Alla fine Monti ce l’ha fatta, come era prevedibile. E, come anche era prevedibile, si è trattato di un governo bicolore catto-tecnocratico. Ma con alcune sensibili differenze rispetto alle previsioni.
Osserviamo la composizione della squadra e “pesiamo” la presenza cattolica: in totale tre ministri (Riccardi, D’Ornaghi e Balduzzi) più uno (Passera) che dobbiamo considerare a parte. Infatti, Corrado Passera non ha alle spalle una militanza cattolica in senso proprio, quanto una carriera lo collega al polo “cattolico” della finanza italiana (prima all’Anton-Veneta, poi gruppo Intesa che assorbe la Cariplo, infine Intesa-San Paolo) a fianco di Giovanni Bazoli che, invece, è più organico al mondo cattolico.
Dunque, la sua nomina a ministro dell Sviluppo economico e delle Infrastrutture, può essere intesa anche come un rafforzamento del polo cattolico a fronte dell’attacco internazionale ai nostri due principali gruppi finanziari (appunto, Intesa ed Unicredit). In questo senso possiamo ritenere Passera un “aggregato” della pattuglia cattolica.
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