Tag: ipercapitalismo finanziario

Crisi: è in arrivo la terza ondata.

Il periodo di relativa tregua della crisi finanziaria volge al termine dopo circa tre anni. E’ stato poco più lungo del precedente (durato dal tardo 2009 a metà 2011) e questo ha suggerito l’illusoria convinzione che si fosse avviata una uscita dalla crisi, pur se lenta e graduale. La speranza era che l’inondazione di liquidità delle banche centrali facesse da volano agli investimenti nell’economia reale, con conseguente aumento dell’occupazione e, quindi, dei consumi.

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Un mondo senza Wall Street?

clicca sulla locandina per ingrandirla!

Molto volentieri segnalo queste due iniziative a cui parteciperò, in attesa dell’uscita del mio nuovo libro, il prossimo 5 aprile!

Mercoledì 28 marzo 2012

Un mondo senza Wall Street?

“Perché la crisi non è finita? I governi annunciano che il peggio è passato. Perché si sono sbagliati e si sbagliano ancora in modo così clamoroso?”

Due incontri con
Francois Morin, Professore emerito di scienze economiche all’università di Toulouse-I, già membro del consiglio generale della Banca di Francia, autore del libro “Un mondo senza Wall Street?” e consulente economico di Francois Hollande nella corsa alle presidenziali francesi;

Ore 14.30, aula Crociera Alta

Università degli Studi di Milano
Via Festa del Perdono 7
Leggi il programma del convegno!

Ore 20.30, Casa della Cultura di Milano

Via Borgogna, 3
Leggi il programma della serata!

Entrambi gli incontri saranno in diretta su Twitter!

More: http://www.laboratoriolapsus.it/

Cappuccino, brioche e intelligence n°19. Comunque vada, Wikileaks lascerà segni molto profondi.

Non siamo in grado di prevedere come finità l’ affaire Wikileaks , se Assange sarà assassinato (come consiglia  senza troppe perifrasi  Tom Flanagan, consigliere del primo ministro canadese), se il sito sarà definitivamente oscurato o se riuscirà a lanciare ancora i suoi temutissimi siluri, se mai verrà fuori che dietro c’era qualcuno e chi. Tutte cose incerte; quello che, invece, è sicuro è che questa faccenda cambierà il Mondo, esattamente come l’attentato alle Twin Towers (l’analogia con l’11 settembre, sotto questo profilo, è evidente).

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Una sconfitta meritata.

Che le elezioni di medio termine rappresentino spesso un test sfavorevole ai presidenti in carica è cosa nota e, d’altra parte, Obama aveva vinto con un tale scarto che era presumibile una flessione. Ma questa sconfitta è qualcosa che va ben al di là di un arretramento fisiologico e compare come una versa disfatta politica.
Intanto per le proporzioni del disastro che consegna la maggioranza della Camera ai repubblicani e segna una perdita di milioni di voti dei democratici. In secondo luogo per la direzione di flussi in uscita: Obama perde sia verso destra (con il passaggio ai repubblicani di fasce consistenti di elettorato anche giovane), sia verso sinistra con una massiccia astensione di giovani, neri, ispanici e elettorato povero. Proprio i gruppi che avevano dato ad Obama la spinta per vincere. E dunque è il fallimento, sul nascere, del nuovo blocco  sociale democratico dopo trenta anni di incontrastata supremazia di quello repubblicano.

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Ma i manager sono tutti campioni come Ronaldo?

Sandro Catani ha recentemente cercato di giustificare le spropositate retribuzioni dei manager e l’argomentazione di fondo è già illustrata nell’autorevole prefazione di Lugi Zingales, che sostiene che sono il prodotto della rarità del talento richiesto, dall’altro del gigantismo proprio dell’era della globalizzazione; essi prendono quelle cifre per la stessa ragione per cui prendono compensi altissimi anche David Beckham o Cristiano Ronaldo che fanno la differenza fra una qualsiasi partita di calcio ed un grande spettacolo. E Beckham e Ronaldo prendono molto più di Gigi Riva, non perchè siano più bravi di quanto lo fosse lui prima, ma perchè ai tempi di Riva una partita in Tv la vedevano 20 milioni di persone ed ora 200 grazie ai sistemi satellitari.

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Capire la corruzione in Italia. 6. Anni 2000: iper corruzione finanziaria.

Dopo le turbolenze del periodo 1992-1996 il sistema politico trovava un suo assestamento con nuovi partiti e schieramenti politici. Per la verità, la promessa di governi stabili di legislatura –che il sistema elettorale maggioritario avrebbe dovuto garantire- è stata sostanzialmente mancata: in  16 anni, dal 1994 ad oggi, si sono succeduti 9 governi  di durata media di circa 515 giorni per uno, considerato che nel periodo della prima repubblica la durata media fu di 352 giorni, siamo ad una maggiore durata che resta molto al di sotto dei 1.825 giorni che dovrebbe avere un governo di legislatura. In compenso, è cresciuto in modo esponenziale l’indice di distorsione del sistema elettorale, per cui il nostro Parlamento è uno dei meno rappresentativi del Mondo democratico: la coalizione di centro destra con circa il 45%  sul totale dei votanti (ed il 36% sul totale degli elettori) si è aggiudicato il 54% dei seggi, mentre 3 milioni e mezzo di elettoti ( il 9% circa dei votanti) è restato completamente privo di rappresentanza parlamentare.

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Lettera aperta a Claudio Grassi: ma quale è la nostra proposta di fronte alla crisi?

Sabato scorso (29 maggio) si è svolta l’assemblea regionale di “Essere Comunisti”, la componente di Rifondazione Comunista cui aderisco ed, in quella occasione ho espresso i miei dubbi sulla attuale linea di Rifondazione  e della  Federazione della Sinistra. In particolare per quel che riguarda l’analisi della crisi e le conseguenti proposte.  Credo sia  utile associare anche i lettori di questo blog al dibattito e, per questo, ho deciso di  inviare questa lettera aperta a Claudio Grassi, “numero due” del partito, che mi ha promesso di rispondere. La attendo, ed invito anche altri dirigenti del partito e della federazioni ad intervenire.

Caro Claudio,
colgo l’occasione del tuo discorso conclusivo della riunione di “Essere Comunisti” sabato scorso a Milano per ragionare meglio su un punto che hai toccato di sfuggita ma che mi sembra essenziale per la definizione della linea politica di Rifondazione.

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Elezioni Regionali. Domenica voterò ancora una volta per la Federazione della Sinistra anticapitalista.

Segnalo Luciano Muhlbauer a Milano e Franco De Mario a Bari.

Mentirei se mi dicessi entusiasta del modo in cui la Federazione della Sinistra (ed il mio partito in particolare) arriva alle elezioni.
D’altra parte in questi mesi non ho lesinato critiche in questo senso, per cui sarebbe ridicolo se adesso, contando della cattiva memoria di chi mi legge (ma gli articoli sono qui, in archivio, leggibili da chiunque) facessi finta di niente e rivolgessi un garrulo invito privo di dubbi ed ombre.
Ma sta per aprirsi una fase di intensa destabilizzazione del quadro politico ed è in arrivo una ondata di crisi finanziaria peggiore della precedente (ne riparleremo a breve). In questo contesto, una sconfitta della lista anticapitalista vorrebbe dire pregiudicare l’unico strumento (per quanto imperfetto e, diciamolo pure, sgangherato) che abbiamo a disposizione ) per dare una risposta da un punto di vista di classe.

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Tutto va ben, madama la Marchesa…

La crisi è finita: tutto va ben, madama la Marchesa…

Quelli che –come me- sono “diversamente giovani”, ricorderanno una divertente canzoncina (credo degli anni cinquanta) “Tutto va ben madama la marchesa…”: rispondendo al telefono, un compitissimo maggiordomo rassicurava la sua padrona che al castello andava tutto bene, molto bene, a parte un piccolissimo incidente, la morte del cavallo. Alla successiva domanda della signora, il domestico spiegava che la morte era avvenuta per asfissia durante l’incendio delle scuderie, ma, a parte questo, andava tutto a gonfie vele. Preoccupata la dama chiedeva come mai si fossero incendiate le scuderie sentendosi rispondere che l’incendio si era propagato dal castello in fiamme, ma, a parte questo, “tutto va ben madama la marchesa”. Ma come era accaduto l’incendio del castello? Perchè i vecchi mobili avevano preso fuoco da uno dei ceri accanto al catafalco del signor Marchese che si era suicidato il giorno avanti. Ma “a parte questo, tutto va ben, madama la Marchesa”…

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Ipercapitalismo Finanziario e intelligence

Cosa c’entrano l’ipercapitalismo finanziario e il mondo dell’intelligence con la guerra contemporanea? E perchè il caso Telecom è stato uno straordinario esempio di guerra finanziaria? In questo articolo, pubblicato per la prima volta sulla rivista “Libertaria”, ho tracciato un quadro d’insieme. Buona lettura! A.G.

1- Una parabola lunga tre lustri.

Quando lo sgangherato colpo di stato del 21 agosto 1991 terminò nel più completo insuccesso -la fine dell’Urss era ormai inevitabile-, fu evidente a tutti la fine del bipolarismo: il mondo aveva, ormai, una sola grande potenza. Questo indusse molti a facili previsioni di una nuova era di prosperità e di benessere: la fine del bipolarismo avrebbe posto termine alla gara per gli armamenti, le spese militari sarebbero crollate in un mondo pacificato (ci fu anche chi azzardò che si era giunti alla “fine della storia), gli investimenti si sarebbero riversati su attività pacifiche favorendo una crescita economica senza precedenti. Non é andata così. Tuttavia, fra tante previsioni sbagliate, ce ne fu una, riguardante il futuro dell’intelligence, che, invece, si rivelò abbastanza azzeccata.

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