Tag: immigrazione

Immigrati: mettiamoci in testa che…

Nel dibattito sulla questione dell’immigrazione capita di sentire cose completamente campate in aria, ma dette con la sicurezza delle verità più scontate. Qualche eco si è avvertito anche nelle pagine di questo blog. Chissà perché i sostenitori della favola delle centinaia di milioni di neri che ci sommergerà o dell’insostenibilità economica della cosa, non si preoccupano mai di ragionare su numeri e stime, ma butta lì la cosa come se fosse del tutto ovvia. Forse conviene fare qualche riflessione più approfondita.

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Migranti: come farla finita con le stragi in mare?

L’ennesima strage di migranti ci mette brutalmente di fronte al problema del proclamare apertamente il nostro cinismo di sazi occidentali, e dire che non ci importa nulla di migliaia di disperati che affogano, o farci carico del problema e assumerne i costi. La prima cosa da fare è mettere da parte tutte quelle finte soluzioni che servono solo a tacitare la coscienza. Prima fra tutte quella che piace tanto a Salvini ma trova consensi anche a sinistra (come ho potuto constatare assistendo ad una trasmissione televisiva in cui una parlamentare Pd si scontrava con Travaglio): “Aiutiamoli in Africa”.

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Il gran pasticcio dell’immigrazione. Cominciamo con il distinguere fra immigrati e rifugiati.

Se avessimo bisogno di trovare un argomento per dimostrare l’incompetenza, il cinismo e la sostanziale incapacità della nostra classe politica, nessuno sarebbe più adatto del tema dell’immigrazione: la destra cavalca tutte le reazioni istintive più grezze (la paura per il diverso, il rancore sociale verso chi viene a “rubarci il lavoro”, la rivolta contro l’insostenibile pressione fiscale attribuita alle favolose cifre che si spenderebbero per dare agli immigrati  alloggi, ospedali, scuole ecc.), come se per risolvere il problema bastasse non volere fra i piedi questi “intrusi”; la sinistra risolve tutto con un angelico “sinite pauperes venire”, oppure “nessuno è straniero a casa mia” e scemenze simili, come se le capacità di accoglienza fossero infinite e se il problema fosse solo di natura solidaristica e caritativa.

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Lettera aperta a Gianroberto Casaleggio sul reato di clandestinità

Gentile Gianroberto,

(e, tramite te mi indirizzo anche a Beppe Grillo), Ti scrivo a proposito della questione del reato di clandestinità e del dissenso apertosi in proposito con il gruppo M5s al Senato.
E’ in atto una tragedia immane (venerdì sono morte altre 50 persone) rispetto alla quale abbiamo il dovere di fare qualcosa e sono convinto della sensibilità umana tua e di Grillo in proposito. Capisco che occorra discutere sul da farsi, ma non c’è dubbio che qualcosa bisogna fare. E presto. Voi due sollevate una questione di metodo che precede il merito, per cui seguirò questa indicazione discutendo per primo il metodo per poi passare al merito.

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Ancora sullo Ius Soli: è una battaglia che si può vincere

Volutamente non sono intervenuto (salvo una sola volta) nella discussione provocata dal pezzo precedente sullo Ius Soli, per non condizionarne lo svolgimento che è stato, a tratti, piuttosto vivace. E dunque non ho risposto neppure alle varie domande che qui e lì mi venivano rivolte, anche per non spezzettare troppo il discorso. Lo faccio ora con questo pezzo riassuntivo sulla questione dello ius soli, lasciando per una prossima occasione la risposta sui  temi generali dell’immigrazione sollevati da interventori come Santinumi, Paola o Mont.marc. Intanto, mi sembra il caso di distinguere due aspetti del problema: il merito dell’eventuale legge e la procedura da seguire.

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Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti?

Cappuccino, brioche e intelligence n°32

Quando, il 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik sparò sui giovani socialdemocratici, lo scrittore  norvegese Henning Mankell lo definì un “Don Chisciotte malato che si crede in guerra con il mondo” (Cds 29.7.11) e, dopo alcuni mesi, una squadra di psichiatri lo ha definito uno “schizofrenico paranoide”. Dunque, solo un caso patologico individuale, nel quale ha avuto un peso la campagna xenofoba delle destra che avrebbe scatenato la sua paranoia, ma destinato a restare un atto isolato.
E invece, ieri 13 dicembre 2011, un ragioniere fiorentino frequentatore di Casa Pound, tal Gianluca Casseri, va in piazza a sparare contro i  venditori ambulanti senegalesi. Nelle stesse ore, un saldatore residente a Liegi, tal Nordine Amrani, un naturalizzato di origini marocchine, prende un kalashnikov ed un po’ di granate e va a sparare sulla gente che era nella piazza centrale della città.

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Gheddafi e la miseria delle élite europee.

Avviamo con questo articolo un dibattito su ciò che sta accadendo in Libia e in tutto il nord africa nell’ultimo periodo. Tornate spesso a farci visita quindi e segnalateci o inviateci contributi e analisi su questi importanti avvenimenti!
A.G.

Gheddafi e la miseria delle élite europee.

di Annamaria Rivera

Cane pazzo, lo definì a suo tempo Ronald Reagan. E un cane ringhioso, con la bava alla bocca, sembrava Gheddafi durante il discorso di martedì, si potrebbe dire se non fosse che di solito i cani impazziscono per colpa degli umani. Un discorso minaccioso, feroce, che invita le sue squadracce a far strage dei concittadini, stanandoli casa per casa. “Topi di fogna” -a proposito di metafore zoologiche- ha chiamato i giovani rivoltosi, eroi di questa rivoluzione popolare, lui che s’illude, nella sua megalomania delirante, di poter ancora spacciare il mito di se stesso come artefice sommo dell’unica vera rivoluzione.

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Immigrati a punti ovvero vestire i panni della destra

Molto volentieri pubblichiamo questo contributo di Annamaria Rivera.
Liberazione, 13 ottobre 2010, pp. 1-2

L’uso strumentale del tema-immigrazione è una costante della politica, italiana e non solo, da almeno un ventennio. Gli immigrati sono utili a gettare fumo negli occhi, a placare le ansie popolari indicando falsi bersagli, a mostrare i muscoli, solo verso i deboli, per dissimulare l’inettitudine colpevole di una politica che ignora i diritti e i bisogni dei cittadini non benestanti. Ma servono anche, sul versante dell’”opposizione”, a risolvere meschine questioni interne di egemonia e potere, e a coltivare l’illusione che indossare i panni logori degli avversari valga a conquistare l’elettorato. E’ il caso dell’ultima sortita della corrente veltroniana, un lungo testo allegato al documento finale sull’immigrazione, all’assemblea nazionale del PD. 

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