Come al solito il dibattito politico di questo paese scivola fatalmente nella storiella complottista e banalizza tutto. Sta succedendo ora con la polemica fra i 5 stelle e gli apparati del Ministero del tesoro. Agli inizi dell’avventura di questo governo scrissi che fra le difficoltà con cui esso avrebbe dovuto misurarsi ci sarebbe stata la resistenza degli apparati disomogenei a queste forze politiche.
Il M5s ha tre meriti storici che nessuno può negare: aver abbattuto il falso bipolarismo Fi-Pd, aver posto in termini politici e non solo giornalistici il tema della casta ed aver impedito che la protesta che stava montando sfociasse in movimenti di estrema destra come Alba Dorata o il Front National. Per queste ragioni non sono affatto pentito di aver costeggiato ed appoggiato il M5s –pur senza mai entrare a farne parte- dal 2013 ad oggi.
In forma non ufficiale, il M5s ha avanzato una proposta di mediazione sulla riforma elettorale, per bocca del vice Presidente della Camera Luigi di Maio, poi parzialmente rettificata da Danilo Toninelli. Sostanzialmente si tratterebbe di un rifacimento dell’”Italicum” renziano rispetto al quale si operano queste variazioni:
Sta diventando molto difficile difendere la giunta Raggi: va bene, i poteri forti remano contro, non ci sono i soldi, c’è un’ eredità spaventosa delle giunte precedenti, il M5s non ha avuto il tempo di formarsi una sua classe dirigente, i mass media sparano a zero… tutto vero, però, proprio per questo, non bisogna fare errori. Gli altri vogliono tagliarti la testa, ma tu non andare a mettere la testa sotto la lama! E se sbagli a fare le nomine, non sono i poteri forti che ti hanno fatto sbagliare, sei tu che hai sbagliato.
Che deve fare Renzi se perde il referendum? Deve andarsene, punto e basta. In primo luogo perché ha impegnato la sua parola in questo senso e non possiamo permettere che possa restare Presidente del Consiglio un Pulcinella del genere, poi per ragioni di ordine costituzionale che ho già spiegato. Per questo non ho per nulla apprezzato la recente uscita di Luigi Di Maio (“non chiederemo le sue dimissioni”). Uscita inopportuna ed anche assai incauta.