Tag: m5s

Sinistra radicale: non c’è più niente da fare (almeno per questo giro)

Diversi amici e compagni mi sollecitano un parere su cosa dovrebbe fare la sinistra radicale in vista delle elezioni. Risposta semplice: nulla e passare la mano. Infatti, almeno per questo giro, non c’è nulla da fare, la sinistra radicale si è suicidata: non si possono perdere 4 anni e 10 mesi e pretendere di risolvere tutto con un tentativo degli ultimi due mesi, siamo seri! Iniziamo da Vendola: la scelta di sottoscrivere l’alleanza con il Pd si è risolta nel disastro che era stato facile prevedere. Nichi, che due anni fa di questi tempi, sognava di arrivare primo in elezioni primarie della sinistra (e forse avrebbe potuto anche farcela)  non è arrivato neppure al secondo turno, surclassato da Renzi che ha preso il doppio dei suoi voti. Per cui, l’alternativa a Bersani non era alla sua sinistra ma alla sua destra ed a Nichi non resta che fare la ruota di scorta di un Pd esplicitamente orientato a mantenere la linea fallimentare del rigore montiano.

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Elezioni in Sicilia: terremoto in arrivo e mosse disperate

In sintesi:
-il Pdl si squaglia come un gelato all’Equatore, passando da 900.000 a 247.000 voti (persi più di 2 su 3);
-il Pd “vince” ma perdendo 248.000 voti (1 su 2);
-l’Udc, non solo non intercetta un voto di quelli persi dai partiti maggiori, ma ne perde 130. 000 dei suoi (più di 1 su 3);
-la lista Sel-Federazione della sinistra va malissimo perdendo 25.000 voti sui risultati del 2008 (il peggior risultato in assoluto, rispetto al quale c’era stata una ripresa alle europee dell’anno dopo);
-il Movimento 5 stelle decuplica i voti rispetto a 4 anni fa e sfiora il 15%

L’astensione, per la prima volta nella storia delle consultazioni elettorali dal 1945 in poi, supera la metà degli elettori.

Il quadro mi sembra chiaro: se le formazioni di destra si dissolvono, il Pd non rappresenta alcuna alternativa ed affonda più lentamente del suo concorrente, ma affonda. Non è la crisi della maggioranza di destra, ma la crisi del sistema politico che precipita. Se si trattasse di indicazioni valide a livello nazionale, dovremmo dedurre che i partiti interni al sistema non superano il 35% dei consensi totali. E, infatti, il boom delle astensioni è un evidente segno politico di ritiro della fiducia degli elettori nei confronti del sistema nel suo complesso.

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Grillo, Casaleggio, Favia…

Questa volta mi sembra che Grillo stia sbagliando. Ma cominciamo dal principio. Giovanni Favia, consigliere regionale emiliano del movimento, alla fine di una intervista,  ha fatto una serie di pesanti dichiarazioni fuori onda sulla mancanza di democrazia nel M5s sul ruolo di Roberto Casaleggio, che poi il giornalista (molto scorrettamente) ha mandato in onda, provocando una tempesta di dichiarazioni, smentite, polemiche. Ieri sul blog di Grillo è comparso un intervento del giornalista free lance Maurizio Ottomano che, esaminando la successione oraria dei fatti, sostiene che si è trattato di un finto fuori onda in realtà concordato fra Favia ed il giornalista. E questo perché Favia si starebbe apprestando a passare ad un altro partito (il Pd) ed avrebbe cercato di montare il caso. Ovviamente l’interessato ha smentito, una parte dei grillini lo ha attaccato come un nuovo Scilipoti, altri lo hanno difeso ecc. Sinceramente non so se si è trattato di un vero fuori onda o di una sceneggiata, ma sia in un caso che nell’altro il giornalista è di una scorrettezza totale: nel primo caso perché ha abusato della fiducia di un intervistato, nel secondo perché si è prestato a fare una truffa al pubblico.

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Cari amici, capiamoci…

Visto la piega che ha preso la discussione forse è meglio che dia una risposta collettiva. Vedo che in molti si sono accalorati immediatamente sui due fronti, detrattori ed estimatori (ma direi adoratori) di Grillo, c’è chi pensa che io propenda per Grillo per ragioni di vicinanza personale (quale? Grillo non l’ho mai incontrato e Casaleggio non so come è fatto), c’è chi definisce il mio pezzo “indegno di essere letto e spazzatura di regime” (perché “il M5 stelle non morirà MAI” sic!). Poi c’è chi mi dà del “complottista”, chi ritiene fondati i timori di Grillo e chi li ritiene pura sceneggiata vittimista. Però, salvo alcuni interventi più equilibrati, si tratta il più delle volte di affermazioni secche e non sostenute da un ragionamento esplicito. Mi sembra che Grillo stia scatenando la consueta tifoseria da un lato e dall’altro e che tutto questo esprima una notevole diseducazione a discutere con pacatezza e prendendo le dovute distanze dall’argomento in discussione.

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Qualcuno vuole uccidere Beppe Grillo?

Qualche giorno fa, Beppe Grillo, lamentando la violenza degli attacchi rivoltigli sia on line che sulla stampa, ha scritto: “E dopo cosa verrà? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo. Li diffami,  li isoli e poi qualcuno li elimina”. Una frase buttata là senza troppo peso, ma che ha scatenato una buriana di reazioni: “Grillo piagnone, vittimista, lo fa solo per farsi pubblicità…” Fra i più scatenati i Pd (in prima linea il sen. Dario Ginefra che ricordo da quando aveva 20 anni ed era il leader dei giovani del Pds a Bari, nel movimento della “Pantera”: uomo di partito già da allora) ma anche Rifondazione nel suo sito ha scritto cose analoghe. Grillo, in verità, non ha detto che vogliono accopparlo, ma ha solo lanciato l’ipotesi che la campagna contro di lui possa spingere qualcuno a passare ai fatti. Nulla di preciso, non una denuncia o un sospetto circostanziato e, diciamolo, non fosse stato per le reazioni, nessuno se ne sarebbe accorto e la cosa sarebbe finita là. Dunque, un’ uscita sopra le righe del comico in cerca di spazio mediatico?

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Riforma elettorale: si sono incartati

Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, che dava per fatto l’accordo fra partiti sulla legge elettorale, nuova battuta d’arresto e le probabilità di una riforma prima del voto sono ridotte al lumicino. Per la verità, l’ottimismo dei giorni scorsi era del tutto immotivato: l’accordo sembrava fatto, salvo che per qualche dissenso su dettagli come l’entità del premio di maggioranza, se attribuirlo al singolo partito o alla coalizione, il voto di preferenza e i collegi uninominali. In pratica, tutto, esattamente come prima dell’estate. E così sono restate le cose. Non ci metteremo il lutto per questa mancata “riforma” che si prospetta più indecente del “Porcellum” e va detto che le proposte del Pd erano ancora più oscene –da un punto di vista democratico- di quelle del Pdl e dell’Udc. Il Pd ha ereditato solo le cose peggiori del Pci, come, ad esempio la totale mancanza di laicità e la sostanziale incomprensione della democrazia pluralista: una cosa (come il premio di maggioranza o il maggioritario secco) è cattiva se serve agli altri, ma diventa improvvisamente buona se serve a sé stesso. La legge truffa era infinitamente più democratica e rispettosa del principio di rappresentatività, ma all’epoca il Pci condusse una battaglia memorabile in difesa della proporzionale (in silenzioso accordo con Msi e Pdium, va detto, ma la cosa non ci scandalizza affatto). 

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Se Grillo e Landini…

Si legge sui giornali di proposte della Fiom a Grillo per la formazione di una lista che raccolga i movimenti di protesta in un unico polo ed è di qualche giorno fa un appello di Giulietto Chiesta che andava in questo senso. Un mese fa era stato Di Pietro a proporre un accordo elettorale a Grillo, che ha respinto la proposta. Prima ancora ci aveva provato Pannella. Tutti tirano per la giacca il vincitore delle ultime amministrative, ma non tutti per gli stessi motivi, con le stesse proposte politiche e con la stessa credibilità. C’è chi pensa ad una aggregazione politica  permanente simile a Siryza, chi ad una vasta alleanza anti montiana e c’è chi pensa solo di prendere un tram per Montecitorio. Il Movimento 5 Stelle si trova ad un punto di svolta che determinerà la sua storia successiva, ha di fronte a sé tre scelte base (con alcune varianti interne a ciascuna).

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