Tag: lavoro

L’ultima follia del neoliberismo: il ritorno alla schiavitù.

Negli scorsi giorni, sulle colonne di questo sito, riflettevamo sulla grande trasformazione impressa al mondo del lavoro dall’avvento della rivoluzione neoliberista che nel suo progressivo sdoganamento, innalzando la finanziarizzazione dell’economia, la mobilità su scala globale dei fattori produttivi e il dumping sociale come pietre miliari del suo percorso, ha ridotto progressivamente il ruolo dell’elemento lavoro nelle sue connotazioni economiche e, soprattutto, civiche.

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Il lavoro ai tempi del neoliberismo.

Il mondo del lavoro nei tempi contemporanei sta conoscendo una fase di bassa marea. C’è chi imputa alla maggiore tecnologizzazione o alla delocalizzazione il calo dell’occupazione in molti settori dell’economia occidentale come quello manifatturiero. Altri sono fautori di chiusura degli Stati nazionali attraverso barriere all’entrata di merci e persone provenienti da paesi stranieri per rilanciare l’occupazione interna.

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Grillo e i sindacati.

Qualche polemica ha suscitato una recente dichiarazione di Beppe Grillo nella quale proponeva di eliminare (in qualche modo) le confederazioni sindacali, dando molto più spazio alla contrattazione aziendale direttamente controllata dai lavoratori e, più o meno, sulla stessa lunghezza d’onda si è detto Giorgio Cremaschi, già autorevole esponente Fiom. Poi è venuta la consultazione sul programma con la proposta (approvata plebiscitariamente) di eliminare il privilegio per le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto, uniche a poter presentare candidati per le rappresentanze sindacali aziendali.

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Ripensare l’economia reale.

La crisi ha avuto il merito di chiarire che lo sviluppo economico non è un problema di ingegneria finanziaria. Soddisfare le esigenze sociali non può essere il risultato di qualche funambolismo finanziario, ma del buon funzionamento dell’economia reale, rispetto alla quale la finanza deve tornare in posizione servente. Il ruolo sociale della finanza è quello di fornire i mezzi per avviare e sostenere un progetto imprenditoriale, incassare il dovuto compenso per il servizio al credito e basta. Tutto il resto è semplicemente usura.

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La piazza della Cgil.

Sabato 25 ottobre sono stato alla manifestazione della Cgil contro il Jobs Act. Sono stato indeciso sino all’ultimo se partecipare o meno, ma alla fine mi sono convinto, anche solo per la straordinarietà dell’occasione di vedere una manifestazione sindacale sui temi del lavoro: evento che non avveniva da molto (troppo) tempo. Ero quindi curioso di vedere da vicino e capire chi ci sarebbe stato in piazza. E devo dire che da questo punto di vista la manifestazione di sabato è stata interessante.

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L’epica lotta per salvare i sei segretari di Bertinotti!

Oggi avrei dovuto pubblicare un pezzo sulla lezione (non capìta) del referendum scozzese, però ho letto una notizia che mi impone di rinviare (pur di poco) l’articolo sulla questione scozzese per dare la precedenza da un’altra questione. La notizia è questa: alla mezzanotte del 30 settembre (scrivo alle 12 dello stesso 30 settembre) scadrà il benefit che dà diritto a Fausto Bertinotti –in quanto ex Presidente della Camera- di godere di un ufficio con sei collaboratori, che costa all’erario 210.000 euro l’anno; per cui, se a quell’ora non si sarà fatto qualcosa, essi saranno licenziati. Poi fra tre anni toccherà a Fini e, via via, ai Presidenti delle Camera che non siano riusciti a farsi rieleggere deputati. E’ scattata la corsa alla solidarietà per salvare il soldato Fausto e la sua pattuglia.

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L’azionariato dei dipendenti

Una campagna elettorale diversa 4

Dalla Confindustria alla Fiat, sino alla Lista Monti (non che il percorso sia tanto lungo!) molti chiedono la crescita della produttività del lavoro per reggere la concorrenza sul mercato globale. Niente di nuovo: si sta cercando di abbassare il costo unitario per prodotto, pagando lo stesso salario, musica vecchia. Comunque, il problema di reggere la concorrenza dei paesi emergenti, dove il costo del lavoro è seccamente più basso (sia per i livelli retributivi, sia ed ancor di più per i cambi valutari) non è un problema inventato ma reale. E, dunque, può anche starci il fatto che cerchiamo di abbassare il costo unitario per prodotto. Però: dove sta scritto che questo deve produrre solo profitto per l’imprenditore?

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