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Politica estera: l’eterna Cenerentola

Una campagna elettorale diversa.

Avevo criticato l’assenza della politica estera nel programma del M5s e, giustamente, mi si fece notare che esso non era l’unico a snobbare quel tema. E, infatti la politica estera è proprio sparita dal dibattito e non compare nei programmi dei vari partiti. Quelli, per così dire, tradizionali (Pdl, Pd, Monti) danno per scontate le attuali appartenenze dell’Italia a Nato e Ue (forse la sola Lega balbetta qualcosa contro la Ue) e non hanno altro da dire. Ma chi fa di peggio sono le cosiddette liste “alternative” (Sel, Rc, M5s) che semplicemente non si pongono il problema.

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Che effetto avranno le dimissioni del Papa sulle elezioni?

Sento da più parti echeggiare la domanda sul se ritenere casuale o no la coincidenza fra le dimissioni del Papa e le elezioni italiane. Personalmente sposo la tesi della casualità: il Papa è molto più importante del Presidente del Consiglio italiano e non credo che si dimetta per influenzare le elezioni italiane. Peraltro, non si capisce a pro di cosa andrebbe questa mossa nel quadro degli interessi vaticani. Dunque, scarterei nettamente la tesi di un qualche indecifrabile disegno su questa coincidenza.

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La strategia comunicativa di Berlusconi

Berlusconi è un Grande! Detesto dirlo, mi brucia lo stomaco e mi fanno male le dita mentre batto sulla tastiera che preferirei ingoiare, piuttosto che ammettere una cosa del genere, ma sono costretto a dichiararmi sconfitto ed ammettere che l’orrendo Cavaliere è un genio della comunicazione e tutti gli altri (Bersani, Monti ecc.), messi uno in collo all’altro, non gli arrivano al ginocchio.  Semplicemente, nessuno ha capito la sua strategia comunicativa e tutti la assecondano. Partiamo chiedendoci cosa vuol fare Berlusconi: il sogno proibito sarebbe vincere alla Camera (dopo di che lo vedremmo con ogni probabilità al Quirinale, con Monti a Palazzo Chigi), ma, nonostante tutto, credo che anche lui non ritenga la cosa probabile. Più concretamente, punta a rendere ingovernabile il Senato, impedendo la maggioranza Pd-Sel e rendendo Monti non determinante.

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Che succederà alla elezioni? Una partita a tre uscite

Prima di continuare con il dibattito sulle idee per uscire dalla crisi (che noto, con piacere, abbastanza partecipato) mi sembra il caso di fare il punto sull’andamento della campagna elettorale. Abbiamo 5 blocchi (destra, centro montiano, Pd-Sel, 5 stelle e arancioni). Prima considerazione: il Pd, ragionevolmente dovrebbe vincere alla Camera senza troppi problemi, aggiudicandosi il 54% dei seggi. A meno che lo scandalo Mps non porti ad un terremoto di vaste proporzioni; esso avrà effetti non irrilevanti e non va sottovalutato (come, invece, sta facendo Bersani) ma, per ora, non sembra in grado di ribaltare il risultato elettorale previsto. Né, per ora, sono prevedibili altri eventi di questa potenza.

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Cosa votare? Concludendo, per quel che mi riguarda, la prima parte del discorso

Diversi intervenuti mi sollecitano ad esplicitare la mia posizione sul voto (il particolare il mio amico Franco De Mario che mi sembra assai impaziente). Per quanto mi riguarda, posso iniziare a restringere il campo delle possibili opzioni, escludendo due delle quattro ipotesi iniziali: Pd-Sel da un lato e M5s dall’altro. Di Pd e Sel non c’è bisogno di aggiungere molto a quanto già detto, se non il fatto che vedo la coalizione sempre più “montiana” e spostata al centro. M5s: mi sembra poco generoso accusarmi di scarsa attenzione verso questo movimento al quale ho dedicato parecchi pezzi di analisi e verso il quale ho avuto un atteggiamento abbastanza aperto e, direi, tutt’altro che pregiudizialmente ostile.

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Cosa votare? La Camera

Chiedo scusa se non riesco a rispondere ai molti interventi che mi sollecitano su questo o quel problema, ma fra mail ed interventi sul blog  ho un certo arretrato e devo dare la precedenza agli studenti (siamo in periodo di chiusura tesi), per cui vi chiedo di aver pazienza se rispondo in ritardo e qualche volta non rispondo affatto. Molti (più per mail che nel blog) mi chiedono cosa votare e, soprattutto, cosa voterò. Sinceramente non ho ancora deciso e mi fa piacere discuterne con voi. In primo luogo, penso che la questione si ponga in termini diversi fra Camera e Senato (ed alla Regione per noi qui in Lombardia), per cui inizierò dalla Camera dicendo quello che NON mi convince in ciascuna delle opzioni possibili (ovviamente escludo a priori Monti o Berlusconi, su cui credo sia necessario spendere una parola) e dunque: Pd, Rivoluzione Civile, M5s, astensione, dispersione.

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La solita, vecchia trappola del voto utile

Sinceramente, questa volta non so proprio cosa voterò, forse M5s, forse mi asterrò a modo mio, forse voterò una lista di sinistra tipo De Magistris (se ci sarà); aspetto di vedere che scheda si presenterà per decidere. Una cosa però, la so con certezza: alle politiche non voterò per il Pd o per qualsiasi suo alleato. D’altra parte, se devo parlare con qualcuno, prendo in considerazione il padrone di casa, non la servitù. Il discorso potrebbe essere diverso per la Regione, ma anche qui vediamo che minestra si prepara. Ma, per le politiche il discorso è chiuso in questo senso. Come immaginavo, sugli spalti ci sono già ci sono i tifosi che incitano al voto utile per sbarrare la strada al ritorno del Caimano. Di fronte ad una tale orrenda prospettiva, astenersi o non votare per chi potrebbe sbarrare la strada al mostro, è masochismo? Calma e gesso.

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Grillo, perché vuoi rovinare tutto?

Prima di addentrarmi negli ultimi sviluppi del movimento 5 stelle, desidero comunicare che sabato parteciperò alle primarie per la scelta del candidato presidente del centrosinistra in Lombardia e voterò Andrea Di Stefano.

Ma veniamo al M5S…

Confesso di essere sconcertato dalla piega che sta prendendo la polemica interna al M5s. E lo sbalordimento non  dipende tanto dal fatto che possa esserci un comportamento più o meno autoritario da parte di un vertice nazionale e nemmeno che questo avvenga in un movimento che si definisce orizzontale e senza vertici di sorta, ma perché non capisco che senso abbia tutto questo e che convenienza venga, non solo al M5s, ma anche allo stesso Grillo da questa immagine dispotica e rissosa che sta dando. Che bisogno ha di fare così?

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Il ritorno di Berlusconi

Berlusconi mi sta simpatico come uno spruzzo di candeggina negli occhi, ma devo ammettere a denti stretti che, nonostante la senescenza, tatticamente è quello che ci sa fare di più. Per tre mesi ha fatto un continuo gioco di affondi e ritirate, “Mi ritiro… ma forse torno,…ma non subito….. Cioè torno… Cioè no… oppure si..”; ha aspettato le primarie del Pd per assicurarsi che l’avversario sarebbe stato il vecchio rassicurante Bersani. Poi ha aspettato che scadessero i tempi per la riforma del sistema elettorale (che evidentemente non voleva) giovandosi dell’involontario assist del Pd. Ora spiazza tutti, provocando la crisi e costringendo gli altri a chiedere elezioni a febbraio. Morale: si voterà a febbraio, come voleva lui, che adesso fa finta di concedere che si potrebbe votare il 10 marzo, ma lasciando agli altri il compito di dire “febbraio” per evitare un “Vietnam parlamentare” per i prossimi tre mesi. Chapeau!  Ed allora che si fa? Ma, soprattutto, che cosa vuole fare il Cavaliere che, a rigor di logica, dovrebbe essere spacciato in partenza?

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Grillo e 5 stelle: le soluzioni di oggi saranno i problemi di domani

Invito tutti a leggere anche il post successivo in cui chiarisco alcune notizie che mi riguardano circolate in questi giorni.

Come i lettori di questo blog sanno (ed alcuni mi hanno rimproverato) seguo il M5s con aperta disponibilità al dialogo, dunque, non credo d’essere accusabile di pregiudizi ostili nei suoi confronti; questo, però, non significa che non  abbia critiche da fare e riserve da sciogliere e sarebbe sleale tacere le une e le altre. In particolare, ritorno sul punto delle soluzioni organizzative che il comico genovese ha dato al Movimento ed, in particolare, al ruolo che si autoassegna. Partiamo da questo.

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