Tag: legge elettorale

Dell’Utri può essere arrestato?

Il Palazzo e la Costituzione: su Dell’Utri e su Ainis

DELL’UTRI. L’ “Espresso” riferisce che il senatore Marcello Dell’Utri è in procinto di trasferirsi a vivere nella Repubblica di Santo Domingo –di cui avrebbe preso la cittadinanza- prima dell’arrivo della sentenza d’appello sulla sua vicenda (sin troppo nota perché se ne debba dire in questa sede).  Se si trattasse di un comune cittadino, andrebbe incontro ad un mandato di cattura, essendo concreto (e direi certo) il rischio di fuga all’estero. Essendo parlamentare in carica, gode dell’immunità, per cui non gli si può impedire di andare a Santo Domingo o dove gli pare. Va bene: l’immunità parlamentare è un istituto a presidio della separazione dei poteri e pensato, inizialmente, come tutela delle opposizioni; non staremo qui a sollevare problemi su questo punto. La questione è un’altra: siamo sicuri che si possa prendere la cittadinanza di un altro stato e che questo non comporti automaticamente la decadenza della cittadinanza italiana?

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Riforma elettorale: si sono incartati

Dopo l’ottimismo della settimana scorsa, che dava per fatto l’accordo fra partiti sulla legge elettorale, nuova battuta d’arresto e le probabilità di una riforma prima del voto sono ridotte al lumicino. Per la verità, l’ottimismo dei giorni scorsi era del tutto immotivato: l’accordo sembrava fatto, salvo che per qualche dissenso su dettagli come l’entità del premio di maggioranza, se attribuirlo al singolo partito o alla coalizione, il voto di preferenza e i collegi uninominali. In pratica, tutto, esattamente come prima dell’estate. E così sono restate le cose. Non ci metteremo il lutto per questa mancata “riforma” che si prospetta più indecente del “Porcellum” e va detto che le proposte del Pd erano ancora più oscene –da un punto di vista democratico- di quelle del Pdl e dell’Udc. Il Pd ha ereditato solo le cose peggiori del Pci, come, ad esempio la totale mancanza di laicità e la sostanziale incomprensione della democrazia pluralista: una cosa (come il premio di maggioranza o il maggioritario secco) è cattiva se serve agli altri, ma diventa improvvisamente buona se serve a sé stesso. La legge truffa era infinitamente più democratica e rispettosa del principio di rappresentatività, ma all’epoca il Pci condusse una battaglia memorabile in difesa della proporzionale (in silenzioso accordo con Msi e Pdium, va detto, ma la cosa non ci scandalizza affatto). 

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Se Grillo e Landini…

Si legge sui giornali di proposte della Fiom a Grillo per la formazione di una lista che raccolga i movimenti di protesta in un unico polo ed è di qualche giorno fa un appello di Giulietto Chiesta che andava in questo senso. Un mese fa era stato Di Pietro a proporre un accordo elettorale a Grillo, che ha respinto la proposta. Prima ancora ci aveva provato Pannella. Tutti tirano per la giacca il vincitore delle ultime amministrative, ma non tutti per gli stessi motivi, con le stesse proposte politiche e con la stessa credibilità. C’è chi pensa ad una aggregazione politica  permanente simile a Siryza, chi ad una vasta alleanza anti montiana e c’è chi pensa solo di prendere un tram per Montecitorio. Il Movimento 5 Stelle si trova ad un punto di svolta che determinerà la sua storia successiva, ha di fronte a sé tre scelte base (con alcune varianti interne a ciascuna).

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Riforma elettorale: ho una proposta per mettere tutti d’accordo!

di Algido Lunnai

Approfitto dell’ospitalità cortesemente offertami per intervenire nel dibattito sulla legge elettorale che sembra essersi impantanato senza speranze.  Non si può che concordare con le venerabili parole del Capo dello Stato: Non si può votare con la legge elettorale vigente. E’ una questione di democrazia. Ma i partiti non trovano un accordo, il tempo stringe ed i mercati sono in attesa trepidante: “Ci sarà il premio di maggioranza? Ci saranno le preferenze? Ma, soprattutto:  chi vincerà le elezioni?”. E questa perigliosa incertezza spinge lo spread sempre più in alto. Bisogna far qualcosa. E presto. Anzi: snell!

Però, a ben vedere, quando avremo fatto la legge elettorale, ci toccherà comunque aspettare quattro o cinque mesi per votare, tempo durante il quale le ansie del mercato non si placherebbero. E poi, vai a mettere d’accordo un Parlamento così rissoso! Per fare cosa, poi? Una legge elettorale “usa e getta” come la precedente? Non va! Non è così che ne usciamo.
Io una proposta la avrei. Non so a voi, ma a me piace!

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Legge elettorale: il Pd la sta facendo veramente sporca

Bersani minaccia tuoni e fulmini se il Pdl, Casini e la Lega vanno ad un voto di maggioranza sulla legge elettorale, tagliandolo fuori. E avrebbe anche ragione, se non fosse per qualche precedente… In primo luogo, fu il Pci-Pds (con Segni) a scatenare l’attacco unilaterale alle leggi elettorali, con lo scellerato referendum del 1993 (quello che fu un vero colpo di Stato) e per farlo teorizzò (assecondato da una compiacente Corte Costituzionale) che le leggi elettorali non sono coperte da garanzia costituzionale, neanche implicita, per cui sono modificabili come leggi ordinarie, per via referendaria o a maggioranza semplice in Parlamento. Ora che vuole? Nel 2000, il centro sinistra votò da solo, a colpi di maggioranza, una riforma costituzionale, poi giustamente bocciata al referendum di ratifica successivo. Dopo di che si è aperta la strada alle riforme costituzionali di parte, rese ancor più facili dal meccanismo maggioritario di elezione del Parlamento. Dunque, all’origine dei nostri guai costituzionali c’è il Pds prima e più ancora che la destra.

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Legge elettorale: è in arrivo il “suinellum”

A quanto pare siamo in dirittura di arrivo per la nuova legge elettorale, che tanto nuova poi non è. Procediamo con ordine, iniziando dalla Camera le cui novità, grosso modo, sarebbero le seguenti:

1-il premio di maggioranza da variabile (oggi attribuisce il 54% dei seggi alla coalizione arrivata  prima, qualsiasi sia la percentuale di voti ottenuta) diventa fissa (+15% dei seggi per il Pd, + 10% per Udc e Pdl).
In via subordinata viene ipotizzato dal Pd di mantenere l’attuale meccanismo di premio al 54% dei seggi alla prima coalizione.

2-la soglia di sbarramento viene aumentata dal 4% al 5% nazionale, anche se non è ancora chiaro se la cifra va riferita a ciascuna lista o alla coalizione, per capirlo occorrerà vedere l’articolato di legge. Sembrerebbe che il riferimento debba intendersi alle singole liste (come è nell’attuale legge), ma così potrebbe verificarsi il caso di una coalizione di 8 partiti, tutti al di sotto della soglia del 5%, ma al di sopra del 4%, che resta del tutto esclusa dal Parlamento, pur avendo totalizzato quasi il 30% dei voti.  Anzi, potrebbe verificarsi –in teoria- il caso di una coalizione che vince le elezioni arrivando prima, ma, essendo composta solo da liste sotto quoziente, ottiene solo il 15% dei seggi del premio di maggioranza. Vice versa, se dovessimo intendere che il 5% debba essere raggiunto dalla coalizione, si tratterebbe di un quoziente  quasi inefficace ed irrazionale: potrebbe accadere che sei liste ciascuna intorno alla 0,9% dei voti ottenga la rappresentanza, mentre un partito che si presenti da solo ottenendo il 4,9% ne resti escluso. Aspettiamo di capire cosa vogliono.

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Prossime elezioni: uno scenario greco?

Fare delle previsioni sulle elezioni, quando non si sa quando si voterà, con quale sistema elettorale e con quali partiti e coalizioni è come azzeccare il superenalotto del secolo. Però bisogna provarci perché è sulla base di queste aspettative che lorsignori cercheranno di imbastire una qualche legge elettorale a loro uso e consumo. Partiamo supponendo che la legge resti quella attuale. In primo luogo identifichiamo i poli che, grosso modo, potrebbero essere tre:

1-Destra (Pdl, civiche collegate, Destra di Storace forse, ma è poco probabile, la Lega)

2-Centro sinistra (Pd, Udc, eventuali civiche come quella dei sindaci o quella ispirata da Repubblica, di cui si parla)

3-M5 Stelle.

Restano fuori, da collocare:
Lega, Fli-Fini, socialisti, radicali, Sel, Idv, Rifondazione, Pdci ed alcune possibili novità come la lista di Cordero di Montezomolo, Alba o una lista di ispirazione Fiom. Allo stato dei fatti, una lista Cordero-Monti sembra una ipotesi tramontata.

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GOVERNO DEL RIBALTONE E LEGGE ELETTORALE.

E’ evidente che si sta tessendo la trama per rovesciare Berlusconi con una “rivoluzione parlamentare”. Mettere insieme una maggioranza, anche risicatissima, anche di un solo voto, potrebbe segnare la fine politica di Berlusconi.
L’obiettivo principale di un governo simile (ovviamente giustificato prima di tutto dalla crisi economica e dall’esigenza di stabilità del paese e via dicendo…) sarebbe il  nuovo sistema elettorale. Che il Porcellum sia un sistema  elettorale folle è cosa che dice il suo stesso autore, ma il punto non è questo.

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