Tag: magistratura

Il caso Azzolini e la riforma del Parlamento.

Come prevedevo, il mio pezzo sul caso Azzolini ha provocato diversi dissensi fra i lettori, cosa comprensibilissima, dato il giustificatissimo odio per i politici che, però, può abbagliare.  Ovviamente io credo che se un parlamentare ha fatto reati è giusto che paghi, su questo non si discute, ma secondo quanto stabiliscono le leggi. E’ bene che ci ricordiamo una cosa: non si può chiedere, insieme, legalitarismo e giustizia sommaria. Se protesti contro Mafia Capitale, chiedi la punizione dei corrotti ecc. in nome del rispetto della legalità, ecc. poi non puoi essere “disinvolto” nell’applicazione delle norme di procedura: se vuoi il rispetto delle leggi devi essere il primo a rispettare la legge. Insomma: sbatteteli pure tutti in galera e buttate via la chiave, ma dopo un processo regolare. Ci siamo? Ed allora qualche precisazione può essere utile.

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Genesi del giustizialismo di sinistra.

Per tutti gli anni cinquanta e sessanta (per non dire prima) a sinistra era coltivata una fiera diffidenza nei confronti della magistratura: Togliatti, una volta, si lasciò andare a dire che un giudice era più pericoloso di un generale e, quando la stampa di destra attaccava un dirigente comunista, accusandolo di una qualche nefandezza, il Pci suggeriva sempre di ignorare sprezzantemente la cosa, senza dare querela, nella convinzione che il magistrato di turno avrebbe usato il caso solo per screditare ancor più il suo dirigente.

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Ancora sugli omicidi al tribunale di Milano.

Come era facile immaginare, le polemiche intorno all’omicidio plurimo accaduto nel tribunale di Milano, si sono incentrate sulle accuse della magistratura al governo e, più in generale alla politica: la campagna di odio verso i magistrati, che avrebbe armato la mano di Giardiello e l’incuria volontaria in cui sarebbe stato lasciato il mondo della giustizia, come dimostrerebbe la mancata sostituzione del metal detector di via Manara, rotto da nove mesi. Sfortunatamente né l’uno né l’altro argomento stanno in piedi.

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Il caso D’Alema-Cpl di Ischia.

Con il caso D’Alema si sta scoperchiando il pentolone delle cooperative che da tempo immemore non sono più tali ma, di fatto, società di capitali travestite, per pagare meno tasse e godere di altri privilegi. Nella faccenda ci sono diversi profili che affronteremo separatamente in altri pezzi come il ruolo delle cooperative ed  il finanziamento della politica, qui ci interessa parlare dei rapporti fra politica e magistratura.

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Caso Nigeria-Eni: perchè proprio ora?

Cappuccino, brioche e intelligence n° 50

Certo è una cattiva abitudine quella di chiedersi “perché proprio ora” di fronte ad ogni iniziativa giudiziaria: volendo, una qualche coincidenza la si trova sempre e, quindi, è sempre possibile sostenere che si tratta di una manovra tendete a questo o quel risultato. E quindi, è bene non abusare di questo tipo di argomento, ma ci sono i casi in cui –con tutta la cautela necessaria, per carità- conviene farsi questa domanda. Ovviamente, si possono solo formulare ipotesi, badando bene di ritenerle tali e non verità di fede. Questa del caso Eni-Nigeria, è una di quelle occasioni in cui qualche dubbio è lecito nutrirlo. Ragioniamo.

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Poteri deboli: chi comanda in Italia?

Propongo oggi l’articolo che ho curato per l’ultimo numero della rivista “Formiche”, che volentieri segnalo e consiglio ai miei lettori.

Qualche settimana fa, l’Epresso titolava il copertina “Qui non comanda più nessuno” e l’articolo correlato partiva dalla constatazione del declino di tutti quei soggetti che per decenni hanno retto il potere in Italia (Vaticano, partiti, Sindacati, Confindustria, la grande finanza, le imprese multinazionali con targa tricolore, la massoneria…). Soggetti che ancora esistono, ma assai rimpiccioliti ed in via di ulteriore ridimensionamento. Donde la diagnosi di alcuni intervistati riflessi nel titolo di copertina: il potere in questo paese si sta polverizzando, siamo all’entropia di sistema. È una analisi giusta?

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La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata

Leggi la 1a puntata: Ma sono proprio le Toghe Rosse i nemici di Berlusconi?

Come si sa, la gens berlusconia indica nelle “toghe rosse” l’origine dei guai del Cavaliere. Il ragionamento è questo: negli anni settanta si affermò fra i magistrati una corrente di contestatori (Magistratura Democratica) che, in breve, divenne la longa manus del Pci nel potere giudiziario. Lentamente questa corrente ed i suoi amici nelle correnti confinanti, conquistarono le Procure della Repubblica e –complice il nuovo codice di procedura penale- sferrarono l’attacco che portò alla distruzione di Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli (i cinque partiti che assicurarono democrazia e benessere, ha detto di recente Berlusconi). Quella stessa corrente è poi passata all’attacco del Cavaliere nel momento in cui, con la sua “discesa in campo”, egli impedì la vittoria del Pds, che altri non era che il vecchio Pci travestito.

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I referendum Radicali sulla giustizia. Perché boicottarli.

I radicali tornano a farsi vivi con la loro consueta strategia referendaria che, questa volta, ha per oggetto la giustizia:

quesiti 1 e 2:  responsabilità civile dei magistrati in  caso di errori;

3: ritorno a funzioni giudiziarie dei magistrati “fuori ruolo”;

4: tendente a limitare ed, al limite, escludere la custodia cautelare;

5 abolizione dell’ergastolo;

6. separazione delle carriere di magistratura giudicante e magistratura inquirente.

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Cucchi, gli operai di Terni e la corporazione giudiziaria

Oggi avrei voluto proseguire il ragionamento sul M5s, ma ci sono due  avvenimenti di cronaca che mi obbligano a rinviare di un paio di giorni, perché non è possibile  passare su certe cose come se nulla fosse: la  sentenza sul caso Cucchi e la carica contro gli operai di Terni. Le due cose sono indipendenti una dall’altra ma hanno un filo che le lega: la brutalità delle forze di polizia che sta raggiungendo livelli da Argentina anni settanta e la sistematica impunità che glielo consente.

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Signori Giudici, dottor Manganelli, ma non vi vergognate?

E’ di questi giorni l’incredibile notizia del ragazzino di 10 anni preso di peso da un gruppo di poliziotti come se fosse un delinquente o un animale. Il capo della Polizia Manganelli ha porto le scuse -immaginiamo a tutta la comunità nazionale- per questo comportamento indegno dei suoi uomini. Negli stessi giorni, degli agenti, convinti che un ragazzo fosse uno spacciatore che nascondeva ovuli di droga nello stomaco, hanno sedato il ragazzo e lo hanno fatto sottoporre ad una gastroscopia e senza nessuna autorizzazione della magistratura. E di questi che mi dice Manganelli? Qui non è questione di scuse, semplicemente gli agenti vanno radiati dal corpo e denunciati –insieme al personale sanitario- per abuso di potere e lesioni volontarie.
Ma la faccenda del ragazzino è ancora peggiore, perché ha provocato danni devastanti: le modalità brutali dell’intervento hanno terrorizzato una intera classe di ragazzini, che nei temi scrivono “mamma, ora rapiranno anche me?”. 

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