Tag: islam

La questione del presepe. Noi e gli islamici.

Lo scontro sulla questione del presepe nelle scuole mi suggerisce una serie di riflessioni sul tema che, a mio avviso, è stato indebitamente gonfiato, facendone quasi una questione politica di prima importanza. Come laico ed ateo sono indifferente al tema: se qualcuno vuol fare il presente, anche in una scuola, non vedo perché dovrei oppormi, vice versa, se una scolaresca in maggior parte islamica o di altra confessione, chiedesse di non farlo, non vedo perchè dovremmo imporglielo.

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Isis: l’errore di partenza.

Tutta la questione dell’Isis e della conseguente decisione sulla guerra, si basa su un assunto di partenza: che l’Isis voglia distruggere l’Occidente cristiano, il nostro stile di vita, le nostre libertà e trasformare San Pietro in una Moschea, come si legge nei loro proclami che ci appaiono farneticanti. Dunque è l’Occidente il nemico principale della jihad da cui dobbiamo difenderci. Ma le cose stanno proprio così?

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Qualche altra considerazione sull’anatomia di una strage.

A distanza di un giorno dalla strage, brancoliamo nel buio più totale: non sappiamo quanti uomini hanno partecipato alla mattanza, di conseguenza non sappiamo quanti siano riusciti a sottrarsi alla cattura, nelle mani ci restano solo otto cadaveri con i loro passaporti, non siamo sicuri della genuinità della rivendicazione, non sappiamo nella sua presenza di un reticolo di solidarietà in loco che può aver assistito i “terroristi in trasferta”, non sappiamo se c’erano altri obiettivi mancati…

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L’esodo dei profughi e la vendetta della storia. Quando gli storici non fanno il loro mestiere.

In questa tragedia storica dell’esodo dei profughi c’è una sconcertante inconsapevolezza ed impreparazione dell’opinione pubblica europea. La gente (scusatemi questo termine generico e populista, ma è per capirci) è convinta che siamo gli aggrediti di una invasione da cui difenderci e che basti serrare la porta di casa per farla finita e lasciarli a cuocere nel loro brodo.

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Lotta al terrorismo ed intelligence.

Quello che sta accadendo ha dell’incredibile: da mesi l’intelligence americana sapeva (ma non sappiamo se lo ha comunicato ai paesi interessati) che l’Isis stava preparando una offensiva di estate e si citava espressamente la Tunisia, i servizi tunisini avevano individuato uno degli attentatori sin dal 2006, i servizi segreti occidentali hanno a disposizione un fracasso di mezzi tecnologici, decine e decine di  migliaia di uomini, fiumi di denaro e gli jihadisti si muovono lo stesso come se girassero per il lunapark. E c’è anche qualcuno che dice che i servizi non hanno abbastanza mezzi e uomini per combattere il terrorismo. Cosa vogliono? La sfera di cristallo, la bacchetta magica, l’elenco nominativo degli jihadisti gentilmente fornito dalle organizzazioni di appartenenza?

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Che succede in Arabia Saudita?

Dopo la morte di re Abd Allah, il 23 gennaio scorso, l’Arabia Saudita sembra entrata in una fase di fibrillazione. Le ultime notizie sono di pochi giorni fa: il re Salman ha dichiarato eredi al trono in successione il ministro dell’Interno Mohamed bin Najaef (figlio di un fratello suo predecessore) e il proprio figlio Mohammed bin Salman (”saltando” il suo più anziano fratello Muqrin), contestualmente, ha insediandolo anche come ministro della Difesa ed ha esautorato Saud Al Feisal dal ministero degli esteri, che reggeva dal 1975 e che era uno storico alleato degli Usa, sostituito con Adel al Juber, un tecnico, non appartenente alla casa regnante e già ambasciatore a Washington.

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Lo jihadista della porta accanto

Parliamo degli “jihadisti di casa”. Il sociologo franco iraniano Farhad Khosrokhavar ha comparato le biografie dei alcuni jihadisti naturalizzati francesi, protagonisti di attentati dal 1995 in poi: Khaled Kelkal (1995), Mohamed Merah (2012), Mehdi Nemmouche (2014), fratelle Kouachi e ne ha ricavato questi tratti comuni:

a- tutti immigrati di seconda generazione, nati in Europa

b- tutti con precedenti di piccola criminalità

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