Come si sa, Angelo Panebianco, docente ordinario di scienza della politica a Bologna e importante politologo, abituale editorialista del Corriere della Sera, ha scritto un articolo che invitava a “preparare il popolo alla guerra di Libia”. A seguito di esso, i ragazzi del Collettivo Universitario Autonomo lo hanno contestato per un paio di volte chiamandolo assassino ed interrompendone la lezione.
La situazione in Libia ed in Siria ed Iraq ormai sta andando in metastasi: non solo la guerra c’è, e con essa il dramma dei profughi, ma minaccia di estendersi in un gigantesco braciere che riassorba Turchia, Israele, Egitto, Giordania, mescolando terrorismi, guerre civili, guerre tradizionali, crisi sociali, collassi di stati ecc. Insomma, è ora di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi.
Diversi degli intervenuti hanno sottolineato la difficoltà di esprimere un
giudizio sui fatti di Libia perchè abbiamo a disposizione notizie scarse e poco affidabili.
Per quanto riguarda l’affidabilità è ovvio che l’unica è sottoporre ogni informazione a vaglio critico –come, peraltro, bisognerebbe fare sempre- e ricavare dal confronto fra esse e dalla loro logicità gli indici di credibilità.
Per quanto riguarda la scarsità, questo poteva essere vero nei primi giorni, ma ormai possediamo una considerevole massa informativa su cui lavorare (alla fine dell’articolo segnalo i materiali su cui ho lavorato e che vi segnalo).
Isoliamo alcuni nodi di analisi.
Innanzitutto rinnovo le mie scuse a Nicola Mosti per averlo scambiato per un “destro” filo americano che insultava pacifisti e comunisti. Non ho colto l’ironia del suo intervento che ho preso alla lettera, è questo è grave perchè vuol dire che sto invecchiando e sono meno pronto di un tempo. Pazienza ed ancora chiedo scusa.
Al di battito hanno partecipato 14 lettori, dei quali 10 hanno risposto al questionario e 4 hanno inviato solo un commento.