Tag: monti

Svolta fiscale. Ha ragione Renzi e non Bersani. Però con Renzi bisogna scontrarsi…

Non ignoro affatto le capacità di piccolo truffatore del tamarro fiorentino, considero tranquillamente la possibilità che stia solo “facendo ammuina” per preparare la campagna elettorale. So perfettamente che è capace di abolire una tassa per sostituirla con altre tre e so che magari la Ue gli si metterà per traverso per cui cercherà di venirne fuori con uno dei suoi soliti imbrogli verbali. Tutto considerato e soppesato.

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Renzi e Draghi: bella lotta!

Una decina di giorni fa, Draghi ha indirizzato un rabbuffo ai paesi “che non fanno le riforme” (senza citare nessuno un particolare) e che non capiscono che devono “cedere quote di sovranità”, cioè devono sdraiarsi a tappetino davanti ai diktat della Bce e del suo concerto con la Fed. Renzi prima gli ha risposto dichiarandosi d’accordo al 100% e, poco dopo, se ne è uscito dicendo che “le riforme le facciamo noi e non la Bce o la Ue”, aggiungendo che del pareggio di bilancio se ne parla fra un anno e che ora basta con il rigore. E la Merkel ha dato segni di nervosismo.

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Le origini dell’ondata populista in Italia.

Questo articolo è tratto da un mio intervento ad un convegno del marzo 2013 presso l’Università Guglielmo Marconi sul populismo. Buona lettura.

Il recente successo della lista del Movimento 5 stelle è stato variamente interpretato, ma, nel complesso, si è registrata una vasta convergenza nella sua definizione come movimento populista, il che, peraltro ha un fondamento, dato che lo stesso movimento ha fatto sua questa definizione, un po’ riconoscendosi in essa, un po’ per ritorsione polemica.
Ovviamente si tratterebbe di un “populismo sui generis”, che meriterebbe un’analisi particolareggiata, che, a sua volta, richiederebbe una soddisfacente definizione della categoria “populismo”.

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Da Scelta Civica a Sel: tutti sul carro del vincitore…

La vecchia legge per cui gli italiani sono prontissimi ad andare al soccorso del vincitore è sempre valida: da Scelta Civica a Sel (e qualcuno dice anche qualche ex M5s, Ncd e Fi), cortei di parlamentari si dirigono verso il Pd, badando di dichiarare che è verso il Pd di Renzi che vanno, mica verso le minoranze interne.

Faccio umilmente notare che quando a maggio scrissi un pezzo in cui parlavo di una prossima scissione di Sel, deplorando che essa potesse accadere in piena campagna elettorale, poco mancò che alcuni interventori mi mangiassero, accusandomi di farmi portavoce delle invenzioni del “Fatto” che voleva solo affondare la lista Tsipras per aiutare il M5s. Lasciai perdere la polemica, anche per non danneggiare la Lista Tsipras, ma non me la ero inventata e non se la era inventata neppure il Fatto. Il fatto è che mi erano giunte voci abbastanza precise che parlavano di trattative in corso fra Pd e qualche futuro transfuga. Nulla di provato, si intende, ma da diversi particolari si capiva che c’era molta verità in quelle voci. Ora i fatti le confermano.

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Prodi? Kaputt. Avanti un altro…

I “piddini” non sono più un partito, però possono sempre aprire una società di tiro a segno. A Prodi sono mancati 101 voti. Chi sono? A giudicare dalle preferenze espresse, una parte dei franchi tiratori (15) sarebbero dell’ area dalemiana che sta lavorando per spianare la strada al leader Maximo, un altro (6-7) potrebbero essere di qualcuno degli ex Ppi che si vendica dell’impiombatura di Marini, un terzo gruppo (i 9 voti in più alla Cancellieri) forse di renziani che lanciano un messaggio ai montiani. Altri (schede bianche o pochi voti dispersi) possono essere veltroniani o parlamentari di prima nomina “sbandati” e senza una precisa appartenenza di gruppo. Il problema principale sono quei 50 voti in più a Rodotà che sono il grosso dell’operazione.

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Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello

Subito dopo le elezioni politiche (il 4 marzo), scrissi un pezzo sulle imminenti elezioni del Presidente della Repubblica, nel quale sostenevo la necessità di cercare un nome fuori dagli schieramenti, che desse solide garanzie di imparzialità, di fedeltà alla Costituzione e di competenza giuridica e concludevo ravvisando queste caratteristiche in Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto a Torino ed autore di inchieste importanti e coraggiose, da quella sullo spionaggio alla Fiat a quelle più recenti sui casi Thyssen ed Eternit. Credo di essere stato il primo a fare quel nome. Molti intervenuti nella discussione di questo blog mostrarono di condividere quella indicazione, spesso aggiungendone altre di pari alto profilo (Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida, per citarne solo alcuni), ma –a mio avviso- meno adatte o per ragioni di età, o per aver ricoperto incarichi politici e di partito che contravvenivano al criterio della persona estranea agli schieramenti.

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Nichi: detesto dirlo… ma te lo avevo detto

A quanto pare Nichi Vendola inizia a capire quale solenne cappellata ha fatto con l’accordo di luglio con Bersani e sta vigorosamente sterzando a sinistra: referendum sull’articolo 18 in compagnia di Fiom, Idv, Fds, rilancio dei matrimoni gay ecc. ecc. Ed inizia ad avere dei dubbi sula sua partecipazione alle primarie. Ma prendiamo il discorso dall’inizio: primarie di cosa? Personalmente non ho mai pensato che fossero una grande trovata (non a caso fu una idea di Prodi che non ne imbrocca una), ma, in ogni caso, questo sistema di scelta del candidato Presidente del Consiglio necessita di due presupposti:

a-che il sistema elettorale sia maggioritario e contenga l’indicazione del candidato premier

b-che le elezioni si facciano su coalizioni e che il premio tocchi alla coalizione.

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La dittatura del rating e i dilettanti allo sbaraglio

Ogni qual volta le agenzie di rating (e per esse intendiamo le tre sorelle newyorkesi, dato che tutto il resto del rating non conta nulla) declassano qualcuno, quel qualcuno inizia a strillare che non sono credibili, che non bisogna starle a sentire, perchè non contano più nulla ecc. Poi, però, tutti si adeguano agli editti imperiali di Moody’s o di S&P e gli interessi sui titoli salgono immediatamente.
E’ successo anche questa volta per i titoli dei bond europei. Anzi questa volta è successo in anticipo: le borse si sono adeguate già in base ai primi annunci, cosicchè, quando c’è stato il declassamento ufficiale non è successo nulla: era già successo tutto prima.
Per la verità, gli argomenti per dire che le valutazioni delle agenzie sono molto arbitrarie, non mancano: esse non rivelano mai le loro formule di calcolo, non dicono quali dati hanno considerato, sono molto evasive sulle fonti cui hanno attinto, per di più appartengono a società finanziarie su cui poi emettono giudizi non del tutto disinteressati. Insomma, l’arbitro è organicamente dipendente di alcune società iscritte al campionato.

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