Tag: israele

Ma perché Renzi non piace agli americani?

Matteo Renzi non piace agli americani, che non perdono occasione per farlo notare: Obama, nell’incontro, fu freddissimo, limitandosi ad apprezzamenti sull’ “energia” del nostro Presidente del Consiglio (ben più calorosi erano stati i giudizi su Enrico Letta), poi, nel momento peggiore della crisi di Crimea le note del Dipartimento di Stato evitavano ostentatamente di citare l’Italia a differenza di Francia e Germania, poi è venuto lo schiaffo del D-Day e del G7. Insomma, l’ometto non suscita entusiasmi sul Potomac. Capita, ma perché?

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Gaza, una Guerra voluta da Israele, nel Mezzo di una Trattativa in Corso da Mesi

Puntuale e approfondita, come sempre, l’analisi proposta da Lorenzo Adorni sul conflitto in corso a Gaza.

Quando una crisi politica sconfina in un conflitto armato, prende il via il dibattito sulle responsabilità. Chi ha causato la guerra, chi “ha iniziato a sparare per primo”. Domande che frequentemente divengono retoriche prima ancora che vengano formulate. Sarebbe invece opportuno chiedersi cosa ha modificato la precedente situazione, causando il passaggio da una fase di stallo del conflitto a un’escalation militare, analizzando la situazione precedente alla crisi e cercando di comprendere cosa stesse accadendo.  Il lancio di missili dalla Striscia di Gaza verso Israele era sostanzialmente inalterato da due anni. Nel 2011 sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele circa 700 missili causando 3 morti e 81 feriti. Nel 2012, precedentemente allo scoppio di questa crisi, i missili lanciati si attestavano già alla medesima cifra, causando 32 feriti e i 3 morti nell’attacco di Kiryat Malachi.

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L’Iran, la sua Politica Estera e il Programma Nucleare

Come sempre molto volentieri ospito questo articolo di Lorenzo Adorni sullo scenario mediorientale. Appuntamento a domani per un commento del voto in sicilia!

Il costante allarmismo per una possibile azione militare israeliana, contro gli impianti nucleari iraniani, ha caratterizzato il dibattito mediatico nei mesi appena trascorsi. In realtà sono fermamente convinto che così come oggi non è imminente un’azione militare contro Teheran, non lo sarà nemmeno nei prossimi mesi. La complessità della situazione richiederebbe un’analisi approfondita, su questioni specifiche come la politica estera iraniana (effettivo contesto all’interno del quale deve essere considerato e commisurato il programma nucleare iraniano), le caratteristiche specifiche di tale programma nucleare, nonché le strategie di contenimento attuate da Stati Uniti e Israele e le conseguenze che un Iran dotato delle tecnologia nucleare miliare causerebbe sulla scena politica internazionale. Per motivi di spazio suddivideremo questa analisi in più articoli. Oggi ci limiteremo a trattare alcuni aspetti fondamentali della politica estera iraniana, doverosa premessa ad ogni futura considerazione.

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Una bufera in arrivo: Israele-Iran.

Cappuccino, brioche e intelligence n°31

L’Aiea conferma che l’Iran sarebbe sul punto di concludere la sua ricerca per l’uso militare dell’energia nucleare, cioè a breve disporrà di ordigni nucleari. Nonostante le dichiarazioni ufficiali di segno contrario, Israele sembra sia in procinto di realizzare una azione militare sul modello del raid su Osirak del 1980. In due parole stiamo dicendo che sta per arrivare un conflitto di proporzioni non calcolabili.

Iniziamo da alcune considerazioni sulla fondatezza della notizia sul possesso dell’arma nucleare da parte dell’Iran. Il rapporto Aiea conferma quanto già americani ed israeliani (cioè fonti di parte) avevano detto ma, per quel che se ne sa, più che prove ci sarebbero indizi, anche se non pochi o leggeri. Dunque, non siamo affatto sicuri che le cose stiano nel modo in cui vengono presentate, anche se il sentore va esattamente in questo senso.

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Egitto: i movimenti sociali, la CIA e il Mossad.

Ringraziamo Dimitri Deliolanes che ci ha segnalato questo interessante articolo.

Egitto: i movimenti sociali, la CIA e il Mossad

di James Petras

I limiti dei movimenti sociali.

I movimenti sociali di massa che hanno obbligato Mubarak a ritirarsi rivelano nello stesso tempo la forza e la debolezza dei sollevamenti spontanei.
Da una parte, i movimenti sociali hanno dimostrato la propria capacità di mobilitare centinaia di migliaia di persone, forse milioni, per una lotta vincente che è culminata con la caduta del dittatore che i partiti di opposizione e le personalità preesistenti non hanno voluto o potuto far cadere.
D’altra parte, a causa della leadership politica nazionale, i movimenti non sono stati capaci di prendere il potere politico e trasformare in realtà le loro richieste. Ciò ha permesso alle alte cariche militari di Mubarak di prendere il potere e definire il post mubarakismo, garantendo la continuità e la subordinazione dell’Egitto agli Stati Uniti, la protezione della ricchezza illecita del clan Mubarak (70 miliardi di dollari), il mantenimento delle numerose imprese di propretà dell’élite militare e la protezione dei ceti alti.

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Stuxnet, obbiettivo Iran.

di Lorenzo Adorni, lorenzoadorni.com

Stuxnet è un worm diffufosi negli scorsi mesi, estremamente sofisticato e in grado di diffondersi, aggiornarsi, colpire impianti industriali e scomparire.
Un’arma creata per un’operazione di cyberwarfare condotta magistralmente. Analizzare il suo funzionamento ci aiuterà a comprendere i suoi obbiettivi e i relativi danni causati.

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Conflitto mediorientale: qualche puntualizzazione.

Come prevedevo, il pezzo sul caso della Mavi Marmara ha scatenato molti interventi decisamente accesi. E’ inevitabile che sia così, perchè intorno al conflitto mediorientale si è creato un grumo spaventoso di problemi che va molto al di là della questione di merito: il ruolo degli Usa, il giudizio sul tipo di democrazia vigente, i rapporti fra occidente e gli altri (e sullo sfondo, l’ordine capitalistico del mondo), ecc.
Tutte cose che sollecitano cervello e viscere e non inducono a riflessioni pacate. E, però, questo sforzo di razionalizzazione dobbiamo farlo se vogliamo capirci qualcosa. E, dunque, è bene isolare la questione in se dalle molte altre che pure vi sono correlate.

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Cappuccino, brioche e intelligence n°15: l’attacco israeliano alla flottiglia pacifista: ma perchè?

Come si sa, lunedì 31 maggio, la marina israeliana ha attaccato un convoglio di aiuti umanitari a Gaza, provocando 10 morti e numerosi feriti.
L’attacco, in acque internazionali, ad una nave battente bandiera neutrale è semplicemente un atto di pirateria, punto e basta.
E le giustificazioni date (i pacifisti erano armati, erano amici dei terroristi, li avevamo avvertiti ecc.) non sposterebbero i termini del problema di un millimetro anche se fossero vere e, in buona parte, sono semplicemente risibili.
Detto questo, poniamoci il problema del perchè Israele ha fatto una simile enormità, che si sta trasformando nel più clamoroso boomerang della sua storia. Va da sè: non si è trattato dell’iniziativa dei militari ma che l’accaduto è frutto di decisioni politiche premeditate.  Ed allora perchè?

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Una risposta a Simona

Una risposta a Simona.

Simona mi manda un argomentatissimo intervento, che meriterebbe ben altro spazio che quello in coda ad un mio articolo: stiamo pensando di ridisegnare il sito, proprio per dare più spazio e visibilità agli interventi esterni; ma, in attesa di risolvere il problema non posso esimermi da rispondere alle domande che Simona mi pone (anche se poste come domande retoriche).
Dopo aver ricordato i molti altri esempi di muri eretti o erigendi (Marocco, India, Botswana, Arabia saudita, Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Messico-Stati Uniti, Spagna, Irlanda, Uzbekistan, Pakistan. Corea, Cipro) e, dopo aver constatato il beneficio della fortissima riduzione di attentati  prodotto dal muro in Palestina, mi chiede:
<< Perche’ quello costruito dallo stato di Israele e’ il solo muro chiamato “muro della vergogna”? Costruire un muro per proteggersi da immigrati poveri ed in miseria è forse più legittimo che non farlo per prevenire l’ingresso di attentatori suicidi?>>

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lettera aperta ad Adriano Sofri

Sul “Foglio” del 2 settembre Sofri scrive: “ho riletto in questi giorni “L’Armata a cavallo” di Babel. Ha previsto la scomparsa delle api e degli ebrei dal 1924!”.

Caro Adriano,

d’accordo –e preoccupato- per le api, un po’ meno d’accordo –ma pur sempre preoccupato- per gli ebrei. Sin dai primi anni settanta, sono stato un sostenitore del diritto ad esistere di Israele (quando, se non mi inganno, Lotta Continua diceva cose un po’ diverse) e mi ritengo tutt’ora un amico di Israele, ma, sinceramente, mi pare che il rischio maggiore lo stanno correndo i palestinesi, dei quali mi ritengo non meno amico.
Gli insediamenti dei coloni ebrei in Cisgiordania –peggio che un crimine- furono un tragico errore politico (cito un autore che certamente non ami). Il muro lo perpetua.
Conoscendo la tua sensibilità personale ti dedico queste foto di Giorgio Palmera–giovane fotografo di grande talento- che parlano di quel muro.
Non credi che dovremmo fare di più per premere su Israele perchè rinunci a quel muro che disonora un popolo che non lo merita, avendo subito la recinzione nei lager nazisti ed offre solo una momentanea ed illusoria sicurezza?

Tuo Aldo, 9 settembre ’09