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Francia: e l’Isis votò per Marine Le Pen…

Puntuale come le scadenze del fisco è arrivato l’attentato parigino alla vigilia del voto ed è difficile pensare ad una coincidenza accidentale. Tutto lascia intuire la volontà degli Jihadisti di “pesare” nelle urne di domenica, in primo luogo scoraggiando l’affluenza ai seggi in una scadenza così rilevante, coltivando quel senso di insicurezza permanente che ormai alberga i francesi, ed in secondo luogo favorendo qualche candidato contro gli altri. E non ci vuole molto a capire chi può avvantaggiarsi psicologicamente da questo attentato: Marine Le Pen. 

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Quello che Pisapia, Zedda e Doria hanno capito della lezione francese.

I tre residui sindaci “arancione”, Pisapia, Zedda e Doria hanno lanciato un appello per liste comuni Pd-Sel alle prossime comunali nelle rispettive città con un argomento nuovissimo: non far vincere la destra, come è accaduto in Francia. Quello che loro hanno capito della lezione francese è che bisogna far quadrato intorno alla socialdemocrazia nei liberista per sbarrare la strada alla destra. Mai sentito un discorso più sfrontatamente opportunista e più clamorosamente falso di questo.

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Francia e Venezuela: la sinistra che perde.

In una sola giornata la sinistra  riceve due colpi secchi perdendo (e male) le elezioni politiche in Venezuela ed amministrative in Francia. Sono due contesti diversi e due sinistre diverse: neoliberista, europeista, moderata ed elitaria quella francese, populista e altermondialista quella carachegna, ma entrambe incapaci di essere forza di cambiamento e di affrontare una crisi internazionale come questa in corso.

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Elezioni amministrative in Francia: è solo l’antipasto

Il crollo dei socialisti e la parallela affermazione del Fn di Marine Le Pen non hanno sorpreso nessuno, ma l’entità degli spostamento è andata al di là delle previsioni. Il Ps paga l’impopolarità di Hollande, dovuta alle sue scelte di governo, ma, più in generale paga la sua posizione scomodissima di gestore della crisi. La sinistra “riformista” non ha e non può avere spazio nell’ordinamento liberista, perché la sua ragion d’essere sta nella mediazione fra capitale e lavoro, mentre il neo liberismo non cerca alcuna mediazione, perché postula semplicemente il dominio capitalistico e la totale subalternità del lavoro.

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