Il tribunale ha dato ragione a De Magistris sulla sua sospensione in base alla legge Severino: resta sindaco sino a quando la Corte Costituzionale si pronuncerà. Stesso risultato per De Luca che è stato reintegrato. La cosa ha destato un certo scandalo in giornali come “Il Fatto” (che teme, peraltro fondatamente, che questi precedenti possano riaprire la strada a Berlusconi) e nel M5s che reclama la testa di tutti i condannati in primo grado.
Come prevedevo, il mio pezzo sul caso Azzolini ha provocato diversi dissensi fra i lettori, cosa comprensibilissima, dato il giustificatissimo odio per i politici che, però, può abbagliare. Ovviamente io credo che se un parlamentare ha fatto reati è giusto che paghi, su questo non si discute, ma secondo quanto stabiliscono le leggi. E’ bene che ci ricordiamo una cosa: non si può chiedere, insieme, legalitarismo e giustizia sommaria. Se protesti contro Mafia Capitale, chiedi la punizione dei corrotti ecc. in nome del rispetto della legalità, ecc. poi non puoi essere “disinvolto” nell’applicazione delle norme di procedura: se vuoi il rispetto delle leggi devi essere il primo a rispettare la legge. Insomma: sbatteteli pure tutti in galera e buttate via la chiave, ma dopo un processo regolare. Ci siamo? Ed allora qualche precisazione può essere utile.
Come è noto, nei prossimi giorni, la giunta per le autorizzazioni a procedere deciderà sulla richiesta della Procura di Trani di procedere all’arresto del senatore Antonio Azzolini, per lo scandalo della casa della Divina Provvidenza di Bisceglie.
Come era facile immaginare, le polemiche intorno all’omicidio plurimo accaduto nel tribunale di Milano, si sono incentrate sulle accuse della magistratura al governo e, più in generale alla politica: la campagna di odio verso i magistrati, che avrebbe armato la mano di Giardiello e l’incuria volontaria in cui sarebbe stato lasciato il mondo della giustizia, come dimostrerebbe la mancata sostituzione del metal detector di via Manara, rotto da nove mesi. Sfortunatamente né l’uno né l’altro argomento stanno in piedi.
Massimo Giannini, uno dei giornalisti più intelligenti di “Repubblica”, oltre che vice direttore del medesimo giornale, ha scritto, domenica 18 maggio, un articolo molto acuto per spiegare cosa stia accadendo nella Procura di Milano e la posta politica in ballo. E’ un testo dichiaratamente di parte, schierandosi senza finzioni con Magistratura democratica, con Edmondo Bruti Liberati e con l’ufficio che dirige –appunto, la Procura milanese- e, pur non condividendone le tesi, non posso non riconoscere che si tratta di un pezzo di notevole bravura giornalistica e di grande onestà intellettuale nel dichiarare le sue propensioni (cosa che non sempre si può dire di quel che si legge su “Repubblica”).
Alla sensibilità umana di chi ha scoperto all’improvviso che le carceri sono ridotte ad inferni, non crederemo mai. A luglio avevo scritto su questo blog che una delle manovre per salvare il Cavaliere sarebbe stata l’amnistia e, puntualmente, Pannella, Napolitano, Letta ecc, stanno recitando un copione prevedibilissimo. Chissà come mai, una situazione notissima da anni ed ignoratissima da altrettanto tempo, all’improvviso inumidisce l’augusto ciglio del Capo dello Stato… Dunque, la cosa non ci incanta.
Berlusconi ormai ricorda Massimo Ranieri in Guapparia: “Scetateve guagliun’e mala vita…”. Tutto fa pensare che punti ad elezioni a breve, presentandosi come la “vittima” delle toghe rosse, nella speranza di una clamorosa rivincita. Dopo di che, forte di una maggioranza (in entrambi i rami del Parlamento? Mha…!) potrebbe pensare ad una amnistia o in una qualche legge ad personam che distrugga i verdetti processuali. Ma è un piano credibile?
L’uomo è quasi spacciato ma, bisogna dirlo, non lo è ancora del tutto. In primo luogo è facile prevedere un ricorso alla corte europea: probabilità di successo minime –direi- (anche se non si può mai dire), però potrebbe essere utile a guadagnare qualche mese, se ottenesse una qualche sospensiva della pena. Anche in caso di pronuncia favorevole (che sarebbe uno smacco durissimo per la magistratura italiana), resterebbero però gli altri processi in arrivo e la questione dell’ineleggibilità. Insomma non è una mossa risolutiva, ma può dare un po’ di fiato.