Tag: ivan giovi

L’arroganza di Boeri

Ancora una volta il pensiero unico in campo economico torna a farsi sentire nel peggiore dei modi, attraverso arroganza e saccenza, questa volta nelle parole di Tito Boeri in risposta al Governo sul tema del decreto dignità, che lo additava di aver dato previsioni errate, lui risponde parlando di “negazionismo economico”.

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Scacco matto agli stregoni della notizia. La parola a Marcello Foa.

Il mondo contemporaneo è caratterizzato da un dibattito acceso sul ruolo e il futuro dell’informazione: informazione vista sempre come una componente strumentale della modernità, dato che diatribe come quella accesasi sulle cosiddette fake news erano essenzialmente incentrate sulle loro conseguenze a fini elettorali. L’informazione è, in ogni caso, un campo di battaglia dove ogni contendente è interessato a mettere in gioco le sue strategie più raffinate; un ruolo molto spesso sottaciuto è quello giocato, in questo contesto, dagli spin doctor, gli esperti di comunicazione legati al potere politico che, muovendosi nella linea d’ombra tra la comunicazione istituzionale e quella personale dei leader, esercitano un peso determinante nell’orientamento dell’opinione pubblica.

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Maturità: ennesimo scivolone del MIUR

Anche quest’anno sono iniziate le prove per i giovani liceali che affrontano l’esame di stato. Nelle tracce del tema di italiano però è presente l’ennesimo grave scivolone che è passato pressoché inosservato. Ancora una volta il Ministero dell’Istruzione dimostra la sua inadeguatezza dopo una lunga serie di errori.

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Il nodo delle pensioni

Da diverso tempo ormai il tema delle pensioni è in primo piano sulla scena politica nostrana: è stato tema di campagna elettorale di uno dei principali vincitori (Lega), è una riforma che torna a chiederci nuovamente il FMI nella persona di Christine Lagarde; ma soprattutto è un tema di fondamentale importanza visto la transizione demografica che stiamo attraversando. Opinionisti, politici, tecnici e presunti tali si sono sbizzarriti a dare versioni, fornire dati e a presentare punti di vista “inoppugnabili” a mezzi stampa, radiofonico e televisivo. Ma cosa c’è di vero in tutto questo? La realtà è che il tema è stato grandemente strumentalizzato, per fini politici e decisamente economici.

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Il caso Skrypal e lo scontro geopolitico in corso.

Prosegue la Spy Story che sta infiammando i rotocalchi, il cosiddetto “caso Skrypal” dove un ex agente dei servizi segreti russi che faceva il doppiogioco passando informazioni per i servizi di sua maestà è stato ucciso attraverso l’utilizzo, sembrerebbe, di gas nervino. Ora sicuramente Aldo ci saprà ragguagliare e darci una visione più ampia essendo uno dei maggiori esperti sul tema dei servizi in Italia, possiamo però trarre una qualche considerazione di livello geopolitico.

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Le Olimpiadi del disgelo? Un’analisi dello scenario tra le due Coree

Sono state definite le olimpiadi del disgelo quello che sono appena terminate a Pyeongchang nella Corea del Sud, che hanno permesso cioè un riavvicinamento tra le due Coree, attraverso la figura del generale Kim Yong-chol, di otto funzionari della Corea del Nord e del Presidente Sudcoreano Moon Jae-in. I colloqui sono stati oltremodo proficui con addirittura una dichiarazione del generale nordcoreano che si afferma disponibile a incontrare gli USA. Una svolta apparentemente storica dopo un tempo lunghissimo di escalation e minacce reciproche tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti.

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Simboli elettorali e crisi della politica: la corsa ai personalismi.

L’ubriacatura generale della Seconda Repubblica passa anche per i simboli elettorali, che sono forse l’emblema più rappresentativo della sua involuzione, ma anche del cambiamento sostanziale della costituzione materiale di cui parla il Prof Giannuli in uno dei suoi ultimi libri. Tutto è cominciato con il passaggio nel 1993 dal sistema proporzionale al sistema maggioritario, che sembra appunto aver cambiato la nostra forma repubblicana, trasformandola in una Repubblica Presidenziale o simili.

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Il divorzio Tesoro – Bankitalia #6

Veniamo ora a parlare di quelle che furono le conseguenze di tale scelta, perché in fondo, dopo tutto questo parlare della filosofia e del come, ci interessa sapere che effetti produsse questa divisione. Beh l’effetto più evidente e che tutti conosciamo è l’incremento in maniera smisurata del nostro debito pubblico, che in poco più di un decennio raddoppiò, passando dal 56,27% sul PIL nel 1981 al 117,2% nel 1994.

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