Tag: lega

Scacco matto agli stregoni della notizia. La parola a Marcello Foa.

Il mondo contemporaneo è caratterizzato da un dibattito acceso sul ruolo e il futuro dell’informazione: informazione vista sempre come una componente strumentale della modernità, dato che diatribe come quella accesasi sulle cosiddette fake news erano essenzialmente incentrate sulle loro conseguenze a fini elettorali. L’informazione è, in ogni caso, un campo di battaglia dove ogni contendente è interessato a mettere in gioco le sue strategie più raffinate; un ruolo molto spesso sottaciuto è quello giocato, in questo contesto, dagli spin doctor, gli esperti di comunicazione legati al potere politico che, muovendosi nella linea d’ombra tra la comunicazione istituzionale e quella personale dei leader, esercitano un peso determinante nell’orientamento dell’opinione pubblica.

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Elezioni comunali: sale la Lega, resiste il Pd, tracolla il M5s.

Con le elezioni comunali di domenica scorsa si è conclusa la tornata di elezioni post 4 marzo confermando e sottolineando le tendenze emerse già in Friuli, Molise e Val d’Aosta: il centro destra avanza e si compatta intorno alla Lega, il Pd si ridimensiona ulteriormente perdendo molte amministrazioni comunali, ma rallenta la caduta, unico ad andare decisamente male è il M5s.

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C’è in vista un regime?

In una intervista all’Huffington Post, Fausto Bertinotti paventa il pericolo che il governo giallo-verde possa sfociare in un regime. Personalmente non lo credo perché non penso che questo governo possa avere una vita così lunga da poter dar vita ad un regime. Mussolini cii mise due anni e mezzo, Hitler un anni e mezzo, dubito che questa maggioranza duri tanto, ma, ammesso che superi questa durata, occorre considerare che sia Mussolini che Hitler guidavano governi sostanzialmente monocolori e questa è una coalizione a due. Soprattutto, un regime richiede un progetto coerente, una strutturazione organizzativa, una solidità di leadership, un’ omogeneità di cultura politica di cui forse (forse) è dotata la Lega ma non certamente il M5s.

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Mattarella e la linea d’ombra.

Nel pezzo precedente mi sono occupato del profilo istituzionale e penale della vicenda del governo Conte, oggi mi occupo del profilo politico che (la cosa non è affatto chiara per diversi frequentatori di questo blog) non sono affatto la stessa cosa e la messa in stato d’accusa del Presidente non è una azione politica (come sarebbe una mozione di sfiducia, peraltro non prevista dalla Costituzione) ma l’avvio di una procedura penale che, in quanto tale, deve rispettare i principi del garantismo penale.

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Voto l’8 luglio?

I due capi “vincitori” Di Maio e Salvini hanno proposto nuove elezioni l’8 luglio: si può fare? Come si sa, la Costituzione prescrive che le elezioni abbiano luogo in un intervallo fra i 45 ed i 75 giorni dopo il decreto di scioglimento delle camere, quindi i tempi ci sarebbero. Ma la legge sul voto degli italiani all’estero prescrive un lasso di 60 giorni. Vero è che la prima norma è di rango costituzionale e la seconda no, ma è pur sempre una legge dello Stato. Pertanto, si può votare l’8 luglio a condizione che il Presidente sciolga le camere entro dopodomani. Basta tardare un solo giorno e si va al 15 luglio.

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Macerata, l’ora degli sciacalli.

Nel continuo, deleterio impoverimento del discorso pubblico italiano un ruolo importante è giocato dalla reiterata strumentalizzazione degli episodi di cronaca nera e di più recente attualità da parte degli esponenti politici più in vista. Tendenza sempre propria del discorso politico nostrano ma sempre più accentuata in un’era in cui la vocazione propositiva da parte dei partiti è stata completamente inghiottita da una voragine sempre più ampia.

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Elezioni: la vera posta in gioco non è nel risultato del 4 marzo.

Le elezioni servono sia a determinare chi governerà che a rappresentare in Parlamento gli interessi e le posizioni culturali presenti in una società e che poi dovranno essere mediati. La cultura rozzamente “governista” di questo trentennio scorso ha ridotto tutto alla scelta di chi governerà. Questa volta, però, si tratta di un gioco un po’ diverso nel quale la determinazione del governo diventa l’obiettivo secondario, mentre in primo piano c’è l’assetto costituzionale del paese.

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