A molti il M5s sembra un evento inspiegabile come la “ venuta degli Ixos” e se ne chiedono il perché del successo. Proviamo a spiegarlo ragionando per punti.
1. Il M5s non viene dal nulla: è il figlio (o il nipote) dell’ondata populista nata nei primi anni novanta ad opera di Pannella, Occhetto e Segni portatori di uno schema politico plebiscitario, simil-presidenzialista basato su soggetti fluidi raccolti intorno ad un leader. La Seconda Repubblica è nata ed ha vissuto all’insegna del populismo, ha poi avuto una ulteriore svolta, con l’attuale iper populismo, per il mix fra la comparsa del media ultra-populista, il web e la crisi finanziaria del 2007-2008.
Chiedo scusa per farlo solo ora, avevo in mente di farlo prima ma questa mattina il sito era irraggiungibile anche per me e subito dopo sono dovuto andare a lezione. Ho pubblicato il pezzo di Nicola, nonostante alcune perplessità di cui mi accingo a dire, perché come sa chi segue questo blog, ho il massimo rispetto della libertà di pensiero (ospito persino commenti di insulti nei miei confronti anche se a qualcuno particolarmente insolente rispondo mandandolo a quel paese) perché credo che anche il più aspro confronto ha una sua utilità. Peraltro di Nicola ho stima e considerazione per il suo lavoro giornalistico.
Questo è l’intervento che avrei tenuto ad Ivrea l’8 aprile 2017 all’iniziativa per ricordare Gianroberto Casaleggio sul potere del futuro. Buona visione. Aldo Giannuli
Prima di tutto chiedo scusa per la mia prolungata assenza, ma da sabato sono fuori combattimento per ragioni di salute, al punto che, pur essendo andato ad Ivrea con non pochi sforzi, poi ho dovuto gettare la spugna prima dell’intervento programmato ed andare via senza aver parlato, cosa che mi dispiace molto perché ci tenevo a dare il mio contributo ad una iniziativa alla cui promozione avevo partecipato. Ma cercherò di rimediare con un video che conterrà quel che avrei voluto dire.
Nel M5s si inizia a parlare di alleanze: lo ha fatto recentemente Luigi Di Maio in una dichiarazione nella quale sosteneva che, qualora il M5s arrivasse primo nelle prossime elezioni politiche, ma senza raggiungere la soglia dei voti utile al conseguimento del premio di maggioranza, avrebbe comunque il dovere di provare a comporre una maggioranza, per senso di responsabilità verso gli elettori.
Lasciamo per un attimo da parte l’interminabile telenovela della giunta romana, alziamo lo sguardo sul campo da gioco e facciamo il punto.
Soprattutto dopo la prematura scomparsa di Roberto Casaleggio, è utile una riflessione a mente fredda sul M5s e sul suo ruolo in questi anni. Tutti i necrologi hanno sottolineato come Casaleggio abbia cambiato stabilmente la politica, le sue forme comunicative, la struttura del sistema eccetera. A differenza di Grillo (che aveva un comprensibile risentimento contro quei giornalisti, che avevano attaccato il suo amico dicendo molte cose ingiuste) non credo che si sia trattato solo della solita ipocrisia, per cui dei defunti non si parla se non in bene. La mia sensazione è che, almeno in parte, ci sia stato un riconoscimento sincero del ruolo avuto da un personaggio, che non era neppure parlamentare e che, quale che sia il giudizio che si abbia del M5s e della sua irruzione, si è imposto come uno dei protagonisti della storia repubblicana, nonostante la brevità del tempo in cui è stato presente sulla scena politica.
Diversi lettori di questo blog mi hanno posto alcuni quesiti sulla personalità di Roberto, su alcuni aspetti più o meno discussi della sua azione politica e del suo pensiero. Questa volta non sono lo storico, ma il testimone e cercherò di rispondere con l’onestà che uno storico esige da una fonte. Premetto una cosa: Roberto era un personaggio molto complesso, sfaccettato, anche contraddittorio, un po’ artista ed un po’ ingegnere.
Il M5s sta attraversando una fase difficile, come sempre lo sono le trasformazioni: da bruco non si diventa farfalla, senza passare per lo stadio problematico della crisalide. I movimenti di protesta nascono nel “punto zero” (o di “confusione”) di un sistema politico, ma, se non vogliono implodere, devono poi definirsi occupando una posizione precisa nello spazio politico, soprattutto se intendono trasformarlo.