Tag: libia

L’attentato di Tunisi e l’intervento in Libia.

Con l’attentato di Tunisi è ormai chiaro che siamo tornati alla situazione del 2004-2006, quando gli attentati terroristici si susseguivano a livello mondiale (Madrid, Londra, Bali, Sharm el sheikh ecc.), con la differenza che ora, oltre con Al Quaeda, ce la dobbiamo vedere con l’Isis e con la concorrenza fra i due che spinge a moltiplicare il loro attivismo.

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Libia: per una volta Renzi la stia facendo giusta?

Non sono un pacifista per principio, detesto il Califfato e i suoi fanatici tagliagole, tengo ben distinte le ragioni della politica da quelle dell’etica, come mi ha insegnato zio Nicolò, sono per il realismo politico e mi sforzo sempre di considerare con  occhio non prevenuto le ragioni di chi dice cose opposte alle mie, ma, devo confessare che, per quanto rigiri la questione da tutte le parti, non riesco a trovare un solo motivo serio per un intervento italiano in Libia, in questo momento.

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L’Isis stende la sua ombra sulla Libia e la Nigeria.

Il 27 gennaio scorso, a Tripoli, un commando del cd. Califfato di Derna (che ha riconosciuto la leadership dell’Isis) ha attaccato l’hotel di lusso Corinthia, dove abitualmente risiedono i manager ed i diplomatici restati in città e dove era ospite il premier islamista, Omar al Hasi (non rsconosciuto dalla comunità internazionale a differenza del governo di al Thani rifugiato a Tobruk) che però non era presente al momento dell’attacco.  

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Siria: la cosa sbagliata al momento sbagliato, nel modo sbagliato

Mentre scriviamo il raid anglo americano sulla Siria è annunciato ma non ancora iniziato, ma già è possibile fare qualche considerazione. E’ sempre difficile dire cosa si può fare in casi disperati come quello siriano. Da due anni era in corso una insopportabile mattanza della popolazione civile e qualcosa occorreva fare, ma quello che si prepara sembra la cosa sbagliata, nel momento sbagliato, nel modo sbagliato. In primo luogo, è inaccettabile che ad intervenire sia, una coalizione (per la verità, una mini-coalizione) di “volenterosi”, cioè la solita accoppiata Usa-Uk, e senza nemmeno uno straccio di risoluzione Onu, che autorizzi questo intervento. E questo lo capisce perfino la Bonino che non è esattamente Camillo Benso di Cavour.

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Berlusconi ha ordinato la morte di Gheddafi?

Cappuccino, brioche e intelligence n° 39

Secondo indiscrezioni di una “fonte diplomatica autorevole vicina agli ambienti della sicurezza” raccolte dal “Fatto”, nel pieno della crisi libica del 2011, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiese ai servizi segreti guidati allora da Gianni De Gennaro, di uccidere Gheddafi. La notizia è stata duramente smentita da Buonaiuti. Molto più cauto è stato l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Non venivano certo a raccontarlo a me, ma è possibile. Berlusconi era preoccupato di trovarsi lui stesso in difficoltà perché considerato troppo vicino al leader libico”. Che, come difesa del leader della coalizione di centro destra, non è davvero un granché.

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Sull’ondata di proteste per il film su Maometto

Vi propongo il testo di un’intervista che ho rilasciato qualche giorno fa sul caso delle rivolte scoppiate per il film su Maometto.

L’intervista è di Michele Marelli

Nella misteriosa vicenda che riguarda il film blasfemo sul Profeta Maometto, le cose che non tornano sono parecchie. La sensazione che si sia cercato di provocare una reazione a tutti i costi è forte…

Camilleri definirebbe l’autore di questo film ‘mastro d’opra fina’. Come prodotto artistico è una schifezza irripetibile, ma come operazione di guerra psicologica è assolutamente impeccabile, da manuale direi.

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Rivoluzione araba: qualche ipotesi sul caso libico (terza parte)

A più di tre mesi di distanza dall’inizio dell’intervento aereo occidentale, la situazione è tutt’altro che chiusa; sembra (ma la cosa è tutt’alttro che certa) che Gheddafi sia alle corde, ma è così? La stessa proposta del comitato di Bengasi di negoziare il suo ritiro offrendogli la possibilità di restare in Libia, fa pensare che le cose siano tutt’altro che scontate.
Che ci sia molta “nebbia di guerra” nella comunicazione lo conferma  anche un esame rapido dei titoli dei giornali che un giorno danno per imminente la sconfitta del Rais e due giorni dopo riportano le valutazioni dello stato maggiore inglese che ritiene insostenibile economicamente l’intervento oltre settembre (e dunque, il tracollo di Gheddafi è tutt’altro che scontato).

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Rivoluzione araba: qualche ipotesi sul caso libico (seconda parte).

Diversi degli intervenuti hanno sottolineato la difficoltà di esprimere un
giudizio sui fatti di Libia perchè abbiamo a disposizione notizie scarse e poco affidabili.
Per quanto riguarda l’affidabilità è ovvio che l’unica è sottoporre ogni informazione a vaglio critico –come, peraltro, bisognerebbe fare sempre- e ricavare dal confronto fra esse e dalla loro logicità gli indici di credibilità.
Per quanto riguarda la scarsità, questo poteva essere vero nei primi giorni, ma ormai possediamo una considerevole massa informativa su cui lavorare (alla fine dell’articolo segnalo i materiali su cui ho lavorato e che vi segnalo).
Isoliamo alcuni nodi di analisi.

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Rivoluzione araba: qualche ipotesi sul caso libico (prima parte)

Parlando delle rivolte arabe, l’atteggiamento degli osservatori oscilla fra quanti sottolineano i caratteri unitari del fenomeno, e quanti, al contrario parlano di una sincronia più o meno casuale fra contesti completamente diversi, che stanno generando fenomeni politici altrettanto diversi, resi simili più dall’eco mediatica che dalla dinamica reale.
I primi tendono un po’ grossolanamente ad assemblare fatti e cose molto diversi fra loro, tracciando linee troppo dritte e ipotesi interpretative troppo semplicistiche, gli altri, all’opposto, si esercitano a spaccare il capello in otto per dimostrare che è tutto diverso da caso a caso.

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