Tag: inflazione

Verso la tempesta perfetta? E l’oro che fa?

Il 2016 si è presentato e, dal punto di vista finanziario, non è una gran bella presentazione. In dieci giorni tre avvenimenti hanno mandato in tilt le borse di tutto il mondi: la frenata cinese, la crisi iraniano-saudita e l’annuncio della bomba coreana. Ciascuno di questi avvenimenti merita una riflessione a sé e, nei limiti del tempo a disposizione, cercheremo di farlo, per ora accontentiamoci di una rapida visione di insieme.

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Perché la Germania vuole a tutti i costi un euro forte?

Quando si parla di possibile separazione dell’Euro fra debole e forte, spunta regolarmente qualcuno che, con l’aria di chi ha capito tutto, ti spiega che i primi a non avere convenienza sono i tedeschi, che vedrebbero apprezzare fortemente la loro moneta e, con ciò, comprometterebbero le loro esportazioni verso l’area dell’euro debole e gli Usa; morale: tutto resterà come è. Lasciamo stare per un momento il “tutto resterà come è” e chiediamoci se questa convinzione di una moneta non troppo forte per esportare corrisponda alla realtà ed alla percezione che i tedeschi hanno della faccenda.

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Uscire dalla crisi si può. Ma che succede in Cina?

Nei giorni scorsi ci sono stati deri problemi coi server che ospitano questo sito. Mi scuso quindi se qualche post è andato perso.

In vista dell’imminente recessione, diversi osservatori, ancora una volta, hanno rivolto lo sguardo a Pechino nella speranza che di lì venga la salvezza. Ma questa volta le cose non stanno affatto bene e Santo Hu di miracoli non ne farà.
In primo luogo la Cina non sta così bene come molti pensano, neanche dal punto di vista del debito pubblico, perchè, se è vero che le cifre ufficiali (quindi sicuramente sottostimate) parlano di un debito al 17% del Pil con riferimento al solo Governo (1.078 miliardi di dollari), è anche vero che le amministrazioni locali hanno accumulato debiti molto più consistenti: alcuni analisti parlano di 3.000 miliardi che porterebbero il tasso di debito pubblico complessivo all’80% del Pil. Può darsi che la stima sia eccessiva, ma è ragionevole supporre che il conto sia comunque molto più salato dei 1.000 e rotti miliardi ufficiali.

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Ma è un film di Bunuel?

In Libia –paese vicinissimo ed al quale siamo  legati da vincoli storici- è in atto una sanguinosa guerra civile dal cui esito possono dipendere tanto i nostri rifornimenti energetici quanto la stabilità di un bel pezzo della nostra finanza. In Tunisia ed Egitto –altri paesi assai prossimi- ci sono state violente rivolte che hanno abbattuto i rispettivi regimi, ma nei quali la situazione è ben lontano dall’essersi stabilizzata. Da entrambi provengono consistenti flussi immigrativi nel nostro paese ed entrambi sono mercati di sbocco non secondari delle merci italiane.
In Giappone c’è stato un sisma catastrofico ed è in corso un incidente nucleare senza precedenti di identica gravità. Non è ancora possibile fare l’inventario dei danni, ma già è facile prevedere lo tsunami economico- finanziario che ne seguirà. Il Giappone è il paese con il più altro debito pubblico del mondo ed è difficile pensare che possa finanziare la ricostruzione con altro debito pubblico, è assai più probabile che richiami in patria i capitali che ha in giro del il Mondo, a cominciare dai bond americani di cui Tokyo è il massimo possessore con la Cina. Ma questo inevitabilmente innescherà un terremoto finanziario che si sa come comincia ma non dove finisce.

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