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#MafiaCapitale: le dimensioni del malaffare.

Lo scandalo “Carminati” (come, per ora, possiamo chiamarlo) è appena alle prime mosse e il più deve ancora venir fuori. Diversi elementi promettono che possa diventare uno degli scandali memorabili della storia nazionale (come quello della Banca Romana o di Tangentopoli), ma per ora, più che altro, abbiamo solo indizi che vanno in questo senso. Conviene restare prudentemente con i piedi per terra e valutare quello che c’è (e che non è poco) e ricordandoci sempre che siamo solo agli inizi.

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Chi si rivede! Massimo Carminati.

Vecchia conoscenza per chiunque si occupi di eversione nera, Massimo Carminati: dalle imprese dei Nar a quelle della Banda della Magliana, così nei casi degli omicidi Pecorelli, Fausto e Iaio, Pugliese, nel depistaggio per la strage di Bologna, nella rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur, nella “strana” vicenda del deposito d’armi presso la sede di via Liszt del Ministero della Sanità, il suo nome torna sempre.

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Cosa c’entra Dell’Utri con le nomine?

Cappuccino, brioche e intelligence n° 45

Sempre più divertente il caso Dell’Utri. Soprattutto non ci si annoia, con questi continui colpi di scena. Ieri abbiamo scoperto che:

a- contrariamente a quanto universalmente affermato dalla stampa in un primo momento, in realtà il divieto di espatrio era stato solo chiesto dalla Procura, ma non concesso dal Tribunale

b-  che aveva un biglietto di andata e ritorno Parigi-Beirut-Parigi partenza il 24 marzo ritorno il 29, ma non si sa se effettivamente è tornato a Parigi per poi tornare di nuovo a Beirut il 3 dove è stato, localizzato per l’uso del bancomat

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Dell’Utri: una fuga molto particolare

Cappuccino, brioche e intelligence n° 44

Ricapitoliamo l’accaduto: all’antivigilia della decisione definitiva della Cassazione sul processo a Dell’Utri, per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, la Procura di Palermo spicca mandato di cattura. L’interessato, di fronte alla prospettiva di passare sette anni in un hotel a cinque stelle a spese dello Stato, decide che è meglio andare in un hotel a cinque stelle a spese proprie, ma lontano dall’Italia. Ci sta: non si capisce perché, avendone i mezzi, Dell’Utri non avrebbe dovuto valersene per sottrarsi al soggiorno nelle patrie galere (anche perché nel suo caso non c’è la prospettiva degli arresti domiciliari o del servizio sociale, c’è proprio la cella, quella con le inferriate ed il chiavistello). E questa è l’unica cosa che si capisce nella vicenda: classico caso di “evasione preventiva”. Il guazzabuglio inizia subito dopo.

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