era un momento adatto per la morte del capo di Al Quaida, più opportuno di così non poteva essere.

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