Tag: mario monti

Posso dire che Grillo mi ha lasciato un po’ perplesso?

Innanzitutto auguri per il 2014: ne abbiamo davvero bisogno perché non è un anno facile quello che si presenta. Ma, i colpi di fortuna sono sempre possibili e ci speriamo. Ho ascoltato il discorso di Grillo che, per molti versi era del tutto condivisibile e, devo dire, di tono più tranquillo del solito. Come non essere d’accordo sul fatto che c’è stato un terremoto elettorale e che la classe politica fa finta di nulla? Come non dargli ragione sulle dimissioni di Napolitano o l’Euro? O come non concordare sulle critiche ai disastri combinati da Monti? Dunque, su gran parte del discorso non ho nessun problema e sottoscriverei. Tuttavia ci sono tre o quattro punti che mi lasciano molto perplesso a cominciare dalla Corte Costituzionale, alla quale si fa un addebito falso: averci messo sei anni per dichiarare l’incostituzionalità del Porcellum.

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Le dimissioni di Monti e la fine di Scelta Civica: che cambia?

Sarebbe facile infierire sull’uscita di scena di Mario Monti e liquidarla con un secco: “Ci siamo tolti davanti un imbecille” (imbecille politicamente parlando, si intende). Ma le cose non sono così semplici: certo Monti non si è dimostrato un’aquila in politica ed anche molte oche gli avrebbero dato i punti su quel terreno (per restare nella metafora aviaria), e la sua creatura politica, già nata asfittica, era già in liquidazione da subito dopo le elezioni anche grazie al suo comportamento altezzoso quanto esilarante. Dunque, lo sbocco era segnato.

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Unità politica dell’Europa: ancora con questa storia?!

Ormai è un tormentone noioso quanto inutile: “dobbiamo farlo per l’Europa”, “ora andiamo avanti sulla via dell’Unità europea”, “E’ il momento di rilanciare l’unità d’Europa”…Ricorrentemente un gruppo di “europeisti di professione” (Giuliano Amato, Mario Monti, Romano Prodi, ecce cc.) si esercitano nel solito esercizio retorico sul tema dell’unità politica europea che giustifica tutti i sacrifici di una austerità priva di senso e di prospettive. E’ un mantra buono per tutte le stagioni ed ora ci si esercita Massimo D’Alema (Il Sole 24 ore 4 settembre p. 11). Ma questi piccoli azzeccagarbugli abusivamente assurti al ruolo di “statisti” (udite udite!) non fa i conti con una piccola verità: quello che vegliano amorevolmente non è un ammalato grave e neppure un corpo in coma irreversibile, ma un cadavere ormai in stato di decomposizione. Il disegno europeo è morto e non c’è più niente da fare.

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Qualche nota sul governo Napolitano-Berlusconi-Monti-Letta

E’ consuetudine chiamare il governo con il nome del Presidente del Consiglio, ma, nella prima Repubblica spesso si faceva seguire a quello il nome del principale alleato, per esprimere la formula di maggioranza. Ad esempio, il secondo governo Andreotti fu definito Andreotti-Malagodi-Tanassi (ma più spesso “Andreotti-Malagodi”) per dire che la formula era Dc-Pli-Psdi, oppure i primi governi di centro sinistra furono chiamati Moro-Nenni e poi Rumor-De Martino per dire che la formula base era l’alleanza Dc-Psi, cui concorrevano in posizione minore Psdi e Pri.

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Napolitano, Grillo, i saggi e la Costituzione: questa crisi è grave ma non è seria

Grillo ha proposto di iniziare a far lavorare il Parlamento, “congelando” in qualche modo la crisi di governo e l’esempio citato è quello del Belgio che è da due anni “senza governo” e tira avanti lo stesso. Quasi tutti i costituzionalisti, a parte Cheli, hanno bocciato la proposta ritenendola costituzionalmente impraticabile. Nello stesso tempo, il Presidente della Repubblica ha fatto una proposta in qualche modo convergente: intanto lasciamo il governo Monti che è “pienamente operativo” (si badi all’aggettivo) e facciamo un comitato di saggi che spiani la strada ad un governo di larghe intese, mettendoci  dentro alcuni economisti e costituzionalisti di chiara fama, insieme ad un esponente di ciascun partito (meno il M5s), in modo che trovino una intesa sul programma. Poi, aggiunge, ”io non mi dimetto sino alla fine del mandato” cioè il 15 maggio, il che, in soldoni, significa che prima di settembre non si vota. Dunque questa situazione di “sospensione” potrebbe durare anche altri 5-6 mesi, durante i quali, il governo c’è: Monti.

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Quirinale: un ragionamento ed una proposta

In un modo o nell’altro, questo scassatissimo parlamento eleggerà un nuovo capo dello Stato: può darsi che non si riesca a fare un governo e si vada al voto, ma il Presidente della Repubblica bisogna eleggerlo prima, perché l’art 88 stabilisce che il Presidente non può sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che questo periodo coincida con gli ultimi sei mesi della Legislatura, ma qui siamo di fronte ad un Parlamento appena eletto. Come prima cosa occorrerà eleggere i Presidenti delle Camere ed al Senato non sappiamo che frittata verrà fuori, ma, per ora lasciamo la cosa da parte. Sta di fatto che il 15 aprile sarà convocato il Parlamento in seduta comune. Proviamo a ragionare su chi potrebbe essere e partiamo da qualche conto. Il collegio elettorale è composto da 1007 “grandi elettori” per cui la maggioranza richiesta è di 667 voti nelle prime tre votazioni e di 504 dalla quarta in poi.

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Politica estera: l’eterna Cenerentola

Una campagna elettorale diversa.

Avevo criticato l’assenza della politica estera nel programma del M5s e, giustamente, mi si fece notare che esso non era l’unico a snobbare quel tema. E, infatti la politica estera è proprio sparita dal dibattito e non compare nei programmi dei vari partiti. Quelli, per così dire, tradizionali (Pdl, Pd, Monti) danno per scontate le attuali appartenenze dell’Italia a Nato e Ue (forse la sola Lega balbetta qualcosa contro la Ue) e non hanno altro da dire. Ma chi fa di peggio sono le cosiddette liste “alternative” (Sel, Rc, M5s) che semplicemente non si pongono il problema.

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Questa volta sono solidale con Giannino…

L’anno scorso, Giannino venne nella mia facoltà, per una conferenza organizzata dai giovani di Azione Universitaria, ma dovette tornarsene, perché gli studenti lo contestarono a suon di uova e vernice (con quello che costano le uova!!!!). Venne fuori un pandemonio e la quasi totalità dei miei colleghi sottoscrissero un documento di vibrata condanna dei contestatori e di solidarietà a Giannino. Fui fra i pochissimi a non firmare e (credo) l’unico a dichiararlo pubblicamente con una lettera aperta al Preside  che troverete in questo stesso blog. Dunque, non credo di essere sospettato di simpatie per l’Uomo che vuol “fermare il declino” e, peraltro, le mie posizioni dichiaratamente antiliberiste sono abbastanza note. Ciò premesso, veniamo al fatto di cronaca che lo riguarda.

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Che effetto avranno le dimissioni del Papa sulle elezioni?

Sento da più parti echeggiare la domanda sul se ritenere casuale o no la coincidenza fra le dimissioni del Papa e le elezioni italiane. Personalmente sposo la tesi della casualità: il Papa è molto più importante del Presidente del Consiglio italiano e non credo che si dimetta per influenzare le elezioni italiane. Peraltro, non si capisce a pro di cosa andrebbe questa mossa nel quadro degli interessi vaticani. Dunque, scarterei nettamente la tesi di un qualche indecifrabile disegno su questa coincidenza.

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Patrimoniale si o no? Ma di cosa stiamo parlando?

Una campagna elettorale diversa

Molti, in questa campagna elettorale, lanciano la proposta di un’ imposta straordinaria patrimoniale, ma si guardano bene dal precisare cosa intendono per patrimoniale. Come se l’espressione avesse un significato univoco ed ovvio, non bisognoso di precisazioni. E invece, chiediamoci: la patrimoniale serve o no? Ed a cosa? Ma, soprattutto, che intendiamo per patrimoniale e patrimonio?

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