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Gli arresti di Expo e le responsabilità politiche

Oggi sono più tranquillo. In effetti, che ci fosse un mega affare come l’Expo e non ci fossero già le prime mazzette, era cosa che un po’ mi inquietava: come dire che questo paese non è più lo stesso. Pensieri foschi mi attraversavano la mente:  “C è l’Expo e non rubano? E che lo hanno fatto a fare? I politici italiani e i connessi faccendieri non rubano: crisi dell’identità nazionale!”. E, invece, adesso i conti tornano ed è tutto regolare: se c’è un appalto c’è una tangente, è tutto perfettamente simmetrico. Ma, soprattutto, consola vedere certi nomi ancora su pista: Greganti, Frigerio…: la classe non è acqua! Scherzi a parte, lo scandalo Expo è solo all’inizio (vedrete che altro verrà fuori) ma già si profila uno scenario impressionante che va oltre quello di Tangentopoli.

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Come leggere i risultati del prossimo voto

La sera del 25 maggio, al solito, ci azzufferemo per commentare i risultati italiani e sul se questo ha vinto abbastanza o ha deluso mentre quello ha frenato la discesa o è in rotta. Questa volta, però, il risultato italiano sarà quello che conta meno e converrà che gli italiani, per una volta, si convincano che l’Italia non è su Marte e che conviene privilegiare un’ottica internazionale. Dunque, la cosa più importante sarà il voto europeo e, più che la “gara” fra socialisti e popolari, conterà lo scontro fra “europeisti” ed “euroscettici” (uso queste due espressioni convenzionalmente, tanto per capirci). 

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Che succede se i sondaggi hanno ragione?

Ripetiamo, per l’ennesima volta che i sondaggi vanno presi con le molle, perché più di una volta si sono dimostrati molto lontani dai risultati effettivi e, a febbraio 2013 hanno clamorosamente “cannato”. Adesso lasciamo stare quanto questo dipenda da scarsa professionalità o dolo delle società demoscopiche o dal fatto che l’elettorato si è fatto imprevedibile; quel che conta è che l’affidabilità di queste previsioni è andata sensibilmente scemando. Ma, pur sempre, i sondaggi colgono alcune tendenze –quantomeno quelle più vistose- e contribuiscono a plasmare l’opinione pubblica, creando aspettative di vittoria o di sconfitta. Per cui sarebbe sciocco non prenderli in considerazione, ma è opportuno farlo con cautela.

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Che tempo fa? I sondaggi dicono che…

Pur con diverse accentuazioni, i sondaggi che si accavallano segnalerebbero queste tendenze più o meno costantemente:

a. la polarizzazione dell’elettorato intorno ai tre punti di riferimento principali, con risultati migliori per Tsipras, Lega e Fratelli d’Italia e cattivi sia per il centro (a cominciare dal Ncd) che per Sel (che alcuni riportano al posto della lista Tsipras che, quindi, avrebbe un valore aggiunto rispetto alla somma Sel-Prc)

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Sussurri e grida: il tramonto inglorioso della seconda repubblica

L’infelice seconda repubblica non riesce più a vivere, ma non sa neppure morire. Come i suoi partiti che non riescono a stare uniti ma non sanno neppure dividersi: si è scissa Scelta Civica, ma i due tronconi non sanno dove andare, sordi boati vengono anche dal M5s, si è diviso anche il Pdl, dopo un lungo travaglio, ma i toni sono surreali e si mette in conto di rimettersi coalizione alle prossime elezioni. Divisi, ma non troppo. Ed i sussurri dei corridoi di Palazzo dicono che non di una scissione si è trattato ma di una sottile mossa di Silvio, che così avrebbe spiazzato gli avversari, sottraendosi al peso di sostenere un governo sempre più impopolare senza però beccarsi l’accusa di averlo irresponsabilmente fatto cadere in un momento difficile e, così, scaricando sul Pd l’onere delle scelte fiscali.

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Chiusa la partita delle amministrative, ora che si fa?

Poco da dire sui risultati del secondo turno delle amministrative: elettori in fuga, Pdl bastonato, M5s in caduta libera e Pd premiato perché, se il totale deve fare 100, qualcuno deve pur prendere le percentuali perse dagli altri. Il Pd sorride sicuro dopo aver preso tutti i 16 comuni capoluogo, ma se guardasse ai risultati in cifra assoluta riderebbe meno. Ripeto: nessuno faccia l’errore di pensare a queste astensioni come ad una perdita di interesse per le elezioni, per cui possiamo tranquillamente fare come se quegli elettori si fossero dissolti nel nulla. Quegli elettori ci sono e prima o poi li vedremo sbucare da qualche parte.

Molto meno allegro è il Pdl. Il risultato rimette seriamente in discussione la certezza di vittoria in caso di elezioni anticipate. I sondaggi perdono di credibilità, anche se dobbiamo tenere presente una cosa: il Pdl sul territorio esiste poco e nulla e sta perdendo quel poco di ceto politico-amministrativo che aveva, però le cose cambiano quando scende in pista il Cavaliere in prima persona. Quindi attenti a non rifare per la seconda volta l’errore di pensare liquidato il Pdl perché i suoi elettori alle amministrative stanno a casa: come si è visto a febbraio, una porzione di essi poi torna a votare Pdl se a chiederglielo è personalmente il Cavaliere. Questa volta, però, potrebbe esserci un problema in più: l’elettorato di destra sta mostrando di non gradire affatto le larghe intese con i nemici di sempre e, per di più, in un governo che, sostanzialmente, sta confermando la linea della massima pressione fiscale.

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Berlusconi e la nuova costituente

“Dio fa impazzire coloro che vuol mandare in rovina” ammonisce la sapienza classica. Ed ancora una volta ha ragione. Il Pd, non contento di quello che ha fatto con il governo Monti, con le elezioni politiche, con l’elezione del Presidente, con la formazione di questo governo, prosegue imperterrito sulla via dell’autoperdizione e subito ha una alzata di ingegno proponendo una commissione bicamerale per una revisione organica della Costituzione. Si badi: non ritocchi marginali, ma proprio revisione di tutta la seconda parte della Costituzione. Questo è il Parlamento meno rappresentativo di tutte le democrazie del Mondo: eletto con un sistema elettorale demenziale e con un numero di astenuti senza precedenti, per cui una coalizione con circa 1/5 degli elettori ottiene la metà dei parlamentari che, per di più, non sono stati scelti dai cittadini ma dalle segreterie dei partiti, e nel quale circa 2 milioni di voti non sono affatto rappresentati. E questo Parlamento dovrebbe assolvere ai compiti di una Assemblea Costituente. Questo si che è un colpo di Stato.

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Quirinale: chi ha vinto, chi ha perso

Finalmente un segnale di novità, una ventata di aria fresca: Giorgio Napolitano! Con 740 voti il peggior Presidente della storia repubblicana è stato rieletto (unico, per ora) al Quirinale. Va bene, cerchiamo di vedere chi ha vinto. Ovviamente ha vinto Napolitano, ma non tanto per il fatto di essere rieletto, cosa che, onestamente, non pare avesse cercato, quanto per la piena affermazione della sua linea politica: governissimo di durata (con ogni probabilità presieduto da Amato), sterilizzazione del Pd ed isolamento del M5s e Sel. E’ quello che aveva tentato di fare con l’operazione “saggi”, poi finita nel ridicolo con Crozza, ma che ora tornano a galla. Magari vedremo anche la nomina di Berlusconi a senatore a vita…

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Prodi? Kaputt. Avanti un altro…

I “piddini” non sono più un partito, però possono sempre aprire una società di tiro a segno. A Prodi sono mancati 101 voti. Chi sono? A giudicare dalle preferenze espresse, una parte dei franchi tiratori (15) sarebbero dell’ area dalemiana che sta lavorando per spianare la strada al leader Maximo, un altro (6-7) potrebbero essere di qualcuno degli ex Ppi che si vendica dell’impiombatura di Marini, un terzo gruppo (i 9 voti in più alla Cancellieri) forse di renziani che lanciano un messaggio ai montiani. Altri (schede bianche o pochi voti dispersi) possono essere veltroniani o parlamentari di prima nomina “sbandati” e senza una precisa appartenenza di gruppo. Il problema principale sono quei 50 voti in più a Rodotà che sono il grosso dell’operazione.

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Che effetto avranno le dimissioni del Papa sulle elezioni?

Sento da più parti echeggiare la domanda sul se ritenere casuale o no la coincidenza fra le dimissioni del Papa e le elezioni italiane. Personalmente sposo la tesi della casualità: il Papa è molto più importante del Presidente del Consiglio italiano e non credo che si dimetta per influenzare le elezioni italiane. Peraltro, non si capisce a pro di cosa andrebbe questa mossa nel quadro degli interessi vaticani. Dunque, scarterei nettamente la tesi di un qualche indecifrabile disegno su questa coincidenza.

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