Pubblico oggi la lettera che ho inviato nei giorni scorsi ai colleghi della Sissco (Società Italiana per lo studio della Storia Contemporanea), dove ho espresso alcune considerazioni in merito al “caso Moffa” che nelle scorse settimane ha creato non poco scompiglio.
Alla lettera, per il momento, non è seguita alcuna risposta da parte dei colleghi.
A.G.
Cari Amici,
Una premessa: Claudio Moffa me lo ricordo dalla fine anni settanta, quando iniziò a bazzicare Democrazia Proletaria, in cui militavo. E lo ricordo molto sensibile alle tesi moscovite a proposito della questione etiopico-eritrea. Sono sempre stato un antisovietico di granito e sono stato fra i fondatori dell’associazione Italia Eritrea per cui potrete immaginare gli scontri che avemmo. Dopo, nei primi novanta, vidi la sua rivista “La lente di Marx che sembrava l’organo dell’ Associazione per il Libero Pensiero di Michail Suslov: roba da gastro duodenite solo a leggere i titoli e l’ elenco dei collaboratori. E proprio su quella rivista Moffa lanciò la sua campagna negazionista, aprendo un dibattito con interventi di autorevolissimi storici di sinistra.
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