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Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti?

Cappuccino, brioche e intelligence n°32

Quando, il 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik sparò sui giovani socialdemocratici, lo scrittore  norvegese Henning Mankell lo definì un “Don Chisciotte malato che si crede in guerra con il mondo” (Cds 29.7.11) e, dopo alcuni mesi, una squadra di psichiatri lo ha definito uno “schizofrenico paranoide”. Dunque, solo un caso patologico individuale, nel quale ha avuto un peso la campagna xenofoba delle destra che avrebbe scatenato la sua paranoia, ma destinato a restare un atto isolato.
E invece, ieri 13 dicembre 2011, un ragioniere fiorentino frequentatore di Casa Pound, tal Gianluca Casseri, va in piazza a sparare contro i  venditori ambulanti senegalesi. Nelle stesse ore, un saldatore residente a Liegi, tal Nordine Amrani, un naturalizzato di origini marocchine, prende un kalashnikov ed un po’ di granate e va a sparare sulla gente che era nella piazza centrale della città.

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Fine della Seconda Repubblica: come si rimescoleranno le carte?

Scontato l’incarico a Monti, direi inevitabile: se non ci fosse stato a quali valori sarebbe schizzato lo spread nella giornata di lunedì? E poi c’è un argomento semplice semplice di cui non parla nessuno: se questo anno sono scaduti 60.000 miliardi di titoli italiani, nel 2012 ne scadranno per 250.000, il che significa che, all’interesse attuale del 6% circa, dovremo trovare 15.000 miliardi solo per pagare gli interessi. Inoltre, nell’anno prossimo arrivano a scadenza una valanga di altri titoli: una congiuntura senza precedenti per cui tutti saranno a caccia di liquidità come dispersi nel deserto.
Inimmaginabile affrontare nuove elezioni con un vuoto di potere di tre-quattro mesi  nel mezzo di una tempesta così. Dunque, Monti non ha alternativa e ci tocca sorbircelo (anche se siamo perfettamente coscienti che sarà un governo che farà impallidire il ricordo di Quintino Sella). Ed è abbastanza logico che arrivi alla fine della legislatura. Molte cose cambieranno in questi 18 mesi ed andremo ad un rimescolamento generale di carte.

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La I Repubblica crollò nel 1992-3, ma tutto iniziò cinque anni prima

Il crollo della I repubblica avvenne fra il 1992 ed il 1993 ma le cose iniziarono prima, almeno cinque anni prima, nel 1987.
L’inopinato scioglimento anticipato delle Camere fece sì che, cinque anni dopo, si sarebbe creato l’ “ingorgo istituzionale” per la coincidenza delle elezioni del Parlamento e del Presidente della Repubblica. Per il dettato costituzionale questo significava che il nuovo Presidente sarebbe stato eletto dal Parlamento eletto nel 1992. Di conseguenza, chi avesse avuto rapporti di forza favorevoli in quello eletto nel 1987, avrebbe avuto interesse a spingere il Presidente in carica alle dimissioni.

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Adesso i referendum, dopo cerchiamo di non buttare via la vittoria.

Sapevo (e mi auguravo) di suscitare un vespaio parlando dei difettacci della sinistra -su cui dovremo tornare per motivare il perchè di certi giudizi- però, adesso godiamoci un attimo la vittoria. Niente ozi di Capua, ma ogni tanto occorre anche sapersi fermare per apprezzare quello che la vita ci offre, vi pare? E la vita, questa volta ci ha fatto un gran bel regalo: Milano è importante e non vincevamo da 18 anni, però sapevamo tutti che non di sola Milano si parlava ma di ben altro. Dobbiamo riconoscere che Silvio ha superato sè stesso (la sceneggiata da accattone fatta da Obama e Medvedev è stata solo la ciliegia sulla torta) e Letizia ci ha allietati con  una serie di fesserie da Guinness dei primati.

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Elezioni: è arrivata la bufera? Fare cappotto.

E allora ci siamo? Prima una occhiata ai dati duri: come è noto la sinistra ha vinto al primo turno in due delle quattro grandi sfide (Bologna e Torino) ed ha strappato il ballottaggio nelle altre due (Milano e Napoli). Considerato che  il ballottaggio non era affatto scontato nè a Napoli nè a Milano e che in quest’ultima città il candidato della sinistra è a un passo dalla vittoria, il risultato è straordinariamente buono. Aggiungiamo che il Pd, nei capoluoghi di provincia,  guadagna 54.000 voti sull’anno scorso e che, parallelamente, il Pdl ne perde 118.000 e la Lega 33.000.
Si va bene, però, prima di stappare lo champagne e fare il funerale a Silvio, vale la pena di constatare che lo spostamento elettorale massiccio avviene nei capoluoghi di provincia (ed in primo luogo a Milano che rappresenta da sola il 65% dei guadagni del Pd ed il 12% della flessione del Pdl ed il 51% di quella della Lega), mentre nei centri minori le cose sono molto più altalenanti e la somma algebrica finale è molto vicina allo zero.

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Elezioni: non ci giochiamo solo Milano ma l’Italia.

Anche se il movimento 5 stelle mi lascia perplesso per diversi aspetti (non ultimo per una certa idolatria legalitaria) domenica voterò per il suo candidato sindaco MATTIA CALISE. Il mio amico PISAPIA avrò modo di votarlo al secondo turno, quando si deciderà chi è il sindaco di Milano. Segnalo anche gli amici che stimo disseminati nelle varie liste della sinistra:
Nunzia AUGERI nella lista della Federazione della Sinistra
Ada GIGLI MARCHETTI nella lista Milly Moratti
Yuri GUAIANA Lista Boninno Pannella
Mirko MAZZALI in Sel.
Esaurite le doverose segnalazioni d’occasione, veniamo al merito politico.

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Come battere Berlusconi. Prima parte: cosa NON fare.

Una volta di più il Cavaliere ce l’ha fatta più per merito dell’inettitudine altrui che per proprio merito. Anche dal punto di vista della corruzione non ha dovuto sprecarsi troppo: si parla di elargizioni da 350 a 500.000 euro, roba da appalto di paese. Questa è gente che costa poco. Diversi lettori di questo blog (parecchi in mail private più che nei post) mi (e si) chiedono se Berlusconi sia invincibile e dobbiamo rassegnarci a morire berlusconiani. Non lo credo affatto e non incoraggio alcuna forma di pessimismo. Berlusconi non è un samurai invincibile (avrebbe detto Tobagi), però è una bruta bestia dalla quale non ci libereremo tanto facilmente. Occorre fare molta attenzione l’importante è fare tesoro dell’esperienza. Ne ho ricavato queste indicazioni e, per ora, parliamo degli errori che NON bisogna mai fare con uno come lui.

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Sfiducia: l’inventario dei danni.

I giornali dell’opposizione si rallegrano che Berlusconi abbia vinto per soli tre voti: fanno molto male: a questo giro, quello che contava era vincere, anche per un solo voto dato per sbaglio. Dopo si apre un’altra pagina, nella quale il Cavaliere può sbattere sul tavolo dieci posti da ministro e sottosegretario (aumentabili ad libitum ) più posti di sottogoverno. Ma quello che più conta, ha a suo favore il vantaggio psicologico della vittoria: ha dimostrato di venirne fuori ancora una volta, mentre i suoi oppositori, una volta di più, hanno dimostrato la loro inconsistenza: un’armata variopinta ed inconcludente  di cui si può parlare solo per ridere.

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Sfiducia al governo: facciamo due conti.

Ancora una volta ha vinto il Cavaliere e non è detto che sia una vittoria di Pirro: dobbiamo vedere se ci saranno smottamenti fra centristi e Fli che, magari, gli consentano di ricostituire una maggioranza parlamentare e durare sino alla fine della legislatura.
Speriamo di no, ma per ora è davvero grigia e non resta che sperare nel “compagno” Bossi, dopo i “compagni” Fini e Casini. Intanto non è inutile fare qualche considerazione su come siamo arrivati al disastro e su chi ne abbia la responsabilità e in che misura.
In primo luogo Veltroni e Di Pietro farebbero bene a smettere di fare politica e darsi ad altre attività più consone alle loro capacità: se Cesario, Scilipoti e Calearo avessero votato la sfiducia al governo, nel rispetto del mandato affidatogli dagli elettori, il risultato sarebbe stato il contrario 314 contro Berlusconi e 311 a favore.

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Governo diverso da quello uscito dalle urne: che dice la Costituzione?

E’ sin troppo prevedibile che la destra gridi al colpo di Stato nel caso si formi un governo “tecnico”, di “tregua istituzionale” o comunque diverso dal governo Berlusconi. L’argomento sarebbe quello della violazione della sovranità popolare che si è espressa attraverso delle votazioni nelle quali il nome del candidato presidente del consiglio era scritto sulla scheda.
Entriamo nel merito.

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