Tag: linguistica

Geopolitica dell’Italiano.

Fra le molte sciocchezze che capita di sentire a proposito dell’Italiano, c’è quella per la quale esso sarebbe quasi una lingua morta, parlata da quattro gatti e, pertanto, destinata a scomparire ineluttabilmente nel mondo globalizzato. Ovviamente, i primi sostenitori di questa fesseria sono gli anglomani, per i quali l’inglese basta e avanza per tutti gli usi e tutte le altre lingue possono sparire.

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Lingua veicolare: dove sta scritto che debba essere per forza l’inglese?

Nel Mondo della globalizzazione è inevitabile che si affermi una lingua “veicolare” che permetta di interagire: tanto per dirne una, cosa sarebbe internet senza l’inglese? Dunque, è pacifico che si debba andare ad una lingua di comunicazione, anche se questo non significa affatto che le altre debbano scomparire o diventare lingue di serie B. Il pluralismo culturale resta una fonte di arricchimento insostituibile ed irrinunciabile.

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Inglese: non attribuitemi sciocchezze che non ho detto.

Se ci si desse la pena di rileggere per bene i due articoli che ho dedicato al problema dell’anglomania e della difesa dell’italiano, il mio pensiero dovrebbe risultare abbastanza chiaro, ma, siccome è sempre possibile che mi sbagli, non sarà inutile qualche precisazione. In primo luogo non ho mai detto che non si debba studiare e conoscere l’inglese. Per me sarebbe opportuno aumentare lo spazio della lingua inglese negli orari scolastici ed universitari.

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Per #dirloinitaliano anche all’università

Da Buenos Aires, Dario Clemente. Una delle lezioni più memorabili del corso di Aldo Giannuli a Scienze Politiche a Milano, “Storia del mondo contemporaneo”, fu quando, non ricordo a partire da che spunto, iniziò a parlarci di come il consiglio docente stesse valutando l’ipotesi di istituire corsi interamente in inglese nella nostra facoltà. La lezione fu dedicata quindi a parlare di imperialismo culturale, di lingua-moneta-diritto, e della sua concezione di internazionalismo. Che non dissolve le differenze culturali in unico codice, quello dominante, ma favorisce il dialogo tra le culture a partire dalla ricchezza specifica di ognuna di esse.

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La questione della lingua.

Una delle cose più irritanti della vague culturale neo liberista (a proposito: il neo liberismo non va confuso, come qualche interventore fa, né con il liberalismo né con il liberismo classico) è l’approccio semplicistico ai problemi sociali e culturali: i neoliberisti sono convinti di aver scoperto la pietra filosofale, per cui tutto è facilmente risolvibile una volta accettati i dogmi base del loro culto religioso. E questo “facilismo” produce una banalizzazione del modo di pensare di un po’ tutti, che si esprime a volte in forme assolutamente sconcertanti. L’assoluta inconsapevolezza dei problemi e della loro complessità è tale che lascia completamente disarmati di fronte a questa fiera dell’ovvio e del superficiale. E’ così siamo finiti a parlare di una cosa delicata come i sistemi elettorali con un’intellettuale della forza di Maria Elena Boschi…

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