Tag: il manifesto

Rossana Rossanda

Dopo le scomparse di Pintor (2003), Magri (2011), Parlato (2017), Rossanda chiude il ciclo degli esponenti storici del Mafifesto (di cui resta solo Luciana Castenni,a, piu giovane di una decina di anni). Ma di tutti la Rossanda è quella che ha lasciato l’impronta più profonda.

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Valentino Parlato.

Ieri è morto Valentino Parlato, la persona cui ero più affezionato fra i fondatori del Manifesto. Certo l’età c’era ed io sostengo che la morte, propria e dei propri amici, vada accettata come un fatto naturale e come tale, da accogliere con serenità. Ma non c’è dubbio che ci siano morti che ti colpiscono più da vicino e che ti segnalano che sta per scadere anche il tuo tempo: non si muore in un solo attimo, ma man mano che finisce il tuo mondo e chi lo ha popolato. E Valentino è una di queste persone.

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Contro il complottismo.

Una delle mode culturali più in voga è quella del cd “complottismo”, cioè la tendenza a spiegare la storia mondiale –dalle massime sino nelle più minute vicende- come il prodotto di una qualche congiura ordita in centri lontanissimi ed onnipotenti. Se ne leggono di tutti i colori. Logge che raccolgono tutti i decisori della terra, Luigi Tenco ucciso per ordine della massoneria internazionale, le scie chimiche, l’installazione di microchip nella testa di ciascuno di noi per dirigerci come automi, Elvis Presley che non sarebbe morto ma che si sarebbe nascosto da qualche parte per paura di una vendetta del Ku klux klan e via di questo passo.

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Informazione: cosa resterà a sinistra?

La fine dell’anno porta sempre a fare “il gioco dei bilanci” e se ci concentriamo brevemente sullo stato in Italia della stampa cartacea e online, il bilancio è molto grave. Il settore è tutto in sofferenza, ed anche colossi come Corriere e Repubblica non se la passano bene, ma proviamo a concentrarci per un attimo sulla stampa “a sinistra”: quello che emerge è che di qui a breve potremmo ritrovarci praticamente senza organi di informazione, nè cartacei, nè web.

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Caso Asor Rosa: è peggio ancora di quel che sembrava

Rimando ancora di qualche giorno il pezzo sulla rivoluzione libica, per occuparmi nuovamente di Alberto Asor Rosa che, sul “Manifesto” del 19, è tornato con un articolessa di un ettaro e mezzo a spiegare la sua posizione. Nel frattempo ci sono stati articoli della direttrice Norma Rangeri e di qualche altro che, sostanzialmente, difendono il loro collaboratore. Dunque, non si è trattato di una “scivolata” occasionale, per quanto grave, ma di un preciso orientamento politico che va emergendo. Un orientamento di destra e velleitario che merita tutta l’attenzione e la durezza che gli è dovuta. In calce troverete la lettera che ho inviato al Manifesto.

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