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Quando Gramsci incontrò Lenin (e Trotsky)

Con davvero molto piacere vi propongo questo interessante articolo dell’amico e compagno Bruno Casati, persona di grande valore umano e militante, nonché Presidente del Circolo Culturale Concetto Marchesi. Buona lettura! A.G.

In questo anno 2017 si collocano, intrecciandosi, due importanti ricorrenze: l’80° anniversario della morte (27 Aprile 1937) di Antonio Gramsci e il Centenario della Rivoluzione Russa, nei suoi due tempi, la Rivoluzione di Febbraio e l’Ottobre Rosso. Cosa pensa il giovane Gramsci, lui che nel ’17 ha 26 anni, della Rivoluzione Russa?

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Perché occuparci della rivoluzione d’ottobre.

Da circa 60 anni si è affermato un curioso modo di fare storia per anniversari: si parla di un determinato argomento nell’anno un cui cade il ventennale, trentennale, cinquantenario o secolo da un certo avvenimento (meno osservate sono le altre decine: quarantesimo, sessantesimo, settantesimo, ottantesimo e novantesimo) ed allora gli editori sfornano in quantità titoli su fenomeno o il personaggio celebrato, gli autori di predispongono da due o tre anni prima alla scadenza, giornali e tv propongono speciali eccetera. Dopo di che, di quell’argomento non si parla più sino al successivo anniversario.

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Consigli di lettura #7

1.    V.I. LENIN “Che fare?”

Apertura insolita questa volta, per un avvenimento insolito: il celebre scritto leniniano riproposto come supplemento da “Il Giornale”, per la verità insieme alla prima parte del “Libro nero del Comunismo Europeo” a cura di Stephen Courtois che potete tranquillamente buttare nel cestino dei rifiuti, tenendovi il “Che fare?” (ne riparleremo). Se andate in libreria il “Che fare?” (al pari di altre celebri opere di Lenin come “Stato e Rivoluzione” o “L’imperialismo fase suprema del capitalismo”) non lo trovate o, al massimo, lo trovare nelle edizioni di “Lotta Comunista” che, ovviamente, raggiunge sono una piccola parte delle 6.000 librerie italiane.

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Ma davvero il M5s è eterodiretto? E Casaleggio?

Far cadere un governo, determinare la scelta della legge elettorale, bloccare lo sfregio della Costituzione, chiudere ogni via di ritirata al Cavaliere, far ballare il sistema politico schioccando le dita: quando mai il M5s avrà un’altra occasione così? Non ogni giorno è Natale. Ed allora, perché butta via il biglietto vincente della lotteria? Diversi intervenuti in questo blog hanno avanzato ipotesi che vanno dal tipo di cultura politica del Movimento –che precluderebbe la strada a qualsiasi tipo di accordo- a valutazioni di ordine antropologico (il disprezzo per gli altri) o al dubbio che Grillo sia ricattato da Berlusconi o, magari, eterodiretto da soggetti stranieri per il tramite di Casaleggio ed altro ancora, mentre una parte minoritaria dei commentatori si è dichiarata d’accordo con la scelta di “chiudere” a qualsiasi intesa. Allora cerchiamo di capire le ragioni politiche di questa scelta per ora prevalente nel M5s.

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La strategia di Grillo

Nelle settimane immediatamente successive al voto, Grillo ha avuto l’occasione straordinaria di far ballare il sistema politico al suono della sua musica. Bersani era pronto ad accettare (quasi) tutte le condizioni che gli avesse posto: legge anticorruzione, riforma Rai, abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, reddito di cittadinanza, legge sul conflitto d’interesse. E con ogni probabilità, in un quadro di intesa, avrebbe anche accettato di concordare il nome del nuovo Presidente. Se Grillo gli avesse chiesto di fare la danza del ventre, Bersani ci si sarebbe messo il tutù. E non gli si chiedeva di entrare al governo o in maggioranza, ma semplicemente di astenersi (uscire dall’aula) al Senato.

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