Tag: marco travaglio

Nuovo sensazionale sexygate da Arcore. Posso dire “chi se ne frega!?”

Con la trasmissione di Santoro è tornato alla ribalta il vecchio film sui festini di Arcore: la fidanzata è solo una fidanzata di copertura (anzi, di “copertina”, buona sola per i servizi patinati che accreditino un Cavaliere tornato fidanzato fedele), anzi è lesbica e lo ricatta perché sa cose che…Posso dire che è spazzatura della peggiore specie e che mi conferma il giudizio negativo che ho sempre avuto di Santoro?

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Lo scontro Grasso, Travaglio, Caselli

L’acceso scontro fra Travaglio e Grasso, che poi ha coinvolto Caselli, che si è rivolto al Csm, fa venire allo scoperto molti nervi assai sensibili sul come si è fatta la lotta alla Mafia in questi venti anni. Forse Marco Travaglio è stato troppo tagliente, ma alcune cose non sono controvertibili, come l’apprezzamento (francamente increscioso) che Grasso fece al Governo Berlusconi in tema di lotta alla mafia. Imbarazzante.  Fra gli inquirenti anti mafia si sono formati, già dalla metà anni settanta, due partiti sempre più acutamente contrapposti, che, convenzionalmente, potremmo definire come l’ ”antimafia radicale” e ”antimafia moderata”, divisi su tutto: sulla cultura della prova, sulla concezione del processo, sul giudizio stesso sulla Mafia e sul modo di rapportarsi all’opinione pubblica. L’ala radicale partiva di un giudizio della Mafia come fenomeno sociale e politico complessivo, appartenente a un filone di pensiero che partiva da Michele Pantaleone e si era poi sfaccettato nelle opere di Filippo Gaja, di Umberto Santino, Peppino Cassarrubea, Nando Dalla Chiesa ecc. (per citare solo i primi che mi vengono in mente). Questa analisi postulava la centralità della battaglia politico sociale  includendo in essa lo strumento penale che, però non era né esclusivo né prioritario su tutti gli altri. Nel tempo, tuttavia, il processo diventava la punta di lancia del movimento, la “locomotiva” che doveva aprire la strada. Di conseguenza, al magistrato (soprattutto inquirente) spettava il ruolo di figura trainante di una rivoluzione civile che avrebbe abbattuto la mafia e la polemica di Sciascia sui “professionisti” dell’antimafia va capita in questo quadro.

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Devo esprimere la mia solidarietà a Marco Travaglio.

Devo esprimere la mia solidarietà a Marco Travaglio.

Come si sa,  Marco Travaglio ha indirizzato una lettera a Michele Santoro per lamentare l’andamento dell’ultima puntata di “Anno Zero”, nella quale è stato arrogantemente e volgarmente insultato dai suoi interlocutori berlusconiani in assenza di reazioni significative del conduttore.
Marco Travaglio non ha ragione: ha ragione da vendere! E devo esprimergli tutta la mia solidarietà.
Da circa venti anni si è affermato un modello di dibattito televisivo semplicemente ignobile il cui format base è il seguente:
Domanda: “e’ vero che lei ha compiuto atti irregolari nell’esercizio del suo potere?”
Risposta “Cosa faceva tua moglie ieri in quell’albergo equivoco con quel tal finanziere?”
D: “Non ritiene che la sua politica sanitaria abbia dato pessimi risultati?”
R: “Il fatto è che tu hai l’Aids perchè sei un culattone”.

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Pinelli, Napolitano e il Corriere della Sera

L’incontro fra le due vedove di Calabresi e Pinelli ed il relativo discorso del Presidente Napolitano hanno innescato una serie di polemiche a ricaduta per cui una innesca un’altra. Due osservazioni sul discorso del Presidente: se Pinelli è stato una vittima, ci sarà stato pure un carnefice che lo ha reso tale o no? Chi è stato? La teoria del “malore attivo” di D’Ambrosio va a farsi benedire ed occorre essere meno reticenti, come Giuliano Ferrara a fatto notare: le cose non si possono dire a metà. Personalmente sono giunto alla conclusione che Calabresi non era nella stanza al momento del volo di Pinelli, ma che abbia fatto l’errore di avallare la versione dei suoi uomini, come se ci fosse stato.

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