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Lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: non dovete allearvi con il Pd, ma fare solo un accordo limitato e a termine

Ho inviato questa lettera aperta a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, apparsa a pagina 18 de “Il fatto quotidiano” di oggi, 6 agosto 2013, che ringrazio per l’ospitalità.

Caro Grillo, caro Casaleggio,

mi sembra che la situazione stia avendo evoluzioni molto interessanti ed il M5s abbia a portata di mano la possibilità di ottenere tre risultati mica da poco: porre fine all’osceno governo delle larghe intese (in particolare, rimuovendo Alfano dal Ministero dell’Interno),  bloccare la riforma del 138 e togliere di mezzo il Porcellum. E’ il caso di dirlo: un terno secco! Come fare? Allearsi con il Pd? No, non è quello che penso.

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Bravo Fico! Così mi piace

Il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5s), ha dichiarato la sua contrarietà alla svendita dell’ente radio televisivo di stato sostenendo, giustamente:

a- che oggi non si tratterebbe di vendere qualche canale ma di svendere tutto (ed a favore dei soliti noti, aggiungiamo noi)

b- che se questo si deve fare, prima occorre definire la legge sul conflitto di interessi

c- che la cifra che lo Stato ricaverebbe (2 miliardi di euro) è la metà di quello che ci costano gli F35 (di cui non si capisce quale bisogno ci sia, aggiungiamo ancora noi).

Posizione ineccepibile che sottoscrivo totalmente. E la cosa sta avendo un’ accoglienza stampa non malvagia (scriviamo alle 17.50 ed abbiamo sotto gli occhi l’edizione on line del Corriere della Sera).

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Chiusa la partita delle amministrative, ora che si fa?

Poco da dire sui risultati del secondo turno delle amministrative: elettori in fuga, Pdl bastonato, M5s in caduta libera e Pd premiato perché, se il totale deve fare 100, qualcuno deve pur prendere le percentuali perse dagli altri. Il Pd sorride sicuro dopo aver preso tutti i 16 comuni capoluogo, ma se guardasse ai risultati in cifra assoluta riderebbe meno. Ripeto: nessuno faccia l’errore di pensare a queste astensioni come ad una perdita di interesse per le elezioni, per cui possiamo tranquillamente fare come se quegli elettori si fossero dissolti nel nulla. Quegli elettori ci sono e prima o poi li vedremo sbucare da qualche parte.

Molto meno allegro è il Pdl. Il risultato rimette seriamente in discussione la certezza di vittoria in caso di elezioni anticipate. I sondaggi perdono di credibilità, anche se dobbiamo tenere presente una cosa: il Pdl sul territorio esiste poco e nulla e sta perdendo quel poco di ceto politico-amministrativo che aveva, però le cose cambiano quando scende in pista il Cavaliere in prima persona. Quindi attenti a non rifare per la seconda volta l’errore di pensare liquidato il Pdl perché i suoi elettori alle amministrative stanno a casa: come si è visto a febbraio, una porzione di essi poi torna a votare Pdl se a chiederglielo è personalmente il Cavaliere. Questa volta, però, potrebbe esserci un problema in più: l’elettorato di destra sta mostrando di non gradire affatto le larghe intese con i nemici di sempre e, per di più, in un governo che, sostanzialmente, sta confermando la linea della massima pressione fiscale.

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I grillini, l’olio di ricino e la stampa

Leggendo i giornali di oggi apprendiamo che una parlamentare M5s avrebbe invocato l’olio di ricino contro i giornalisti. In realtà le cose non stanno così: come ha spiegato la stessa on. Laura Castelli (la parlamentare del M5s autrice della frase incriminata) a tirare in ballo per primo l’olio di ricino non era stata lei ma il deputato della Lega Nord Stefano Allasia –collega di partito dell’ex ordinovista Borghezio, dunque, uno che sa quel che dice- che aveva proposto di usarlo contro i manifestanti no Tav, per cui la Castelli avrebbe usato l’argomento come ritorsione polemica e, peraltro, non per i giornalisti ma per i mafiosi che inquinano i lavori No Tav.

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Friuli, M5s e Pd

Molti avevano pensato che lo sbocco delle elezioni presidenziali avrebbe fatto come prima vittima la Serracchiani e si aspettavano un tracollo del Pd con un simmetrico successo del M5s. Poi, la Serracchiani ha vinto, il Pd ha avuto una perdita percentualmente contenuta e il M5s è crollato. Morale: il Pd si è rinfrancato, godendo dello scampato pericolo, ed i M5s ha negato di aver subito una sconfitta. Ma lasciamo perdere le percentuali e vediamo i dati assoluti, così ci capiamo qualcosa in più, anche perché, con una flessione di 20 punti sulla partecipazione al voto, rispetto a due mesi fa, il raffronto percentuale falsa molto il giudizio.

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Golpe non è, ma vera porcheria si

No, la ri-elezione di Napolitano non può essere definita un colpo di Stato, almeno sul piano formale, perché tutto si è svolto secondo le regole costituzionali: il Parlamento ha votato liberamente. La maggioranza richiesta è stata rispettata, il candidato ha i requisiti necessari… Quindi, almeno in termini formali, non si può dire che ci sia stata una rottura costituzionale. E neppure da un punto di vista sostanziale si può dire che ci sia stata uno stravolgimento della volontà popolare. Rodotà era l’unico candidato verso il quale si erano manifestate le simpatie popolari sia in termini di manifestazioni che di appelli, sottoscrizioni ecc. Però è anche vero che il popolo esercita la sovranità nelle forme stabilite dalla legge, mi pare. E, d’altra parte, non so se in una consultazione a suffragio diretto Rodotà sarebbe prevalso: ad esempio la Bonino avrebbe potuto insidiarlo molto efficacemente (e sapete perfettamente cosa penso della Bonino). Ma anche in un ballottaggio con Napolitano, non sono affatto sicuro che lui avrebbe vinto contro l’indicazione di tutti i partiti eccetto Sel e M5s, magari perché Napolitano ce l’avrebbe fatta solo grazie ai voti di destra come “male minore” dal loro punto di vista. Comunque, l’elezione diretta del capo dello Stato noi non la abbiamo. Punto.

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Le fragilità del M5s

Non c’è dubbio che il M5s abbia avuto un successo senza precedenti: anche Forza Italia, alla sua prima presentazione, con il favore delle televisioni berlusconiane e nel pieno della disfatta della prima repubblica, si fermò leggermente sotto (24%) l’attuale risultato del M5s (25%), che aveva incomparabilmente meno mezzi a disposizione. E’ uso italico salire sul carro del vincitore per cantarne l’elogio. Personalmente sono sempre stato di avviso diverso: essere molto aperto verso i movimenti nascenti, respingendone ogni criminalizzazione, ma diventare ben più critico nel momento in cui si affermano. Non faccio eccezione per il M5s, verso il quale ho mostrato interesse ed apertura fra la fine del 2011 e tutto il 2012 (come si potrà facilmente verificare scorrendo indietro le pagine) ma verso il quale sono assai più critico oggi, dopo il suo successo. Ho l’impressione che tanto i dirigenti quanto gli attivisti del movimento siano stati presi da una sorta di “ubriacatura da alta quota”, che sollecita infondate sensazioni di onnipotenza e non fa vedere i molti punti deboli del movimento. Lo dico sine ira et studio, come puro osservatore che riconosce al movimento molte potenzialità positive ma osserva anche le fragilità che lo insidiano.

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Giochi, giochini, giochetti: ma qualcuno si ricorda dello stato di questo Paese?

La crisi prosegue in un delirio crescente, dove il primo problema è capire cosa vuole fare ciascun giocatore, al di là delle sue proclamazioni. La prima osservazione è che sono tutti furbi, ma nessuno è intelligente. Siamo di fronte ad una serie di trovate di piccolo cabotaggio, ma nessuno ha un vero disegno strategico. Facciamo una rassegna iniziando dal “giocatore capo”: Napolitano. La sua trovata dei saggi ha fatto infuriare sia Pd che Pdl, ha trovato freddo il M5s (che però converge sull’idea di lasciare Monti) e piace solo a Sc. Ma allora perché l’ha fatta? Il punto è che Napolitano ha segnato una svolta nella storia della Presidenza della Repubblica, che non è stata analizzata con l’attenzione sufficiente. Diciamocelo senza giri di parole: Napolitano è stato il Capo dello Stato costituzionalmente più scorretto e più “interventista” che ci sia mai stato. Roba da far impallidire i precedenti di Segni, Cossiga, Pertini che, quanto ad interventismo non scherzavano.

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Ancora sulle candidature al Quirinale

Un paio degli interventi sul precedente articolo, osservano che non siamo noi a votare e scegliere il Presidente, per cui possiamo solo fare da spettatori o quasi. In generale l’osservazione sarebbe giustissima e non ho niente da obbiettare, ma siamo in un momento molto particolare, in cui una pressione proveniente dalla società civile può anche avere successo. In primo luogo è massicciamente entrata in Parlamento una forza politica che (al di là di tutte le critiche che possiamo muovergli) fa dell’apertura alla società civile la sua bandiera, anzi, si ritiene un pezzo di essa all’interno delle istituzioni. Bene: approfittiamone e vediamo se accolgono qualche nostro suggerimento (chè, di suggerimenti in tutta modestia si tratta e non di altro). In secondo luogo, nella confusione generale non si è ancora delineata una candidatura forte e cristallizzata contro la quale questi suggerimenti andrebbero inesorabilmente ad infrangersi.

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Cosa conviene fare a Grillo con il Pd?

Ho scritto su queste pagine -e lo confermo- che in caso di nuove elezioni a breve termine, Grillo con ogni probabilità andrebbe ancora avanti e, dunque, avrebbe tutto l’interesse a far fallire qualsiasi ipotesi di governo per votare entro giugno. Ugualmente, converrebbe a Grillo un governissimo Pd-Pdl, così, al più tardi alle europee fra 15 mesi, avrebbe un salto in avanti spettacolare. Però, questo non vuol dire che le cose siano così semplici e non possano esserci soluzioni tattiche diverse, magari di cortissimo respiro, ma che servano al Pd (ed anche al Pdl) a prendere fiato.

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